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JOHN CAGE, IL MUSICITA SENZA MUSICA, il Suono del Wu Wei : “Ogni suono è sempre nuovo se ascoltato con mente libera”

Creato il 11 ottobre 2012 da Mente Libera

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Da wikiartpedia e wikip->

Cage, il musicista che esplorò il silenzio

John Cage è stato il compositore sperimentale americano più influente e più discutibile del ventesimo secolo, era il padre dell’ indeterminismo, un estetico ispirato dallo Zen che ha espulso tutte le nozioni della scelta dal processo creativo, rifiutando i principi composizionali più profondamente considerati nel passato come la conseguenza logica, La sensibilità verticale e la tonalità.

… Nel 1950 si procura il libro dell’I Ching, il libro cinese dei cambiamenti, di cui si vuole servire per fare delle scelte compositive senza l’intervento della sua volontà, in modo non intenzionale. È un metodo per organizzare il caso, per controllare l’imprevedibile. Serve a determinare secondo un sistema di combinazioni numeriche, quali note suonare, la loro durata, la loro altezza.

L’adozione di tecniche aleatorie e casuali serve:

   per aggirare il desiderio di trovare sempre l’emozione nella musica.
   per rimuovere tutte le tracce di identificazione personale con il materiale musicale, per eliminare l’aspetto soggettivo del processo compositivo, il collegamento fra la sensibilità del compositore ed i suoni che compone.

Indeterminismo vuol dire espellere la nozione di scelta dal processo creativo. Significa avvicinarsi all’indeterminatezza del suono naturale. La musica è natura, non è imitazione della natura. L’artista non controlla, non organizza, non domina la natura, ma la ascolta. L’uomo ha un ruolo subalterno, non è né esecutore né creatore della musica, è un liberatore del suono. C’è il rifiuto del principio composizionale della conseguenza logica, c’è il rifiuto della concezione della musica in quanto suono organizzato. Vuol dire liberarsi dalle costrizioni, rimuovere l’idea di modello.

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… Cage “riteneva che per aggirare il nostro desiderio di trovare sempre l’emozione nella musica ed andare oltre le nostre alimentazioni dell’immaginazione, si deve abdicare al controllo composizionale, per rimuovere tutte le tracce di identificazione personale con il materiale musicale… È il crollo dell’idea europea di musica, basata sulla centralità del compositore. Cage distrugge la figura del compositore genio, di stampo romantico.

In Imaginary landscape no. 4 per dodici radio, del 1951, ogni radio è controllata da due esecutori, uno sintonizza la frequenza, l’altro cambia il volume, seguendo le indicazioni della partitura. I risultati sono sempre differenti e imprevedibili. Invece di tentare di imporre il suo stile musicale all’ambiente locale, Cage lascia che sia l’ambiente locale a determinare il risultato della propria arte.

Un altro metodo di composizione casuale si basa sull’osservazione delle imperfezioni della carta su cui si scrive la musica.

L’approccio alle filosofie orientali porta Cage verso la negazione dell’io, verso la rinuncia all’espressione e alla comunicazione, verso l’abbandono del controllo umano sulla natura e sul suono. L’alea è un modo per imitare la maniera in cui la natura opera e per aprire la mente alle influenze divine, ad esempio al mondo indeterminato dei suoni non intenzionali. Cage vuole creare musica che non ha mai ascoltato.

Un’importante rivoluzione, anche nel senso classico della traduzione musicale, è costituito dal suo “Concerto per pianoforte e orchestra“, composto nel 1958 con la tecnica dell’I Ching

Sul SILENZIO:

Il significato del silenzio è la rinuncia a qualsiasi intenzione. La rinuncia alla centralità dell’uomo. Il silenzio non esiste, c’è sempre il suono. Il suono del proprio corpo, i suoni dell’ambiente circostante, i rumori interni ed esterni alla sala da concerto, il mormorio del pubblico se ci si trova in un teatro, il fruscio degli alberi se si è in aperta campagna, il rumore delle auto in mezzo al traffico. Cage vuole condurre all’ascolto dell’ambiente in cui si vive, all’ascolto del mondo. È un’apertura totale nei confronti del sonoro. Una rivoluzione estetica: è la dimostrazione che ogni suono può essere musica. Io decido che ciò che ascolto è musica. È l’intenzione di ascolto che può conferire a qualsiasi cosa il valore di opera. Cage ha rivoluzionato il concetto di ascolto musicale, ha cambiato l’atteggiamento nei confronti del sonoro, ha messo in discussione i fondamenti della percezione.

