Prendo la metro e scendo a Downtown Crossing, le gente pressa, ovunque odore di sardine e metallo. L’elettricità deve ancora venire.
Probabilmente non rientro nell’ 89 per cento di Jim Carrol, Kerouac lancia numeri a caso per farsi sentire, lui che se ne intendeva di incensi Buddisti e trovava ogni pasto speciale. Ogni pasto? Stiamo parlando di zuppe d’erba di campo, la tua America non e’ fatta solo di hamburger Sal. Mi chiedo cosa avrebbe pensato di Boston, poca colla per le strade credo. I fagioli non sono New York come la distanza non e’ una linea, ci sono oceani e wi-fi di mezzo, c’e’ un giapponese-americano che suona Michael Jackson. E’ bravo perdio, le negre muovono il culo con la sua musica, gli lanciano sorrisi. Le cinesi non le bada e fa bene, sono vecchie che scendono alla prossima fermata, hanno pantaloni rosa e buste di Stop and Shop, forse a Chinatown, sotto insegne oro con gatti, li forse suonerebbe canzoni di Rivoluzione per Mao, per salutarli entrambi, felini compresi.
Ma la rivolta culturale non interessa qui, ci vuole troppo poco tempo per comprare dei Pretzel per concedersi il lusso di soffermarsi…Comunque rimango ad ascoltare il musicista, la nera non lo molla. Quanto avra’? 25 anni? lei non lui, lui ha a malapena l’eta’ per comprarsi una Fender, lei sogna Francois Duvalier alla televisione mentre fa sesso, la sua Haiti e’ fatta di notti sudate e uomini disastrati persi fra le sue gambe. Tralasciando il fatto che si eccita per Billie Jean (e’ comunque una mezza hipster) dentro le viscere ha pero’ l’Africa e le deportazioni, Caraibi e sincretismo. Lei non lo sa, ma io e G. l’abbiamo visto giu al sud, a New Orleans, dove devi stare attento quando chiedi dei fiammiferi, non sai mai cosa ci possono accendere con quelli. Magari ci sbagliavamo, non voglio dire di no, ma non credo.
Entro, in mano ho un libro sulla vita di fabbrica negli anni 50 in Italia, in Sicilia per la precisione, stupendo, e’ un regalo di S. Mi siedo vicino ad un tizio poco simpatico che non mi guarda nemmeno in faccia e mi fa stare tranquillo, altrimenti devo spiegargli perché non ho fame, davanti a me una moltitudine. Pressano ancora. Quando prendi l’arancione vedi un mondo intero, fatto di sudamericani con rosari e Gesu’ tatuati, scendono a Forest Hill per lo piu’ ma vengono nella Down Town a fare qualcosa, cinesi silenziosi e americani malati. Dico malati perche’ alcuni lo sembrano veramente, di fronte a me, due sedili sulla destra c’e’ una madre con la figlia e il ragazzetto nel passeggino. Lui e’ troppo grande per farsi ancora trasportare in quel modo, poi noto che porta un caschetto. Cristo e’ ritardato, non me ne ero accorto, ma perche’ gli mettono quel caschetto rosso che sembra un ciclista lobotomizzato? sta già male di suo, non rendiamolo pure ridicolo. Sicuramente e’ per gli spigoli, magari non ci batte la testa, me la spiego cosi’, ma i cinesi non li mettono i caschetti ai figli, i portoricani non corrono per la maglia rosa, al massimo giocano alla Lotteria, quella si, ci vanno matti. Per questo mi sembrano malati gli americani, perche’ leggono poco e si mettono i caschetti, le madri accoppiano i colori quando si vestono, tremende, pantaloni celeste, maglia celeste, calze di spugna. Cerco di riprendere dove ho lasciato, apro il libro, ero rimasto quando Donnarumma si fa piu’ cupo, si preannunciano problemi seri per la ditta di macchine da scrivere. Leggo tre righe e rialzo gli occhi, il tizio vicino a me e’ sceso senza farsi vedere, ora c’e’ un tossico, magro, mi fissa.
