Le fiabe in cui gli animali si mischiano agli esseri umani di solito finiscono piuttosto male. È meglio che le bestie si limitino alle loro storie.In una realtà alternativa il Giappone è sottoposto a un regime nazista, contro cui un gruppo chiamato La Setta agisce tramite atti di guerriglia. Per reprimere le azioni dei terroristi entrano in campo i Kerberos, un'unità speciale della polizia, addestrati per operare in gruppo e secondo un rigido schema gerarchico.
Kizuki Fuse, uno dei migliori componenti del corpo, viene sospeso dal servizio per non essere riuscito a sparare a una ragazzina che stava trasportando una bomba. Grazie all'incontro con Kei, sorella della giovane terrorista, il suo mondo inizierà a vacillare e nella sua mente si insinuerà l'ombra di un dubbio.
Difficile iniziare a enumerare le meraviglie di questo film, scritto dal grande Mamoru Oshii, tanto complesso quanto ricco di sfaccettature e temi affascinanti.
Per prima cosa è opportuno evidenziare i riferimenti storici presenti: la pellicola è ambientata negli anni Sessanta, proprio quando nella realtà iniziarono le proteste studentesche contro il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra gli Stati Uniti e il Giappone. Facevano parte di questo movimento, chiamato ANPO Hantai, lo stesso Oshii oltre a Hayao Miyazaki e Isao Takahata. I Kerberos sono invece ispirati alle forze di polizia speciale istituite per rispettare il divieto, contenuto nella Costituzione nipponica, di formare una forza militare.
La sceneggiatura di Oshii, perfettamente equilibrata coi suoi dialoghi essenziali ma efficaci, dà al film il ritmo lento tipico delle opere del creatore di Ghost in the Shell. La regia di Hiroyuki Okiura esalta poi lo script grazie all'accostamento di scene di violenza a immagini meravigliosamente poetiche e simboliche, come l'ombra delle foglie che cadono mentre Fuse viene destituito dal suo incarico.
Per quanto riguarda i disegni si è puntato tutto sul realismo, sia nel character design in cui finalmente vediamo dei giapponesi con gli occhi a mandorla che nei fondali a dir poco stupefacenti. In generale i dettagli sono stati curati sempre con la massima attenzione, con risultati oltre l'eccellenza. Ciliegina sulla torta di un prodotto tecnicamente ineccepibile è la forza comunicativa dei personaggi, capaci di trasmettere le proprie emozioni sia grazie alle espressioni facciali che alla naturalezza dei gesti.
La storia si intreccia a una versione meno conosciuta e decisamente più cupa della favola di Cappuccetto Rosso, che invade gli incubi di Fuse facendolo temere per il destino di Kei. Ma chi è veramente l'innocente e indifesa Cappuccetto Rosso, e chi il terribile, inarrestabile lupo? Forse il limite tra i due è più labile di quanto si possa pensare, o forse in ognuno esiste una parte di Cappuccetto Rosso e una di lupo cattivo. Quel che è certo è che l'istinto e forte, e non tutti sono in grado di ignorarlo, forse nemmeno per amore.
Oshii ci getta in faccia un mondo cattivo e nichilista, cinico fino al midollo, ma il suo messaggio non si ferma alla fantasia filmica. Come un lupo che non riesce ad abbandonare il branco, così l'uomo giapponese non si sa distinguere dalla massa per emergere con un'individualità certo sofferta ma in fondo liberatoria. Gli studenti che protastano sono lasciati indietro e ignorati da una società in cui il progresso avanza rapidamente, la tecnologia si diffonde a macchia d'olio e a nessuno vuole più rivendicare la libertà, quando può permettersi televisione e automobile. Meglio allora essere lupi tra i lupi, o meglio pecore tra le pecore in un Paese dalla vita politica stagnante, specchio di una collettività altrettanto immobile e diffidente verso ogni cambiamento.
Voto: 9 ½
E poi, alla fine, il lupo divorò Cappuccetto Rosso.