Correva l’anno 2007/2008 quando la squadra della capitale, i Washington Wizards prendevano parte ai playoff affrontando (e perdendo) al primo turno i temibili Cleveland Cavaliers di LeBron James. Da allora i Maghi sembrano aver definitivamente smarrito la strada che conduce alla post season e benchè il record stagionale di 29W-53L sia qui a ricordarci quanto poco proficua è stata la stagione di Washington vi è un barlume di ottimismo per il futuro che, sopratutto negli ultimi due anni, era assolutamente inimmaginabile.
I Wizards dei tempi moderni sono oramai celebri nel costruire grattacieli di buoni propositi che puntualmente vengono giù come un castello di carte subito dopo la pronuncia ineluttabile dell’aritmetica che sbarra loro la strada ad ogni ipotesi di playoff.
Ma tra le macerie che ogni anno accompagnano la chiusura della regular season degli Wizards si può intravedere una pietra angolare, un giocatore, un talento sul quale tentare di ricostruire una squadra che prova a darsi un’identità.
Il leader maximo dei Wiz John Wall corrisponde perfettamente all’identikit dell’uomo che serve a Washington: giovane, talentuoso, determinato ed ambizioso al punto da trascinare con se i propri compagni quando necessario. Problemi fisici a parte, Wall ha senza dubbio tutte le carte in regola per imporsi come uno dei migliori combo-playmaker in circolazione: 18.5 punti e 7.6 assist a partita, tirando con il 44% dal campo sono numeri molto interessanti e spendibili per la causa di Washington. Dal suo ritorno in campo Washington ha avuto un record di 24W-25L, con le ultime 6 sconfitte consecutive con in campo tante riserve che hanno influenzato un record che altrimenti sarebbe stato di tutto rispetto.
Accanto a lui quest’anno c’è da registrare un ottimo Martell Webster (11.3 punti e 3.9 rimbalzi, tirando con il 42% dall’arco) il quale dopo 7 stagioni trascorse nella Western Conference (5 anni a Portland e due nel Minnesota) ha accettato l’opportunità di ritornare in auge con i Wizards, segnalandosi come una validissima ala piccola.
Il mosaico Wizards va poi completato aggiungendo l’acerbo (ma talentuoso) Bradley Beal (13.9 punti a partita ma sotto al 40% nel tiro da tre, sua specialità) ed il solido Nene (12 punti + 6.7 rimbalzi) anche se restano da capire le sue condizioni fisiche, definite dallo stesso giocatore “preoccupanti” anche per il proseguio della sua carriera.
Analizzando quindi la squadra nel suo complesso si nota come Washington abbia 4/5 del quintetto ben mixati per talento ed esperienza, e nonostante il livello molto modesto della Eastern Conference, ciò non è bastato loro per agguantare i playoff. Difatti analizzando le statistiche a loro dedicate non si può trascurare il terzultimo posto per punti a partita (93.2) ed il penultimo per punti in pitturato (36.9), quest’ultimo indice di un sistema di gioco imperniato principalmente sulle penetrazioni di Wall e le conclusioni dal perimetro di Beal e Webster.
Rispetto al passato burrascoso (e allo spogliatoio sempre troppo ingestibile) questi Wizards sembrano quasi una squadra normale, ed aver concluso la regular season davanti a Charlotte Bobcats, Orlando Magic e Cleveland Cavaliers è senza dubbio una prima grande vittoria del nuovo corso targato John Wall; tuttavia il motore di questa squadra non va affatto depotenziato o fatto girare a folle, ma va revisionato ed aggiornato al fine di guadagnare qualche cavallo in più da utilizzare nella prossima corsa ai playoff.