L’espressione Jump the Shark fa riferimento a quell’episodio della quinta stagione di Happy Days in cui Fonzie pratica sci nautico e scommette di riuscire a saltare su uno squalo, sempre indossando il giubbino di pelle. In generale, si usa per indicare il momento, generalmente post-picco, in cui una narrazione perde mordente, credibilità e contatto con la realtà, facendo scemare l’interesse di uno spettatore o lettore. In senso esteso, indica anche l’inizio della fine o punto di non ritorno di una situazione.
O di una relazione, nel mio caso. Il mio migliore salto dello squalo si è verificato poco più di 2 anni fa, quando uscivo con un ragazzo appassionato di surf, snowboard, sci alpinismo e di una cosa della quale ignoravo l’esistenza: le vie ferrate. Prontamente ribattezzato dal mio giro di amiche “Sporty Spice”, il ragazzo era bello come il sole, buono come il pane ma anche scemo come un paracarro. Piuttosto intuitivo, però, perché dopo 2 uscite mi aveva già inquadrata per la pesaculo grattaballe masticabiscotti viziata che sono. Si individua il mio momento shark quando una domenica decisi di dimostrargli che all’occorrenza sono svelta e agile come una lepre. Mi alzai all’alba, imbottii 7 panini di frittata e camminai ore e ore. Siccome se non lo condividi NON E’ MAI ACCADUTO, mi feci immortalare in fotografie comprovanti la mia atleticità, prontamente postate su Facebook in un album dal titolo “Capretta di montagna”. Non dovetti risultare molto credibile, perché mi scaricò dicendo che non era pronto ad una relazione seria*. Niente e nessuno mi toglierà dalla testa l’idea che il nome dell’album non fosse abbastanza evocativo.
ricordatevi di fare sempre stretching
*Anche lui fu poco credibile: 3 mesi dopo si mise con una che fa la fotografa agli eventi sportivi e stanno ancora insieme.