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Juan José Millás: Racconti di Adulteri Disorientati
Creato il 13 marzo 2013 da Alessandro Manzetti @amanzettiNato a Valencia nel 1946, Juan José Millás è ritenuto uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei, un peccato non averlo conosciuto prima, ora sono incuriosito anche dalle sue altre opere: Non guardare sotto il letto (Il Saggiatore 2002), La solitudine di Elena (Einaudi 2006), Laura e Julio (Einaudi 2007). Chissà se ritroverò il suo ironico surrealismo e i suoi personaggi così vividi e insieme inafferrabili, i protagonisti delle storie di Racconti di Adulteri Disorientati. Ecco cosa ci racconta la quarta di copertina: «Proprio ora, si stanno commettendo nel mondo milioni di adulteri nei luoghi più convenzionali che si possano immaginare, ma anche nei più strani. Ci sono adulteri al pomeriggio, alla mattina, alla notte, all'alba, nei fine settimana e nei giorni lavorativi. I posti in cui si consuma l'infedeltà sono i più svariati, dagli appartamenti che sanno di cipolla agli alberghi di terza categoria, passando da cantine, automobili, stanzini della fotocopiatrice o palazzi. E ognuno di questi luoghi è come una bolla al cui interno fluttuano due persone che per qualche ora riusciranno a evadere le coordinate spazio-temporali. Gli adulteri fornicano, parlano, litigano o piangono all'interno di un compartimento stagno in cui della realtà esteriore giunge soltanto l'ossigeno». Ma come raccontavo per il titolo, questa descrizione non rende giustizia ai contenuti, allo stile onirico e bagnato dell'autore, ai sottotesti assai efficaci, alla graffiante ironia, come spesso accade. Per questo la mia lettura del libro era iniziata con sospetto, con distrazione. Ma sono bastate un paio di storie per convincermi dell'ottima fattura di questa originale raccolta di racconti tematica, che vale la pena di leggere. Per evitare di scrivere una "nuova quarta di copertina", e non riuscire a trasmettere l'anima del libro e della narrativa di Millás, oltre queste succinte riflessioni personali preferisco affidarmi alle parole dell'autore, alle sue storie. Di seguito quindi trovate la pubblicazione integrale di uno dei racconti, Il Divano Letto, così da entrare nelle porte scorrevoli, trasparenti, nei mondi nascosti, impregnati di odori pensieri, di allegria e solitudine dei Racconti di Adulteri Disorientati. Il Divano Letto di Juan José Millás da Racconti di Adulteri Disorientati (Einaudi, 2004) L'adultero entrò con l'adultera nell'appartamento e vide un divano letto aperto in mezzo al soggiorno. - Bene, che te ne pare del posto? - domandò l'adultero con una espressione radiosa. - E' nostro fino alle dieci di stasera. Possiamo usare il mobiletto dei liquori e mangiare la frutta che c'è in frigo. Adesso, se vuoi, preparo una macedonia. - Ma dov'è la camera da letto? domandò inquieto l'adultero. - Quale camera da letto? E' questa la camera da letto. Non vedi il letto? - Allora non è un appartamento, è una garçonnière. - E che differenza fa? - Mi avevi deto che era un appartamento. - Si può sapere che ti prende? - Non è per il posto, è per il divano letto. L'adultero, dopo le insistenze di lei, confessò di avere paura di quei mobili perchè la sua prima moglie era stata divorata da uno di essi. - Stava facendo un sonnellino quando si chiuse di colpo, come una bocca. Poi si riaprì, ma lei era sparita. Più tardi lessi su "National Geographic" che i divani letto hanno bisogno di tanto in tanto di ingoiarsi un corpo. O due, se sono sposati. Capirai bene che non voglio infilarmi lì dentro con te. L'adultera fuardò l'amante con un'espressione tra il divertito e il perplesso. - Allora direi, - precisò infine, - che potresti regalare un divano letto alla tua seconda moglie, e vedere se si inghiotte anche lei. Dato che non sei capace di divorziare, postresti almeno farla sparire. - Lo sapevo che non ci avresti creduto, per questo non te lo volevo raccontare. Abitavamo a Cuatro Caminos. - E questo cosa c'entra? - Perchè qui siamo a Bravo Murillo, no? Dai, è successo qui accanto. Non penserai che con un simile ricordo io riesca a concentrarmi. L'adultera si diresse verso la piccola cucina americana, situata in fondo alla stanza, aprì il frigorifero, prese un'aranciata e si mise a parlare con un'espressione concentrata. L'adultero capì che la donna si stava incattivendo, ma non sapeva come evitarlo. Per non rimanere senza far niente, si diresse alla finestra, scostò un poco le tendine e osservò sconsolato il traffico. Aveva lasciato l'automobile in un parcheggio, situato due vie più in giù, e avrebbe voluto esserci a bordo, da solo, e tornarsene a casa. - E allora? - domandò l'adultera infilandosi in bocca uno spicchio d'arancia, con la bufera sul punto di scoppiarle nella testa. Si potevano già vedere dei piccoli lampi tra le ciocche dei capelli. - Se vuoi, possiamo far l'amore per terra, - concesse l'adultero. - Facciamola finita, - disse l'adultera - tu vuoi solo fare porcherie. E le porcherie valle a fare con tua moglie, o con tua madre. - Sai perfettamente che a me piacciono le cose normali, - si difese lui. - Allora quello che cercavi è un motivo per troncare, e credo che ci sei riuscito. Detto ciò l'adultera gli tirò in faccia la metà dell'arancia rimasta, prese la borsa e uscì furibonda dall'appartamento. L'adultero si pulì la fronte con una mano, e per qualche istante rimase indeciso sul da farsi. Voleva darle il tempo di allontanarsi, ma non così tanto da potersi pentire e tornare indietro. Si sedette sull'unica sedia della stanza, e mentre prendeva una decisione guardò spaventato gli oggetti della garçonnière che parevano attendere una sua distrazione per lanciarsi su di lui. Non può andare avanti così, si disse. Allora, dopo essersi spogliato lentamente, s'infilò nel divano letto, chiuse gli occhi, e attese con paura e ansia il momento in cui sarebbe stato divorato dal mobile. Poi, mentre spariva attraverso un condotto gastrico fatto di lenzuola, udì aprirsi la porta dell'appartamento e potè sentire il grido spaventato dell'adultera che lo chiamava da un posto in cui erano stati insieme, ma non fu capace di tornare indietro.
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