Cage ha detto:

« Cerco di pensare a tutta la mia musica posteriore 4’33 come a qualcosa che fondamentalmente non interrompa quel pezzo. »

Uno dei modelli di 4’33” è Robert Rauschenberg, il pittore amico e amante di Cage che nel 1951 produsse una serie di quadri bianchi, che cambiano a seconda delle condizioni di luce dell’ambiente di esposizione.

La musica aleatoria crea un problema a livello critico. Come si può criticare un’opera che non è il frutto del lavoro intenzionale di un autore? Si conclude che il lavoro di Cage è un lavoro filosofico, che la sua importanza sta nelle idee, non nel risultato musicale di queste idee. Si pensa che i risultati di queste idee siano uguali l’uno all’altro dal punto di vista stilistico, come delle serie di numeri presi a caso. Ma Cage è un compositore e ha una sensibilità, uno stile musicale, che cambia con gli anni.

… John Cage è preceduto dalla sua leggenda che, a seconda dei casi, lo vorrebbe un artista votato allo scandalo o un discepolo Zen, un filosofo più che un musicista, quando non un esecutore di opere destinate a non sopravvivergli: un musicista senza musica che oscilla tra il caos e l’ascesi. La leggenda ha superato molto l’effettiva conoscenza della sua opera, che, ai più, rimane ancora sconosciuta. Conoscerla, significa affrontare la sfida dei paradossi che l’hanno sorretta… Le caratteristiche della musica di Cage derivate dall’approccio alle filosofie orientali legano la sua opera alla poetica dada: l’esaltazione dell’automatismo, il disprezzo per la ragione, l’accettazione dell’assurdo, sono aspetti che accomunano lo Zen all’avanguardia dadaista.

… Nel 1952, il geniale compositore, John Cage presentò la sua partitura 4.33, che racchiude in sé molti aspetti dell’estetica cageana, e che egli stesso definì il suo pezzo migliore. – “Cerco di pensare a tutta la mia musica posteriore 4.33 come a qualcosa che fondamentalmente non interrompa quel pezzo?. Chiunque voglia immergersi nella musica di Cage anche coloro che non hanno mai preso uno strumento musicale in mano, possono farlo, possono fare musica. Basta indossare un abito da concerto e accomodarsi al pianoforte per quattro minuti e trentatré secondi, senza suonare nulla. L’esecutore non deve fare assolutamente niente e il pubblico non deve fare altro che ascoltare, ascoltare la “musica”? che viene creata dai rumori interni alla sala da concerto, bisbigli, colpi di tosse, scricchiolii vari, ed anche da quelli che provengono dall’esterno. Cage ha dimostrato così che il silenzio assoluto non esiste (nemmeno in una stanza anecoica, e cioè totalmente insonorizzata, perché anche lì uno sente almeno il proprio battito cardiaco). Il silenzio sarebbe da intendersi dunque semplicemente come un rumore di sottofondo. Durante il primo movimento della leggendaria prima esecuzione assoluta di 4’33″ si sentiva il vento che spirava, nel secondo la pioggia, e nel terzo il pubblico che parlottava o si alzava indignato per andarsene.-“Sentivo e speravo – diceva Cage – di poter condurre altre persone alla consapevolezza che i suoni dell’ambiente in cui vivono rappresentano una musica molto più interessante rispetto a quella che potrebbero e ascoltare a un concerto”. Nessuno, o quasi, colse il significato allora. Eppure, con 4.33 Cage ha rivoluzionato il concetto di ascolto musicale, ha rovesciato le cose, ha cambiato, è il caso di dirlo, radicalmente l’atteggiamento nei confronti del sonoro, invitando ad ascoltare il mondo: io decido che ciò che ascolto è musica. O, altrimenti detto: è l’intenzione di ascolto che può conferire a qualsiasi cosa il valore di opera. Ciò implica di conseguenza un’altra definizione di musica. Cage voleva semplicemente dimostrare “che fare qualcosa che non sia musica è musica”?

