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Jersey, l’isola del tesoro

Creato il 03 luglio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Jersey, l’isola del tesoro

Si trova nel Canale della Manica, 20 km al largo della Normandia, si estende per neanche 120 km quadrati, ospita 90 mila abitanti e il centro principale è Saint Helier: si tratta dell’isola di Jersey. Geograficamente è poco sopra l’insignificante, economicamente però è uno dei luoghi più importanti del mondo.

È ufficialmente un baliato ed è alle dipendenze della Corona inglese, pur avendo un governo proprio e pur essendo più vicino alla Franca, anche toponomasticamente. Ha una propria sterlina e soprattutto una fiscalità del tutto particolare.

Jersey è un isola di commercialisti, avvocati, banchieri, trust, finanza creativa. È il più grande paradiso fiscale europeo, un colosso rispetto agli arcinoti Svizzera e Lussembrugo, e nel mondo è seconda solo alle Isole Cayman. Nei suoi forzieri sono custoditi assett pari a 700-800 miliardi di sterline secondo l’ex chief adviser dell’isola Colin Powell, il doppio, contando attivi e passivi di bilancio, secondo l’FMI.

È terra di evasione fiscale, fiduciarie, triangolazioni e operazioni che non profumano di Chanel numero 5. È una grande sfida per il Regno Unito a cui le tasse minime dell’isoletta causano un buco di bilancio di 160 milioni di sterline l’anno. 

Negli Anni Settanta, come riporta il Ministro del Tesoro di Jersey Philip Ozouf, la gente arrivava con valigie cariche di denaro. Oggi si fa tutto per via telematica, ma il meccanismo è lo stesso. Si giustifica Ozouf:

Non abbiamo risorse naturali se si escludono le nostre spiagge, dobbiamo dunque usare la testa.

A Jersey sono sorte 180 società che gestiscono i trust e negli ultimi trent’anni le grandi aziende che compiono regolarmente operazioni nell’isola sono passate da 550 a 33mila, molte delle quali figurano nel listino londinese Ftse 100. Sottolinea il Ministro:

Siamo un cortile della City, raccogliamo depositi in tutto il mondo e forniamo liquidità al sistema finanziario britannico nell’ordine di 200 miliardi di dollari.

Il grimaldello dell’Isola di Jersey è il K2, un meccanismo che ha permesso a 1000 ricchi britannici di minimizzare l’impatto fiscale in patria, pagando solo l’1% del reddito di tasse. Non male in un periodo di austerity assoluta.

Negli ultimi giorni si sono intensificati gli attacchi da parte del governo inglese: il Cancelliere dello Scacchiere Britannico ha definito l’evasione e la mitigazione fiscale perpetrata a Jersey “moralmente ripugnante”. Lo stesso Prime Minister Cameron ha marcato come “inaccettabile” il regime fiscale dell’isola e i tentativi di sabotare le attività finanziarie di Jersey si sono moltiplicati.

Al largo della Normandia non si preoccupano e sono pronti alla secessione qualora Londra continui a mettere i bastoni tra le ruote delle finanziarie di Jersey, come riporta il senatore Sir Philip Bailhache:

Io spero che la nostra relazione costituzionale con il Regno Unito continui, ma se diventa chiaro che i nostri interessi nazionali saranno meglio protetti con l’indipendenza non ci fasceremo la testa.

Fonte: La Stampa, Dagospia, Wikipedia


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