-Hey
-Hey
-Ho un amico che crede di essere Gesu’
-A si? bene, non credo sia l’unico, ci soffrono in molti
-No ma lui lo e’ veramente
-E’ pericoloso essere figli di Dio
Il tossico non risponde, mi guarda con un sorriso ebete.
-Non e’ sempre stato il Cristo pero’, c’e’ diventato da poco
Cazzo, penso, la storia si fa tetra. Sono incuriosito, lo lascio parlare, con le mani chiudo il libro per fargli capire che lo seguo.
-Dice che lo ha capito da solo, dopo aver trovato i jeans nel cassonetto
Tufts Medical Center, la metro continua a passare per le stazioni, qui va veloce, non e’ come con la verde, Coopley square e’ il crocevia d’America, la porta per le interzone, arabi e pene di morte, come per la maratona.
-Erano un paio di Wrangler, quello straccione li raccoglie per strada, fa schifo, ci prende le piattole
-Magari gli piacevano- oso dire.
-mmm no, tu li raccoglieresti per strada dei pantaloni?
-Io no, ma non sono Gesu’, che ne sai cosa passa per la testa al figlio di Dio…
-No ferma, al tempo non lo sapeva ancora
-Giusto…
-Poi ha iniziato con quella storia
-Quale?
-Ma che ne so, parlava tedesco.
-Parlava tedesco? me l’ero perso, ma era un tossico simpatico
-Si perché’ il padre e’ di origini tedesche, insomma si incazza, spacca tutto
-Il padre?
-No lui, il padre e’ morto! ma mi segui?
-Si scusa, c’e’ molto rumore qui.
Back Bay e Mass Ave, mi sto avvicinando alla mia fermata, sono curioso, voglio vedere dove va a parare.
-Insomma ogni giorno che passa si fa sempre piu’ intrattabile, io gli dico di darsi una calmata e lui invece mi risponde solo con roba tipo schiesse etc
-E’ tedesco- dico io- vuol dire merda
il tossico mi fissa, non risponde, prende fiato e si avvicina
-Lo, lo so. Ma lo vuoi sapere perche’ ti racconto questa storia?
-Si
-Perche’ i pantaloni erano vecchi e secondo me l’hanno come posseduto, cose del genere. La marca non si legge piu’, c’ho guardato bene una sera quando dormiva. A me ste cose spaventano.
-Ah ok e quindi?
-Beh per me non ha visto che erano Wrangler
-Ah no?
-No
-Ci avra’ letto qualcosa di diverso quella testa malata
-Tipo?
-Tipo Werner
-Tipo Werner?
-Si, tipo Werner, come il regista tedesco, Werner Herzog! Quel coglione pensa di essere tipo un attore, tipo il biondo
-Il biondo chi?
-Kinski, Klaus Kinski, non si chiamava così?
-Si, si l’attore.
-Quello era matto come il mio amico, andava in giro a fare dei tour teatrali sulla vita di Gesu’, me lo ha detto uno che conosco
-Quindi il tuo amico e’ posseduto da Kinski?
-No da Herzog, Wener te l’ho detto! E’ impazzito perche’ si sente oppresso dal regista, litigavano sempre, lui e il regista. Kinski spaccava tutto e urlava, gli indios lo volevano pure uccidere
-Indios?
-Si in sudamerica, quando giravano Fitzcarraldo….
-Ora si sente Kinski oppresso da Herzog, che tra l’altro aveva anche ragione, con quel matto non si ragionava, si crede in tour, parla di Gesu’
-Si comporta come Gesu’?
-Si crede Gesu’! te l’ho detto e’ matto! Non ti fanno rabbrividire queste cose?
-Si molto
-A me fanno paura quando ci penso!
Jackson square, scendo senza dire niente, il tossico mi guarda come se mi avesse rivelato un orribile segreto, abbassa gli occhi solo quando si chiudono le porte.
Faccio una fermata al liquor store dietro casa.