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Kampala

Creato il 25 settembre 2011 da Dragor

   “Accidenti, quando arriva Kampala?” ho sbuffato dopo 10 ore di viaggio in un autentico pullmann Jaguar degli anni 50 riciclato per l’occasione. “Ci siamo dentro”, ha detto il tizio sul sedile davanti. Ho guardato fuori, ma si vedeva solamente qualche baracca. “Tutto qui?”, ho pensato deluso.  Ma nello stesso tempo l’ho sentito… un fremito profondo che sembrava scaturire dalle viscere della terra, un soffio possente simile al respiro di un immenso drago che si stesse svegliando dopo una notte di sonno. Poi l’autobus ha superato una curva e al chiarore livido di un crepuscolo nuvoloso, ho visto. Una piovra con centinaia di tentacoli che si stendevano sulle colline in file su file di case perdendosi nelle misteriose profondita’ del buio più oltre, un traffico di ogni tipo di veicoli misto a un formicolio di pedoni con ogni tipo di carico in equilibrio sulla testa, donne con costumi colorati, musulmani in tunica, indiani, accattoni, rifiuti dappertutto, palazzi scintillanti, case annegate nella giugla, baracche miserabili, minareti, mercati.    

    Londra, ho pensato. Così, al tempo di Dickens, doveva apparire Londra al viaggiatore che arrivava dalla campagna. Poi, per qualche motivo, mi sono venute in mente le parole di Goethe mentre scende nella conca di Stuttgart decorata di meli in fiore: “O Stuttgart beata, accogli felice lo straniero.” Solo che al posto di Stuttgart c’era Kampala.

Dragor


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