L'
Ebola è una cosa seria. Se c'è un motivo per cui l'Italia mi fa rabbia è l'approssimazione con cui i miei connazionali, peggio ancora quando sono pure colleghi, affrontano spesso certe questioni. La terribile malattia originaria dell'Africa sub-sahariana, fino a prova contraria, in Italia non c'è. I presunti casi che hanno scatenato solo le solite, inutile e dannose psicosi (soprattutto nella loro variante 2.0), si sono rivelati intanto episodi di altre malattie, perlopiù
malaria. Ciò non toglie che l'attenzione sia e debba essere massima. Ma siccome io in
Africa ci sono stato, peraltro proprio nel Paese in cui quel virus fu scoperto nel 1976, e ho adottato tutte le misure obbligatorie e consigliate di profilassi e prevenzione per le malattie infettive tropicali, mi infastidisce la sciatteria con cui si tratta l'argomento. In particolare dando voce a chi non ha competenza tecnico-scientifica in materia e finisce, a volte scientemente, per diffondere messaggi più pericolosi dello stesso virus.
Continuare ad additare la
Sicilia come luogo a maggior rischio in Europa è un'operazione che comincia a diventare sospetta quando a farlo sono movimenti politici o associazioni di categoria che hanno sempre fatto del populismo, della demagogia e di un razzismo neanche tanto strisciante la loro ragion d'essere. Per non dire di quei banditi che usano i social network come cassa di risonanza delle peggiori schifezze. Come l'imbecille che due mesi fa fece quella cosa oscena su Facebook, con il post che parlava di tre casi di ebola a Lampedusa. E certo, come ti sbagli? Le associazioni e gli abitanti e le istituzioni dell'isola hanno chiesto un risarcimento di 10 milioni di euro per la pessima pubblicità. Una bufala vergognosa che però si era beccata i suoi bei 26mila "mi piace". Perché gli imbecilli, ovvio, non sono mai soli.
L'azienda americana Giant Microbes produce peluche a forma di batteri e virus. Sul serio.
Quello di Ebola è attualmente tutto esaurito. Loro lo chiamano "il T.Rex dei mircobi"...
Non si possono agitare certezze né in un senso né nell'altro: la malattia è pericolosissima e la Sicilia si trova in una posizione di debolezza, geograficamente parlando. Epperò i casi finora conclamati, avvenuti tutti in altri Paesi europei o negli Stati Uniti, NON in Italia né figurarsi in Sicilia, riguardano tutti gente arrivata con voli intercontinentali, non con carrette del mare. Guarda un po'. Allora sarebbe meglio non fare allarmismo e impegnarsi nei controlli e nella prevenzione, per evitare di essere stupidamente impreparati quando disgraziatamente dovesse mai arrivare un malato di ebola in Sicilia. E non lasciare a razzisti e incompetenti il potere di decidere. Per questo esistono le tanto vituperate istituzioni: in Sicilia c'è una giunta regionale, per quanto traballante, e c'è un'assessore alla Salute, che si chiama Lucia Borsellino e giustamente informa i 5 milioni di siciliani (e altre decine di milioni di connazionali) che, per esempio, quello svizzero ricoverato a
Palermo ha la malaria e non la EVD (
Ebola virus disease). Così come ci sta pure che il presidente della Regione, Crocetta, provi a ragionare a mente fredda sulla psicosi: «Chiunque ha un banale
raffreddore pensa di avere l’Ebola. Ho visto un allarme eccessivo, un vero e proprio panico. Sarebbe meglio che le persone si vaccinassero contro l’influenza così non pensano al virus in caso di influenza».
La cosa è seria, ribadisco. Parlino scienziati, medici, esperti. Tacciano razzisti, fascisti, xenofobi, allarmisti e complottisti. Parlino i
ministri e le autorità. Tacciano quelli a cui non pare vero mettere insieme in un unico indistinto calderone di odio Sicilia e Africa. E tacciano quelli che scrivono «Alfano sarai processato se di ebola morirà un italiano». Se non altro perché, suvvia, la rima è riuscita proprio male.