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IV Domenica di Avvento: La Casa di Dio non ha Pareti! (tempo di tasse)

Da Ganimede

tratto dal sito: www.gioba.it di don Giovanni Berti

IV Domenica di Avvento: La Casa di Dio non ha pareti! (tempo di tasse)

IV Domenica di Avvento - Anno B

"Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”»."
(dal secondo libro di Samuele 7,1-5.8-12.14.16)

"In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei."
(Dal vangelo di Luca 1,26-38)

“o signore dell’universo ascolta questo
figlio disperso
che ha perso il filo
e che non sa dov’e’
e che non sa neanche
piu’ parlare con te…”

Inizia con queste parole la canzone”Questa è la mia casa” di Lorenzo Cherubini, conosciuto con il nome d’arte di Jovanotti, scritta nel 1997 e contenuta nell’album “L’albero 1997”.
E’ un testo che mi è venuto in mente pensando ai due testi della liturgia della parola di questa domenica: il primo ci presenta il grande re Davide che vuole costruire una casa al Signore, e l’altro è il Vangelo che ancora una volta ci racconta di Dio che trova la sua primissima casa non in un tempio, ma nel ventre di Maria
Jovanotti nella canzone si sente figlio disperso che cerca Dio senza trovarlo…
Mi piace questa punto di partenza della canzone, che sembra rispecchiare la condizione dell’uomo sempre alla ricerca di un luogo dove incontrare Dio e sentirsi nella sua casa.

La canzone prosegue:

“…ho un Cristo
che pende sopra il mio cuscino
e un budda
sereno sopra il comodino
conosco a memoria il cantico
delle creature
grandissimo rispetto per le mille sure
del corano
c’ho pure un talismano che me l’ha
regalato
un mio fratello africano
e io lo so che tu
da qualche parte ti riveli
che non sei solamente chiuso dietro
ai cieli e nelle rappresentazioni
umane di te”

Può far sorridere questa visione religiosa che mescola un po’ tutto, e forse può sembrare irrispettoso accostare questo testo ai testi domenicali della Scrittura. Ma secondo me è bene accogliere questa visione “mescolata” delle varie tradizioni religiose per riconoscere che da sempre l’uomo ha tentato di “ingabbiare” Dio in qualche oggetto o luogo sacro, pensando in questo modo di “possedere” Dio a proprio uso e consumo.
Davide, così come ci racconta la Scrittura, vorrebbe costruire un tempio per il Signore che si trova in una precaria tenda, come dai tempi dell’Esodo. Dietro questo desiderio di costruire un luogo sacro per Dio ci sta forse una inconscia volontà di delimitarlo e controllarlo, arrivando a pensare che è l’uomo che fa qualcosa per Dio e non il contrario. Ma Dio, attraverso le parole del profeta Natan, ricorda a Davide che non è lui, piccolo uomo, a fare qualcosa per Dio, ma è da sempre che Dio fa qualcosa per lui. Non sarà il re d’Israele a costruire una casa di pietra per Dio, ma è Dio che farà una casa per Davide. E qui il termine “casa” non indica più un edificio delimitato da pareti e porte, ma è la discendenza, la “casata”…
Dio infatti non ha la propria casa in un luogo fisico, ma in una serie di relazioni umane, e le uniche pareti che possono contenere Dio sono il mondo intero, dove dentro ci stanno tutti gli uomini.
Ed ecco che ad un certo punto della storia biblica appare questa giovane donna della Galilea (località un po’ lontana da Gerusalemme, luogo che conteneva il Tempio ufficiale della religione di Israele). In Maria Dio trova la sua casa, una casa fatta di umanità, di piccolezza, di paure umane e anche di tanta disponibilità.
La casa di Dio è Maria che con il suo “eccomi”, apre la porta affinché Dio trovi dimora.
In Maria ripiena di Spirito Santo, possiamo vedere la Chiesa, cioè noi oggi.
Anche noi come Davide rischiamo di pensare che le nostre chiese di mattoni, piene di statue e tabernacoli, siano la vera e unica casa di Dio. Ma il profeta Natan ricorda anche a noi che è Dio che costruisce la nostra casa, fatta del suo amore, e abitata da fratelli e sorelle che non possiamo cacciare fuori.
Anche Maria, prima vera casa di Dio, ci insegna a non chiudere le porte a Cristo. Ogni volta infatti che diciamo “si” all’amore, alla pace, all’accoglienza, al perdono… in questo modo spalanchiamo, come ha fatto lei, le porte della nostra comunità e della nostra vita, perché Dio abiti in noi così che possiamo trovarlo e servirlo sempre e ovunque fisicamente siamo.

“questa e’ la mia casa
la casa dov’e’
la casa dove posso portar pace
questa e’ la mia casa
la casa dove posso stare in pace
con te
in pace con te
questa e’ la mia casa
questa e’ la mia casa
questa e’ la mia casa
questa e’ la mia casa”

(“Questa è la mia casa” di Jovanotti, da “L’albero 1997”)

Giovanni don


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