Scritto, diretto e prodotto da Rachid Bouchareb (London River, Uomini senza legge), Just Like a Woman costituisce la prima parte di una trilogia ideata per indagare e descrivere il cambiamento culturale in atto nei rapporti tra gli Stati Uniti ed il mondo arabo.
Due donne divise da una diversa cultura, sono unite da un comune destino e dall’amore per la danza. Così quando decidono di scappare dalle loro vite difficili e senza più senso, si ritrovano sulla stessa macchina, in viaggio verso qualcosa di meglio.
Due donne con uomini problematici al loro fianco, un viaggio in auto, le immense strade americane. Certo non è difficile pensare a Thelma e Louise, il capolavoro immortale di Ridley Scott. Non bisogna però farsi portare fuori strada. Non siamo forse di fronte a qualcosa di così immediato e genuino, ma Just Like a Woman non è una copia, è un film che può brillare di luce propria e che vale la pena di vedere.
Iniziamo a conoscere le protagoniste. Marylin (Sienna Miller- Capodanno a New York) è una ragazza bianca, con un marito fannullone da mantenere ed un lavoro noioso. L’unica sua valvola di sfogo è la danza del ventre, in cui si dimostra anche davvero brava. Un giorno tutto crolla: il capo la licenzia e lei, tornando prima a casa, scopre che il marito la tradisce con un’altra. Marylin si vuole allontanare da tutto questo. Così prende la macchina ed inizia un viaggio attraverso tutto il paese per cogliere la possibilità di cambiare la propria vita.
Nel frattempo, Mona (Golshifteh Farahani – Pollo alle prugne) è una giovane ragazza araba, vessata da anni di insulti della suocera che soprattutto la incolpa di non averle ancora dato un nipote. Un giorno, a causa di un fatale errore, Mona contribuisce a mandare all’ospedale la suocera e, presa dal panico, scappa in strada. È qui che trova Marylin ed è qui che subito accetta di andare con lei verso l’ignoto, ma lontano da lì.
I due personaggi sono evidentemente le due facce della stessa medaglia: donne moderne ed indipendenti, ma pur sempre vittime di pregiudizi, radicati in culture differenti. Ed ecco che le due donne sembrano fondersi in un’unica entità, complice anche la forte alchimia presente tra le giovani attrici.
Un film quindi con un forte messaggio e connotazioni sociali, ma non per questo meno godibile e meno capace di far sorridere. Due ragazze ed un’avventura per scappare dalla violenza domestica fisica e verbale, dal lavoro senza giusto riconoscimento, dagli strascichi di antichi pregiudizi. Un’evasione che fa sognare.
Dal 7 marzo al cinema.
di Mara Telandro










