Sarà che mi trovo al bivio fra comprare una macchina nuova o entrare nel novero di possessori di auto storiche malfunzionanti, ma da qualche tempo sono più sensibile alla pubblicità del settore che prima mi faceva azionare il mute del telecomando e mi spinge naturalmente anche alla lettura di caratteristiche e prezzi. Lo confesso nemmeno io riesco a sottrarmi del tutto alla condizione di consumatore. Però a volte proprio questa condizione consente di capire quale sia il livello di aperta e sfacciata menzogna nella quale viviamo: un piccolo esempio, certo ma anche un gradino di una scala che porta a qualsiasi livello.
Dunque compare l’immarcescibile Claudia Schiffer, evidentemente tenuta in animazione sospesa, per fare da madrina alla nuova piccola Opel , battezzata Karl dal nome di uno dei figli del fondatore della marca, il conte von Opel che si starà incessantemente rivoltando nella tomba da quando la sua marca è finita mani e piedi sotto il controllo dei ganassa della General Motors. Sono 20 secondi di spettacolino, quindi vi consiglio di vederlo prima di proseguire:
Bene ora sappiamo che la Opel Karl non sarà un miracolo di originalità, gusto, novità, bellezza ma perbacco è un prodotto dell’ingegneria tedesca, di quelli che wir leben autos e che non sgarrano una vite. Il concetto è ribadito fino alla noia perché evidentemente l’appeal dell’auto, al di là della sua validità o meno, è quello di appartenere a un brand generale e nazionale di cui la Opel beneficia pur lavorando nella logica Gm. Purtroppo però la Karl è costruita in Corea nello stabilimento di Incheon appartenente alla ex Daewoo. E questo sarebbe niente perché i coreani sono ottimi costruttori di auto, il peggio è che la progettazione è Gm , compreso il motore che e fa parte di una serie di propulsori di assemblaggio economico che comunque sono costruiti dovunque tranne che in Germania ( Michigan, Cina, Messico e Ungheria oltre alla medesima Sud Corea). Dunque cosa c’è di tedesco nella Karl? Zero. In effetti l’auto non sembra che la riedizione un po’ più umana della Spark venduta con marchio Chevrolet, sempre costruita dalla ex Daewoo e sorella quasi gemella della Opel Agila che ora esce di produzione pur consegnando il proprio motore alla nuova venuta. Non mi intendo di marketing, ma temo che le difficoltà in cui versa la Opel derivino proprio da questa progettazione che deve servirsi di pezzi preconfezionati, senza esprimere una vera personalità. Perché in effetti auto di questo tipo non sono né tedesche, né ammerregane , né coreane, non sono nemmeno pensate da progettisti e ingegneri, sono prodotti dei consigli di amministrazione.
Al di là di questo ( che però riflette la volontà delle multinazionali Usa di limitare quanto più possibile l’aggregazione di grandi gruppi europei tanto che hanno sempre sabotato la nascita di un possibile polo con Peugeot- Citroen, Opel e Fiat) ciò che va sottolineato è la totale menzogna che si evince da questa pubblicità la quale non è semplicemente evasiva, ma recita apertamente il falso, nonostante che le informazioni scritte in questo post non siano frutto di uno scoop, ma tranquillamente reperibili in qualsiasi rivista o sito che di occupa di auto. Come dire, si tratta di alterazioni del tutto gratuite sparate fidando nel fatto che l’informazione sia comunque soggetta all’emotività della pubblicità, superiore rispetto alla conoscenza e dunque alla realtà. E’ un segno dei tempi, anzi un vademecum dei tempi in cui viviamo.