Herr Jurgen Stark è un banchiere tedesco che siede nel board della Bce in rappresentanza del suo paese. Ufficialmente i membri del direttivo della Banca Centrale Europea dovrebbero essere dei tecnici superpartes, in realtà non lo sono perché, comunque, devono in qualche modo rispondere ai criteri ispiratori della politica dei governi che li hanno nominati. Che la Germania non abbia in grande stima l’Italia è un fatto risaputo, anche se sarebbe meglio dire che è Angela Merkel a non stimare affatto Silvio Berlusconi. La conseguenza di questo starsi antipaticamente sulle palle, è che la Cancelliera tedesca pur di mettersi di traverso a Silvio, e di non dargli una mano sotto il profilo economico, preferirebbe acquistare di più i bond haitiani e del Burkina Faso piuttosto che quelli italiani. Herr Stark, che conosce benissimo il pensiero di Angelina, quando si è trattato di decidere se acquistare o meno debito pubblico italiano e spagnolo, ha detto un “nein” che ha colto tutti di sorpresa meno, chissà perché, il nostro Mario Draghi che l’aveva sinistramente profetizzato: “L’acquisto dei Btp italiani da parte della Bce – aveva detto l’uscente Governatore della Banca d’Italia appena qualche ora fa – non lo darei affatto per scontato”. La conseguenza del diniego all’acquisto da parte di Jurgen Stark è stata che, messo in minoranza, si è dimesso, provocando uno sconquasso finanziario costato ai mercati europei 154 miliardi di euro. Tradotti in percentuali significa che la borsa di Milano ha perso il 4,93 per cento, quella di Parigi il 3,60, di Francoforte il 4,4, di Madrid il 4,44 e di Londra il 2,35. A prescindere dalla fiducia zero che la Germania ha nei confronti del “sistema Italia”, c’è da dire che il principe dei piacioni non ha mosso un dito per mettere nelle condizioni Angela Merkel di cambiare opinione nei nostri confronti anzi, dal punto di vista umano il rapporto fra Silvio e Angela (che avrà pure le palle ma sempre donna è), è andato peggiorando con il tempo. Invece di usare con la Cancelliera i modi degni di un gentleman vero, Silvio l’ha sempre trattata come una qualsiasi badante moldava, perpetrando nei suoi confronti sgarberie che nessuna donna (badanti comprese) avrebbe mai tollerato. Prima gli fa “cucù” a Trieste prendendola per scema, poi la fa aspettare per mezzora sulla porta al vertice Nato di Baden Baden fino a farsi mandare al diavolo, infine, parlando al telefono con un non identificato interlocutore, le da della “culona inchiavabile”. Ora, pur con tutta la buona volontà e lo spirito di solidarietà che dovrebbe animare i 27 della UE, come si può pretendere che un capo di governo donna trattato in questa maniera ci dia una mano nel momento del bisogno? Cos’è se non una pia illusione? Il problema di Silvio è che lui ha un rapporto molto esclusivo, diremmo sceiccale, con il gentil sesso. Partendo dal presupposto psico-esistenziale che le donne sono poco più che delle bambole gonfiabili (che comunque sul mercato costano qualche centinaio di euro e non milioni come quelli che lui spende abitualmente per il silicone), tende a dividerle in due categorie: le bonazze e le cozze. Con le prime spende tutto il suo charme e tiene costantemente aperto il portafogli, con le seconde si comporta da cafone, non riuscendo a mascherare tutto il disprezzo che prova nei confronti di chi non è stata beneficiata né dalla natura né dal chirurgo estetico. Da amante del bello costruito ad arte quale si ritiene, Silvio quando incontra una donna che non risponde ai suoi gusti estetici da di matto e corre il rischio di rimediare figuracce come quella con la Regina Elisabetta II^ d’Inghilterra che, di notte, sente ancora le urla di Silvio a Buckingham Palace mentre chiama Obama. Oramai conosciuto in tutto il mondo come la “mano morta” della politica, fedele prosecutore della tradizione dei pomicioni della linea 64 per San Pietro, i capi di stato e di governo preferiscono non presentare più a Silvio più mogli, figlie, sorelle, cugine, nipoti e neppure le tate e le governanti, perché se poco poco sta infoiato non si salvano manco loro.
Magazine Politica
Jurgen Stark si dimette e le borse vanno a picco. Così Silvio impara a chiamare la Merkel “culona inchiavabile”!
