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Just love

Da Miwako
JUST LOVEC'erano fiori ovunque. Fiori bianchi e perfetti che al tatto avevano la consistenza della seta. Un sole sorprendentemente possente illuminava quella mattina di inizio ottobre, scaldando i corpi, scaldando i cuori. Nuvole di tulle immaccolato, metri e metri di seta purissima, fili di perle, fruscio di abiti mai indossati prima, profumi di cento persone mescolati a creare l'irriproducibile fragranza di un giorno felice, un giorno in cui ci si concede di sognare un po'di più, in cui ogni cosa sembra possibile, anche una promessa d'amore eterno. L'ho vista nel giardino di casa sua, a ricevere abbracci e congratulazioni sentite da amici e parenti, era radiosa e serena, nessuna agitazione, solo un sorriso di vera gioia a dipinto in faccia; i capelli raccolti sulla nuca, con qualche ciuffo che scendeva disattento ad incorniciarle il volto, le spalle scoperte, il collo disadorno e un velo bianco che scendeva su di lei come zucchero filato su un bastoncino. E li, forse per la prima volta, ci ho viste come mai prima. Donne. Siamo cresciute l'una accanto all'altra dai tempi dell'asilo, insieme ne abbiamo passate tante, così tante che quasi ogni ricordo che ho è legato ad almeno una di loro. Non ho ancora metabolizzato il tutto, se penso a noi, immediatamente ci rivedo sedicenni sedute per terra in piazza a ridere e chiacchierare, mentre i miei occhi mi rimandano un'immagine diversa, cresciuta. Lei era bella come non mai, e non era il vestito di finissimo cady color burro, o il trucco impeccabile, era bella di una bellezza che scaturisce solo da dentro, di quelle che per un attimo tolgono il fiato, di quelle insindacabili. E poi c'era lui, così emozionato da sembrare un bambino al primo giorno di scuola, con l'ansia e, allo stesso tempo, la voglia irrefrenabile di cominciare, di vederla scendere dalla macchina e aspettarla in cima a quei tre scalini, inizio simbolico di una scalinata ben più lunga. Sgabelli di velluto rosso, bouquet tra le mani, noi a fare da damigelle, elettricità nell'aria, paura, fiducia, rumore di tacchi, sospiri trattenuti, gozzo alla gola, l'Ave Maria di Schubert, promesse, applausi, risate, lacrime, fotografie, buon cibo, buona compagnia e felicità profusa nell'aria. Porterò con me questo piccolo giorno straordinario, ricordando il momento in cui mi sono resa conto che non siamo più delle bambine; ricordando l'esatta sensazione di stupore che ho sentito nel constatare che crescere, diventare adulti, non è niente male; cercando di imprimere dentro di me con quanta più forza possbile la rara sensazione che ho provato nel sorprendermi a pensare che, tutto sommato, promettersi amore eterno non sia qualcosa di completamente folle. Persino ai miei occhi.

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