James Cameron nel Deepsea Challenger
Il regista di film spettacolari come The Abyss, Titanic, Avatar, lunedì scorso, all’interno del batiscafo Deepsea Challenge, in solitaria, la famosa fossa delle Marianne toccando il fondo dell’oceano dopo circa 5 ore di immersione a 11 mila metri di profondità .
In passato ci sono stati solo altri 3 tentativi di discesa in questo canyon interminabile:
Nel 1960 Jacques Piccard e Don Walsh hanno passato 20 minuti a meno 11mila.
Nel 1995 il robot giapponese Kaiko riuscì a portare in superficie alcuni campioni del suolo marino isolando microorganismi mai visti prima, è noto infatti, che la fossa delle Marianne abbia un ecosistema a noi praticamente sconosciuto.
Nel 2009 il robot americano Nereus è riuscito a fornirci immagini di meduse e amebe giganti, di cui Jules Verne sarebbe stato orgoglioso!
Nel 2012 James Cameron si è alloggiato all’interno del Deepsea Challenger, un batiscafo monoposto verde costruito in collaborazione con il National Geographic, lungo 7.3 metri costruito in Australia. La sfera di pilotaggio era omologata solo per una persona, fatta di acciaio, spessa 6.4 centimetri. La sfera pressurizzata ove si trovava aveva una riserva d’aria utile per la sopravvivenza per almeno 56 ore.
La missione di Cameron non è stata concepita solo per effettuare una mera passeggiata subacquea, infatti grazie alla presenza sul batiscafo di braccia meccaniche e attrezzature per l’asportazione di campioni sia biologici che rocciosi , verranno forniti nuovi elementi di ricerca sulla composizione delle profondità marine.
Essendo Cameron un genio inarrestabile, non poteva non includere il fattore parossisticamente hollywoodiano in questa grandiosa impresa: il regista grazie alla connessione internet è riuscito a mandare il primo twitt dagli abissi : << Just arrived at the ocean’s deepest pt. Hitting bottom never felt so good. Can’t wait to share what i’m seeing w/you >>.
Durante il periodo trascorso sul fondale Cameron ha girato numerosi Video in 3D che verranno utilizzati oltre che per l’ intrattenimento del pubblico, anche per arricchire tridimensionalmente la conoscenza percettiva dell’oceano altrimenti solo bidimensionale.
Ora viene da chiederci: Chissà, se in quella profonda oscurità, avrà trovato anche qualche astronave?