Creato il 10 settembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Herr Jurgen Stark è un banchiere tedesco che siede nel board della Bce in rappresentanza del suo paese. Ufficialmente i membri del direttivo della Banca Centrale Europea dovrebbero essere dei tecnici superpartes, in realtà non lo sono perché, comunque, devono in qualche modo rispondere ai criteri ispiratori della politica dei governi che li hanno nominati. Che la Germania non abbia in grande stima l’Italia è un fatto risaputo, anche se sarebbe meglio dire che è Angela Merkel a non stimare affatto Silvio Berlusconi. La conseguenza di questo starsi antipaticamente sulle palle, è che la Cancelliera tedesca pur di mettersi di traverso a Silvio, e di non dargli una mano sotto il profilo economico, preferirebbe acquistare di più i bond haitiani e del Burkina Faso piuttosto che quelli italiani. Herr Stark, che conosce benissimo il pensiero di Angelina, quando si è trattato di decidere se acquistare o meno debito pubblico italiano e spagnolo, ha detto un “nein” che ha colto tutti di sorpresa meno, chissà perché, il nostro Mario Draghi che l’aveva sinistramente profetizzato: “L’acquisto dei Btp italiani da parte della Bce – aveva detto l’uscente Governatore della Banca d’Italia appena qualche ora fa – non lo darei affatto per scontato”. La conseguenza del diniego all’acquisto da parte di Jurgen Stark è stata che, messo in minoranza, si è dimesso, provocando uno sconquasso finanziario costato ai mercati europei 154 miliardi di euro. Tradotti in percentuali significa che la borsa di Milano ha perso il 4,93 per cento, quella di Parigi il 3,60, di Francoforte il 4,4, di Madrid il 4,44 e di Londra il 2,35. A prescindere dalla fiducia zero che la Germania ha nei confronti del “sistema Italia”, c’è da dire che il principe dei piacioni non ha mosso un dito per mettere nelle condizioni Angela Merkel di cambiare opinione nei nostri confronti anzi, dal punto di vista umano il rapporto fra Silvio e Angela (che avrà pure le palle ma sempre donna è), è andato peggiorando con il tempo. Invece di usare con la Cancelliera i modi degni di un gentleman vero, Silvio l’ha sempre trattata come una qualsiasi badante moldava, perpetrando nei suoi confronti sgarberie che nessuna donna (badanti comprese) avrebbe mai tollerato. Prima gli fa “cucù” a Trieste prendendola per scema, poi la fa aspettare per mezzora sulla porta al vertice Nato di Baden Baden fino a farsi mandare al diavolo, infine, parlando al telefono con un non identificato interlocutore, le da della “culona inchiavabile”. Ora, pur con tutta la buona volontà e lo spirito di solidarietà che dovrebbe animare i 27 della UE, come si può pretendere che un capo di governo donna trattato in questa maniera ci dia una mano nel momento del bisogno? Cos’è se non una pia illusione? Il problema di Silvio è che lui ha un rapporto molto esclusivo, diremmo sceiccale, con il gentil sesso. Partendo dal presupposto psico-esistenziale che le donne sono poco più che delle bambole gonfiabili (che comunque sul mercato costano qualche centinaio di euro e non milioni come quelli che lui spende abitualmente per il silicone), tende a dividerle in due categorie: le bonazze e le cozze. Con le prime spende tutto il suo charme e tiene costantemente aperto il portafogli, con le seconde si comporta da cafone, non riuscendo a mascherare tutto il disprezzo che prova nei confronti di chi non è stata beneficiata né dalla natura né dal chirurgo estetico. Da amante del bello costruito ad arte quale si ritiene, Silvio quando incontra una donna che non risponde ai suoi gusti estetici da di matto e corre il rischio di rimediare figuracce come quella con la Regina Elisabetta II^ d’Inghilterra che, di notte, sente ancora le urla di Silvio a Buckingham Palace mentre chiama Obama. Oramai conosciuto in tutto il mondo come la “mano morta” della politica, fedele prosecutore della tradizione dei pomicioni della linea 64 per San Pietro, i capi di stato e di governo preferiscono non presentare più a Silvio più mogli, figlie, sorelle, cugine, nipoti e neppure le tate e le governanti, perché se poco poco sta infoiato non si salvano manco loro.
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