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John Belushi: da trent’anni in missione per conto di Dio

Creato il 05 marzo 2012 da Postscriptum

John Belushi: da trent’anni in missione per conto di Dio

Il 5 marzo del 1982 il mondo apprendeva la notizia della morte di John Belushi, attore, comico, indimenticabile protagonista, insieme all’amico Dan Aycroyd, del film Blues Brothers di John Landis.

Diciamocelo chiaro e tondo, lasciarci le penne in una stanza d’albergo dopo una notte brava a base di alcool e droghe è decisamente rock anche se non auspicabile (per quanto mi riguarda) e da una personalità particolarmente instabile come quella di John non era lecito aspettarsi diversamente.

Per questo motivo, e scusatemi se sono stato acido fin qui, mi dispiace assai che John Belushi non abbia potuto continuare la sua carriera a causa della dipendenza dalle droghe ma non ne faccio un valido motivo per non apprezzare quello che ha fatto.

Conosco poco del Belushi imitatore e parodiatore, anche se ho letto che sono decine i personaggi inventati o reinterpretati dal comico, ma ho adorato sin dai primi fotogrammi Jake Blues, l’antitesi della rockstar: basso, grasso e brutto. Dava una speranza ha chi ha la sfortuna di non nascere con le fattezze di Brad Pitt ma con una voglia matta di mettersi dietro una chitarra (John suonava la batteria) per fare impazzire il suo pubblico. E come dimenticare la bellissima Sweet Home Chicago con la folla che impazzisce ai piedi di Jake ed Elmwood, in missione per conto di Dio.

Ma non ci sono solo i Blues Brothers nella carriera cinematografica, c’è anche uno splendido film, Animal House, sempre con Landis dietro alla cinepresa, e poi Going’ South con Christopher Lloyd (il Doc Brown di Ritorno al futuro) e Danny De Vito per la regia di Jeck Nicholson e 1941 con Spielberg.

C’è la storia, quella di un ragazzino nato e cresciuto in un quartiere di immigrati di Chicago, nella vita di John Belushi. C’è l’ascesa di un ragazzo formatosi a pane e blues in una città dove la musica è storicamente stata roba per neri, la gavetta e il successo ma anche i problemi legati ad esso e a una gestione della notorietà che non fa sconti a nessuno.

Vi lascio con uno dei pezzi più divertenti di Jake e Elmwood Blues: Rawhide.


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