Multimedialità:

Negli anni cinquanta diventa pioniere degli Happening. Sono degli incontri basati sull’unione delle arti-musica, danza, poesia, teatro, arti visive, secondo una idea antidogmatica e libertaria di arte. Gli spettatori assumono un ruolo attivo nelle performance. L’intento è di unire arte e vita, rivendicando l’intrinseca artisticità dei gesti più comuni ed elementari e promuovendo lo sconfinamento dell’atto creativo nel flusso della vita quotidiana.

Cage e l’Italia:

Nel 1958 Cage partecipò al telequiz Lascia o Raddoppia in qualità di esperto di funghi [2], vincendo 5 milioni di Lire. Durante lo spettacolo si esibì in un concerto chiamato “Water Walk”, sotto gli occhi sbigottiti di Mike Bongiorno e del pubblico italiano, in cui gli “strumenti” erano, tra gli altri, una vasca da bagno, un innaffiatoio, cinque radio, un pianoforte, dei cubetti di ghiaccio, una pentola a vapore ed un vaso di fiori.

Memorabile il dialogo che ci fu tra il presentatore e Cage quando questi si congedò, vittorioso:

M.B.: “Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Beh, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi… quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi“.
J.C.: “Un ringraziamento a… funghi, e alla Rai e a tutti genti d’Italia.
M.B.: “A tutta la gente d’Italia. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?”.
J.C.: “Mia musica resta”.
M.B.: “Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui”

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Dal sito neural.it:
“John Cage ha collocato la sua ricerca rivoluzionaria non tanto sul livello dell’innovazione linguistica ma, più a fondo, sulle basi antropologiche della pratica musicale e, più in generale, dell’arte. Mentre le avanguardie musicali consumavano nel secondo dopoguerra una necessaria, quanto però priva di sbocchi, rincorsa autoreferenziale alla dissoluzione di ogni convenzione linguistica fino ad una Babele di ‘grammatiche’ private, Cage si interrogava sul significato stesso del fare musica in un mondo profondamente cambiato rispetto a quello ottocentesco che aveva plasmato la forma-concerto come principale medium musicale. Ed è sul profondo contrasto fra le abitudini consolidate della forma concerto e le profonde trasformazioni della prassi musicale e della vita nel secolo scorso che Cage opera, avendo come bussola una ‘poetica della prassi’ (Sanguineti) che mira a scuotere pubblici cloroformizzati e musicisti succubi di antichi e nuovi rituali ed a valorizzare l’esperienza, intesa come continua apertura al mondo nella forma di un ascolto attivo di nuovo tipo e di una mobilitazione permanente dei sensi e dell’intelletto che incrina le distinzioni rigide fra compositore, esecutore e fruitore. L’ascolto non è più mirato alla ‘storia dei suoni’, cioè ad un percorso di aspettative del ‘pubblico’ confermate o disattese dal compositore, ma al suono stesso, a ‘questo’ suono che stiamo ascoltando, qui ed ora. L’azione dell’ascolto cosciente, l’apertura di finestre sul divenire continuo del paesaggio sonoro è la chiave per comprendere il percorso cageano: tutti gli eventi sonori che accadono, nell’ambito delle finestre che soggettivamente apriamo sull’ascoltabile, sono accomunati da una caratteristica, la durata. In questo modo cade l’antica distinzione tra suono e rumore, poiché qualsiasi fenomeno sonoro, essendo una presenza nel tempo, può essere assunto nella musica, che è quella che ascoltiamo nel recinto delle sale da concerto ma anche quella che possiamo procurarci aprendo le finestre di casa.
4’33”, il famoso pezzo silenzioso è, in questo senso e a detta del compositore stesso, l’opera più importante di Cage. Tutto ciò non può non avere conseguenze per l’attività’ dei compositori e degli esecutori stessi: tutte le tecniche cageane – legate all’uso del caso nella composizione, all’esecuzione indeterminata (la delega all’esecutore di alcune scelte musicali) o all’esecuzione indeterminata in quanto tale (il fornire schemi operativi che possono portare a risultati imprevedibili anche per l’interprete) – puntano a consentire a compositori ed esecutori una liberazione da abitudini e sedimentazioni linguistiche secolari verso la sorpresa di sempre nuovi ascolti. Ogni suono è sempre nuovo se ascoltato con mente libera”.


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