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Jacques Tardi e Jean-Patrick Manchette: un noir lungo trentacinque anni

Creato il 31 gennaio 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

I nomi di [1] e Jean-Patrick Manchette [2] si trovarono per la prima volta affiancati nel gennaio del 1977, quando uscì il romanzo noir Fatale che presentava in copertina un essenziale disegno di Tardi, che l’anno precedente aveva iniziato un adattamento del romanzo peraltro mai portato a termine.
A metà dello stesso anno, proprio mentre Manchette stava lavorando a Posizione di tiro, che avrebbe pubblicato nel 1982, la collaborazione fra i due si fece più stretta e diede come risultato Griffu, fumetto sceneggiato da Manchette e disegnato da Tardi, che uscì a episodi a partire dal primo numero della rivista BD, l’hebdo de la BD. In Italia è stato pubblicato da Edizioni BD nel 2006.
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Dai romanzi ai fumetti

Griffu (che significa munito di artigli), il primo degli antieroi di Manchette, è un personaggio che deve molto al genere noir americano, a Dashiell Hammett,

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Il piccolo blues della costa Ovest si discosta leggermente da questo filone: non è un vero e proprio polar, ma una road-story con una forte critica sociale, che traspare anche nel linguaggio tipico degli anni Settanta (rapporti di produzione, burocrati staliniani, borghesia…); a quel decennio rimandano anche le insegne, l’abbigliamento, i modelli delle auto. Il lettore può seguire la vicenda arricchendola con l’evocativa colonna sonora, ricostruibile attraverso i brani citati e i nomi dei musicisti riportati nel testo.
Le atmosfere cool create da Gerry Mulligan, Shelley Manne, Lee konitz o Lennie Tristano, tutti esponenti del jazz della West Coast che dà il titolo al volume, danno alla storia una nota blues un po’ malinconica.
Quest’opera consente anche di apprezzare la vicinanza di Manchette al mondo del fumetto, peraltro già marcata dalla sua traduzione della serie Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons e qui dimostrata dalla spiegazione della differenza fra il personaggio di Spiderman, il giustiziere che è stato in precedenza il capo della criminalità statunitense, e il più noto Spiderman/Uomo Ragno della Marvel.

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Tardi, nel disegno, rende omaggio a Manchette collocandone il nome nell’insegna di un negozio di abbigliamento “prêt à porter”, come a significare di avere avuto a disposizione, grazie allo scrittore, una trama bella e pronta da adattare a fumetti. Una trama anche avvincente, la cui varietà di ambientazioni diventa occasione di bellissime tavole. Il lettore, abituato agli scorci cittadini di Tardi, lo scoprirà capace di ritrarre con sapienza evocativa anche il paesaggio montano o di rendere la riverberante calura della spiaggia. Il romanzo fornisce anche una varietà di personaggi differenti sia fisicamente sia moralmente, che danno al disegnatore la possibilità di mettere in mostra tutta la sua gamma espressiva.
Il protagonista ricorda il Giovanni Vivaldi di Un borghese piccolo piccolo [4] ,  guarda caso uscito nello stesso anno del romanzo di Manchette, il 1977. In entrambi i casi, un uomo qualunque vede improvvisamente e inspiegabilmente la sua vita stravolta da un episodio fortuito che lo porterà a reagire con violenza.

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Terrier, il protagonista di Posizione di tiro, resta invece nella scia degli individui spietati, incapaci di sentimenti, mediocri e ignoranti, già incontrati in Griffu. Dopo vent’anni di servizio come killer, decide di uscire dal giro, senza rendersi conto che la cosa non è così semplice, ma, testardo com’è, insiste sino a perdere tutto e a ritrovarsi nella stessa ridicola e penosa condizione del padre da cui dieci anni prima aveva sognato di affrancarsi.

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Tardi si trova a suo agio con i personaggi di questo tipo: riesce a fondere in loro l’ingenuità e la cattiveria, la metodicità e l’impulsività. Tratteggia dei cretini scrupolosi che, con volti puliti e sorriso ebete, riescono a sedurre il lettore che li accompagnerà sino all’inevitabile tragedia finale.
In questo caso, l’adattamento di Tardi non consiste nel rivedere e riscrivere la trama intessuta da Manchette, ma nel selezionare alcune parti del romanzo, che vengono riproposte nel fumetto con le stesse identiche parole. Tralascia nel testo alcune descrizioni e tutti i particolari che possono essere resi col disegno (nella terza tavola, come raccontato nel romanzo, un personaggio bussa alla porta undici volte piano e tre forte, come segnale). Nella lettura del fumetto questo lavoro di frazionamento e accorpamento si nota e la storia risulta procedere a strappi senza che ci sia la fluidità del discorso che era data dalle poche, ma mirate descrizioni di Manchette. Inoltre, analizzando in parallelo le due versioni, ci si stupisce di quanto poco sia stato eliminato del romanzo, di quanto testo sia riportato nel fumetto.

