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Si può immaginare dunque il suo stupore quando, a metà aprile, ricevette una telefonata di Mr. Mifflin: "Pronto 'povna, una notizia incredibile: il giorno X potrebbe essere l'ultimo della discussione della causa. Mi ospiti la sera prima? Ché poi la mattina presto mi devo presentare in tribunale".
Seguirono momenti di preparazione febbrile e quasi di entusiasmo, un ulteriore rinvio di un mesetto per non farsi mancare nulla e qualche moderata delusione.
Eppure lo sceneggiatore era di guardia, e, quando decide di intervenire direttamente, c'è poco da sottovalutare. Il giovedì della settimana scorsa, dunque, tutte le parti di questa oramai famosa causa si sono ritrovate davanti al giudice, per un improbabile ultimo atto, in tribunale. Era la giornata più calda di tutto il mese di giugno, la compagnia di giro era decisamente perturbante e la 'povna (che in realtà non era tenuta a comparire, ma non era riuscita a evitarlo) voleva essere altrove. Comunque si è sottoposta al grande rito con ostentata compiacenza, cercando di recitare al meglio la parte che il destino le aveva voluto regalare. Poiché il tribunale è un posto folle, insano, scomodo e tendenzialmente respingente, loro attori, mentre aspettavano la lunga attesa che era loro richiesta, se ne stavano accalcati in corridoio. Dopo i saluti, i convenevoli, gli scambi, gli a parte di PazzaFolle e tutto il resto, la 'povna (cui iniziavano, dalla noia, a triturarsi le palle) si è dedicata puntigliosamente a un esame comparato delle calzature avvocatesche, dividendole in categorie ben definite, sulla base di fasce di età, professione specifica e genere maschile e femminile. Esaurita questa utile occupazione (in breve: perché l'homo giuridicus non è che poi spicchi per originalità e stile personale), adocchiato l'unico posto libero su una panca, si è seduta, e ha tirato fuori il libro. E visto che lei, quando legge, legge, si è immersa nel mondo di Agatha Raisin e dei Cotswold, mentre il mondo intorno a lei svaniva.
E' stata ritrovata, su quella stessa panca, ore dopo, da Mr. Mifflin: "Eccoti finalmente, ce ne stiamo andando. Gli avvocati sono in cancelleria a ritirare gli atti".
"..." - lo ha guardato perplessa la 'povna, per poi sentire, in lontananza, parole improponibili:
"La causa è arrivata alla fine".
E così - niente riti, musiche di sottofondo, sarabande - arrivederci e grazie. Si esce alla spicciolata, senza clamore.
La 'povna è consapevole che, nonostante tutto, la parola "fine" significa burocrazia e udienze minori almeno per un altro anno. Eppure, con metafora calcistica, non può evitare di pensare che è come essersi trovata a Wembley. E avere deciso, maldestramente, di andare in bagno appena prima dei calci di rigore.
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