Joe Biden, attuale numero due della Casa Bianca di Barack Obama, sarebbe sul punto di tentare una nuova scalata alla presidenza.
Dopo i due tentativi falliti del 1988 e del 2008, l’ex senatore del Delaware, uno degli stati americani più piccoli, starebbe infatti pensando di riprovare la corsa alla carica Usa più importante.
La notizia, di per sé, non sarebbe una novità assoluta.
Tutti o quasi tutti i vice del presidente, dopo otto anni a fianco del loro boss, hanno tentato di succedergli. In tempi recenti, Bush sr. è riuscito a prendere il posto di Ronald Reagan.
Anche Al Gore, vice di Bill Clinton, era quasi arrivato a raggiungere la meta, nel 2000, prima che la Corte Suprema, con un voto controverso, gli negasse il successo finale.
Quello che colpisce è che Biden voglia provarci alla sua età che non è verdissima: nel 2016, quando vi saranno le primarie democratiche per designare il candidato ufficiale del partito, il vicepresidente avrà 73 anni e sarebbe quindi uno dei candidati più anziani della storia a tentare la strada della Casa Bianca.
Per sua fortuna, non sarebbe solo.
Tra gli aspiranti democratici c’è anche l’attuale senatore del Vermont, Bernie Sanders, che si autodefinisce socialista (una parola che negli Usa non è stata sdoganata ed è quindi ancora tabù) e che si è candidato con posizioni populiste e, per lo standard americano (ben diverso dal nostro), di estrema sinistra.
Egli è addirittura più anziano di Biden di ben due anni: 1941 contro 1943.
Nel campo repubblicano i successori di Obama più accreditati sono però per lo più 40enni.
Marco Rubio, il senatore della Florida, Scott Walker, il governatore del Wisconsin.
Non solo, Biden è noto per essere un gaffeur a ripetizione.
Ha una buona retorica, ma spesso si lascia scappare commenti o espressioni che lo hanno danneggiato in tutta la sua carriera politica.
Inoltre, a questo punto della campagna democratica, la vera front runner del partito pareva essere Hillary Clinton.
L’ex first lady ha lanciato la sua corsa nello scorso mese di aprile e, da allora, è riuscita ad ottenere il sostegno economico dei maggiori finanziatori del partito.
Già segretario di stato dal 2009 al 2013, non è certo una novità, tuttavia la Clinton può contare su un fattore non indifferente: la possibilità di essere la prima presidente donna, dopo Obama, primo presidente nero.
Inoltre le possibili posizioni politiche di Biden potrebbero essere molto simili a quelle di Hillary.
Egli è noto per le sue posizioni progressiste in diversi ambiti, proprio come Clinton.
Ad esempio, riguardo il matrimonio tra persone dello stesso sesso, espresse la sua posizione a favore ben prima di Barack Obama, costringendolo a seguirlo sullo stesso piano.
Come mai allora Biden ha deciso di provare a insidiare il primato quasi inevitabile di Hillary?
Secondo la versione che, in questi giorni, pare più accreditata, il vicepresidente si sarebbe convinto a correre per dare ascolto a una richiesta esplicita di suo figlio Beau, morto a 46 anni di cancro al cervello lo scorso maggio.
La storia personale di Joe Biden non è nuova a simili disgrazie.
Nel 1972 perse la sua prima moglie e la sorella di Beau in un incidente di auto che lo sconvolse nel profondo.
Ma scegliere di entrare in una esperienza estenuante come una campagna presidenziale non può essere dovuta solo a una promessa fatta ad un figlio sul letto di morte.
Infatti, come riporta il New York Times di oggi, nell’entourage del vicepresidente si è convinti che la sua candidatura potrebbe rappresentare una chance migliore – rispetto a quella di Hillary - affinchè il partito democratico possa conservare la Casa Bianca.
Secondo alcuni ambienti progressisti, di fronte alla candidatura di Bernie Sanders, la Clinton potrebbe rischiare di perdere, a favore del senatore del Vermont, nei due stati in cui si terranno le prime primarie democratiche, Iowa e New Hampshire.
Lì, la retorica populista, di sinistra e anti sistema di Sanders potrebbe permettergli di prevalere sulla Clinton, con il risultato di aprire la strada a una possibile vittoria repubblicana, vista la poca spendibilità politica a livello nazionale della figura di Sanders.
Non solo, secondo un sondaggio del 30 luglio scorso, il 57% degli americani non crede che Hillary sia realmente onesta e degna di fiducia e il 52% pensa che, malgrado gli slogan e la retorica, non abbia davvero a cuore gli interessi e la sorte della classe media.
Nello stesso sondaggio, il 58% crede invece che sia ad essere Biden onesto e degno di fiducia.
In sostanza, come ha detto un ricco finanziatore democratico, l’anima del partito non disdegna Hillary, ma pensa che per restare alla Casa Bianca, il candidato ufficiale dovrebbe essere un altro. Joe Biden?