Nell’ultimo lavoro, O dingos, ô châteaux!, Tardi si concede molta più libertà nell’adattare il testo del romanzo, pur restando perfettamente fedele alla storia, alla trama e allo stile di Manchette. Cancella intere strofe, riassume parecchi paragrafi, modifica i nomi e ricompatta il tutto. Si regala addirittura lo spazio per due citazioni dirette al mondo del fumetto che non hanno riscontro nel romanzo. La prima visiva, quando in una vignetta, che rappresenta l’edicola di un supermercato dato alle fiamme, si notano esposti i due albi precedentemente adattati da Tardi; la seconda letteraria, quando, vedendo arrivare Thompson (il più cattivo tra i cattivi) con un cappello da marinaio in testa, Frenc si chiede se sia Corto Maltese.

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In quest’ultimo lavoro, Tardi raggiunge l’equilibrio che mancava agli adattamenti precedenti. Il ritmo è incalzante, il racconto fluido, il ritratto dei personaggi è, sia dal punto di vista fisico che morale, più adatto al contesto del racconto e, in particolare, è molto originale la caratterizzazione di Thompson con i suoi atteggiamenti bestiali.

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Dal punto di vista del disegno, Tardi riesce a rendere l’atmosfera cupa tipica del noir cinematografico, calandola nel contesto degli anni Settanta, utilizzando immagini scure e contrastate, con vignette ricche di particolari. Eccelle, come sempre, nel tratteggiare il paesaggio, nel proporre scorci di villaggi e città, soprattutto di Parigi, caratterizzata da alcuni monumenti emblematici che si ritrovano anche negli altri suoi lavori.
I personaggi hanno espressioni dure e aggrottate, labbra serrate, anche se in alcuni casi i volti tondi, tipici del suo stile, non rendono giustizia alla durezza e alla violenza del racconto. Soprattutto sono sempre delineati nello stile di Manchette, così come sono, senza fornire un giudizio morale. Tardi vira solamente verso il grottesco quando la violenza delle immagini è tale da non poter essere resa efficacemente nel disegno.

Con O dingos, ô châteaux!, ancor più che con le precedenti, Tardi dimostra di essere il grande interprete della narrativa di Manchette, già sfruttata in passato dal cinema con risultati alterni.

Abbiamo parlato di:

Griffu
Jacques Tardi, Jean-Patrick Manchette
Casterman, 2010
64 pagine, brossura, B/N – 13,25€
ISBN: 9782203030461 

Il piccolo blues della costa ovest
Jacques Tardi, Jean-Patrick Manchette
Traduzione di Marco Farinelli
Edizioni BD, 2008
72 pagine, brossura, B/N – 10,00€
ISBN: 9788861232037 

Posizione di tiro
Jacques Tardi, Jean-Patrick Manchette
Traduzione di Federica Iacobelli
Coconino press, 2011
102 pagine, brossura, B/N – 16,00€
ISBN: 9788876180415 

O dingos, ô châteaux!
Jacques Tardi, Jean-Patrick Manchette
Futuropolis, 2011
96 pagine, B/N – 19€
ISBN: 9782754806961

 

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Note:

  1. Il disegnatore francese recentemente ha fatto parlare di se per aver rifiutato la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Repubblica francese, istituita da Napoleone e attribuita dal Presidente. “Je refuse” ha risposto Tardi che non vuole “premi da nessun potere, quale che sia” per mantenere la propria libertà di pensiero, per poter continuare a creare senza sentirsi in qualche modo vincolato. Coerentemente, avendo spesso messo alla berlina le istituzioni e ridicolizzato, come nei fumetti che qui analizziamo, il concetto di eroismo preferendo creare  figure di antieroe, con la sua scelta è entrato nel gruppo dei tanti intellettuali, tra cui Sartre e Camus, che hanno rifiutato l’alta carica. [↩]
  2. Manchette è il maggiore esponente della scuola del neo polar francese degli anni ’70 e ’80, genere che leggeva la società contemporanea attraverso l’analisi comportamentale dei personaggi, che esprimono la loro interiorità attraverso l’azione, sempre riportata senza commenti o spiegazioni. Il lettore è quindi coinvolto nella vicenda perché chiamato a spiegare snodi e relazioni dell’intreccio non esplicitamente chiariti dal testo. Tratto saliente di queste vicende è la caratterizzazione dei personaggi, che sono spesso posti ai limiti della società: malavitosi, delinquenti, killer, poliziotti corrotti, gestori di bische… sovente limitati nei sentimenti, rudi nei rapporti col prossimo, elementari nella preparazione culturale. [↩]
  3. Il polar è un genere cinematografico e letterario, neologismo francese nato dalla fusione dei termini poliziesco -policier- e noir. it.wikipedia.org/wiki/Polar [↩]
  4. Un borghese piccolo piccolo è un film del 1977 diretto da Mario Monicelli, basato sul romanzo omonimo di Vincenzo Cerami, pubblicato nel 1976. Vedi it.wikipedia.org/wiki/Un_borghese_piccolo_piccolo film [↩]

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