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Joap Ramon: la calligrafia, il jazz, le donne

Creato il 09 settembre 2011 da Minerva Jones
Joap Ramon: la calligrafia, il jazz, le donne Nell'ultimo post ho pubblicato l'immagine dell'esterno di un'abitazione situata nei pressi di piazza Arnaud-Bernard nell'area omonima di Toulouse. L'abitazione è quella del pittore Joap Ramon, che una sera io e la mia ospite incontrammo in una sorta di birreria situata nei pressi. La mia amica espresse il mio interesse per un certo tipo di arte contemporanea che avrebbe trovato forse in Ramon un artista potenzialmente a me gradito, e Ramon, con viva cordialità, ci invitò il giorno dopo a casa sua per mostrarci i suoi lavori e offrirci un aperitivo.
Joap Ramon: la calligrafia, il jazz, le donneFu così che io e la mia amica andammo all'appuntamento, in una giornata in cui il pittore aveva tenuto le finestre aperte al pian terreno sulla strada e tutti gli amici si sentirono pertanto autorizzati a passare, salutarlo, bere con lui. Il quale, da vero signore, poteva bere qualsiasi cosa e mantenere sobrietà, movimenti lenti e toni gentili malgrado una consumata abitudine al Pastis e al Porto.
"I miei soggetti sono sempre gli stessi: il sud, il mediterraneo, le donne dal sedere e dal seno abbondante e rotondo, la musica, il jazz, i vicoli, i quartieri poveri di Barcellona, Toulouse, New York, la complicità tra uomo e donna..." - mi disse - e davvero io sentivo eros, calore, desiderio e piacere nei suoi lavori. Gli chiesi se si fosse ispirato all'arte africana (in particolare pensavo alla scultura del Benin) direttamente, in alcune opere oppure se la sua ispirazione fossero stati gli artisti europei che negli anni '30 avevano tratto ispirazione da quell'arte a essere stati per lui il riferimento. Gli si illuminò il viso, rispondendomi "questi ultimi".
E mi parlò della calligrafia, e del fascino della scrittura di lettere che componevano parole, del suo ricorso a ideogrammi giapponesi e cinesi, o della grafia del sanscrito - lingue ch'egli ignorava completamente, ma che lo affascinavano vicivamente e anche per la connessione tra visualizzazione-parola-lingua-cultura-pensiero. Ne ammirava incantato l'equilibrio, e lo spessore e le informazioni ulteriori che si aggiungevano a quelle puramente visive della pittura. Perché lui nei suoi quadri scrive anche, a volte in francese indicando quindi specifici messaggi, altre ponendo a caso parvenze di lettere ispirate appunto ad alfabeti non europei.
Vi segnalo alcune opere, sperando che vi possano piacere e dare sensazioni analoghe a quelle che ho provato io. Sebbene in assenza del contesto di profumi provenzali, sapori del Porto, e sonorità linguistiche tra il francese, l'occitano e il catalano, sicuramente le percezioni che avremo di tale opere saranno tra noi diverse. O no? :-)

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