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"Je t'aime, mon bébé"

Creato il 14 marzo 2014 da Dragor

 

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    A VOLTE NELLA VITA ti capita di avere reazioni emotive di cui non ti saresti mai creduto capace. Antefatto: l'amico libanese della mia figlia danese, che non accetta di essere scaricato, si è introdotto nella sua casa e l'ha aggredita con un cutter, tagliuzzandole le braccia e il viso. Mia figlia, che di statura fa 1,82, si è difesa bravamente con il risultato che sono finiti tutti e due all'ospedale. Così sono volato a Copenaghen con mia moglie per occuparmi del mio nipotino. Adesso mia figlia è uscita dall'ospedale e sta con noi. Ieri sera sera l'arabo (il nome gli si addice perché è un islamico che ha accettato l'identità arabo-musulmana rinnegando quella libanese)  ci ha bombardato di telefonate. Siccome non gli ha risposto nessuno, ha suonato alla porta. « Accostate le tende» , ho ordinato (le case danesi sono sprovviste di imposte perché da queste parti il sole è così prezioso che a nessuno salterebbe in mente di escluderlo),  quindi ho spedito mia moglie presso il recinto per proteggere il bambino e ho detto a mia figlia di chiudere la porta d'ingresso con la catena. In fin dei conti sono un esperto di assedi. Qualche anno fa un'amica di mia moglie si è rifugiata da noi per sfuggire alla persecuzione del suo ex algerino e  prima ancora abbiamo ospitato un'altra amica tunisina che voleva scappare in Inghilterra per sfuggire alla famiglia che voleva ucciderla per avere rifiutato il matrimonio con un cugino.

   IL TIZIO ha suonato più volte il campanello, poi ha bussato, poi ha pestato il pugno sulla porta, poi si è messo a gridare «fammi entrare, so che sei lì.» «Vaffanculo» gli ho risposto. Le donne erano bianche di paura, il bambino strillava come un'aquila. Ho preso il cellulare per chiamare la polizia (il tizio ha il divieto di avvicinarsi alla casa di mia figlia), ho spento la luce e ho scostato la tenda per sbirciare fuori. Non c'era nessuno. «Vuoi vedere che ha seguito il mio consiglio?» ho detto. Ho aspettato ancora un momento, poi ho tolto la catena e socchiuso la porta. Non c'era nessuno ma qualcuno aveva deposto sui gradini d'ingresso un piccolo mazzo di fiori, 4 o 5 roselline dozzinali. C'era anche un biglietto: «Je t'aime, mon bébé.»

   SONO RIENTRATO in casa e ho mostrato il mazzo a mia figlia. «Aaaaaah!»,  ha strillato lei come se avesse visto un serpente. «Buttalo nella spazzatura!» Sono andato in cucina e ho gettato il mazzo nel bidone della spazzatura, quei patetici fiori in un involucro spiegazzato con il loro biglietto scritto da una mano incerta, je t'aime mon bébé. E a questo punto ho avuto una sorpresa: mi era stretta la gola.  Poi ne ho avuto un'altra: avevo gli occhi umidi e sulle guance sentivo l'inequivocabile tocco delle lacrime. Anche se c'è stata violenza, anche se la vittima è tua figlia, la fine di un amore è sempre triste. «E il mare cancella sulla sabbia le orme degli amanti divisi...»

     Dragor


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