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Jeune et Jolie – la recensione

Creato il 16 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Jeune et Jolie –  la recensione

François Ozon non finisce mai di stupirci. Ora che nelle sale italiane è possibile vedere il suo ottimo Nella casa, presenta oggi in concorso a Cannes la sua ultimissima fatica, Jeune et Jolie (Young and Beautiful), un’opera dal tocco delicato ma dai contenuti scabrosi che riprende l’indagine sul mondo dei teenager portata avanti dal regista francese nella prima parte della sua carriera.
Al centro del film troviamo Isabelle, 17 anni, una normale e semplice ragazza che sta scoprendo l’amore e il sesso. Vive con la madre, il suo nuovo compagno e il fratello più piccolo che copre ai genitori le sue avventure e le sue uscite notturne. Dopo aver perso la verginità, Isabelle con il nome di Lea inizia autonomamente e senza una vera ragione a prostituirsi. La cosa nasce per gioco, qualche foto su Internet per mostrare la sua oggettiva bellezza, un numero di cellulare. Ma i clienti arrivano a decine e la ragazza entra in un vortice senza uscita. La sua doppia vita non può però rimanere un segreto per sempre e gli imprevisti e gli scontri familiari non tarderanno a confondere e a rendere ancora più complicata la vita di Isabelle.
Nonostante l’argomento non sia dei più semplici, Jeune et Jolie scorre leggero sullo schermo, grazie all’estetica leggiadra di Ozon che accarezza i suoi personaggi con la macchina da presa, li scruta da lontano per poi avvicinarsi lentamente a loro. La forza del suo cinema e soprattutto di questo film risiede proprio nell’eccezionale capacità di entrare a piccoli passi e in punta di piedi nelle psicologie messe in campo dalle sue storie, senza emettere giudizi, senza spiegare troppo. Una peculiarità poetica che permette allo spettatore di rimanere inizialmente a distanza dai personaggi, per poi ritrovarsi empaticamente coinvolto nelle loro paure, ossessioni, difficoltà e insicurezze. Così in Jeune et Jolie si è prima letteralmente spiazzati dalla terribile scelta di Isabelle e poi ci si ritrova a condividere totalmente il suo complicato percorso alla ricerca di se stessa e del suo futuro. Un percorso che la vede giornalmente concedersi ad uomini di tutte le età e poi tornare a casa come se nulla fosse. Ozon nell’inseguimento costante di un realismo che non lasci nulla fuori campo entra direttamente nelle stanze da letto in cui Isabelle consuma le sue prestazioni, e mostra sempre la ragazza nelle sue perfette nudità. Una nudità dapprima solo fisica ma poi anche interiore, che la costringerà finalmente a fare i conti con la propria doppia personalità.

Annunciato come la pellicola-scandalo del festival, Jeune et Jolie colpisce sicuramente per le sue esplicite scene di sesso, ma ridurre il film solo ad esse sarebbe un grande errore. Perché nonostante l’eleganza con cui sono rese sullo schermo e la bellezza (e la bravura) della scoperta Marine Vacht, Ozon con questa storia impone una riflessione sulle nuove generazioni, sulle conseguenze psicologiche dell’amoralità dell’oggi e in generale sulla nostra società contemporanea.
Nella prima giornata di Festival, già un film da possibile Palmarés.

di Antonio Valerio Spera

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