Ho sentito al telegiornale questa notizia e vorrei pubblicarla per diffonderla nel mio piccolo il più possibile.
E’ iniziata una gara di solidarietà per aiutare Kate Omoregbe, ragazza nigeriana in carcere in Italia che rischia la lapidazione in patria se espulsa. La giovane infatti è stata condannata in Nigeria per aver rifiutato un matrimonio combinato e per non essersi convertita alla religione musulmana.
Kate Omoregbe è detenuta nella casa circondariale della città del Pollino e ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare in Nigeria il patibolo, la lapidazione e la morte per essersi rifiutata di sposare una persona molto più grande di lei per cui non prova alcun sentimento e per non volersi convertire, lei che è cristiana, alla religione musulmana
La sua Odissea inizia 15 anni fa quando, appena finita la scuola superiore, i suoi genitori cercano di farle sposare un anziano autista di quasi 60 anni che non conosce e non ama. I genitori la picchiano per obbligarla al matrimonio combinato e per convincerla a convertirsi. Per anni ha subito le minacce e le vessazioni della sua famiglia, sino a quando nel settembre del 2000 decide di fuggire di casa e dal suo paese. Girovaga per tre mesi tra il Niger, il Mali e il Marocco. Dorme in alloggi di fortuna. Viene aiutata da una donna di fede cristiana a Rabat. Cerca di arrivare in Europa e, dopo un viaggio avventuroso in mare durato due giorni, arriva in Spagna e pochi giorni dopo in Italia. Trova lavoro a Roma come badante, ottiene il permesso di soggiorno, divide nella capitale un piccolo appartamento con altre ragazze nigeriane. Una mattina di febbraio del 2008, mentre è sola in casa, viene perquisita la sua abitazione e trovata una piccola quantità di droga. Viene arrestata nonostante la ragazza abbia subito e sempre proclamato la sua innocenza. Lei sostiene di non avere nulla a che fare con quella droga. Viene comunque condannata a quattro anni e quattro mesi di carcere. Resta dieci mesi a Rebibbia e viene quindi trasferita nella casa circondariale di Castrovillari dove si trova da due anni e sei mesi. Il suo fine pena sarebbe il 16 novembre ma per gli abbuoni per la sua buona condotta, Kate infatti è definita una detenuta modello e per questo usufruisce anche della possibilità di lavorare alcune ore al giorno fuori dal carcere, sarà scarcerata nella prima decade di settembre. Per lei però a causa della condanna dovrebbe scattare, finita la dentenzione, l’espulsione dall’Italia. Se tornerà in Nigeria ad aspettarla ci sarà la lapidazione.
Queste le sue parole: “Io chiedo solo di poter restare in Italia, riprendere gli studi, laurearmi. Voglio costruirmi una famiglia, voglio difendere la mia libertà e la mia fede cristiana. Mi sono augurata tante volte di morire. Mi ha aiutato la mia fede cattolica. Oggi chiedo solo di essere salvata da una fine orrenda, dalla lapidazione”.
Queste sono le informazioni che ho reperito sul caso su internet, al telegiornale hanno detto che è stato fatto un appello al Presidente della Repubblica. Kate si è proclamata innocente ed estranea a quella droga trovata nell’appartamento dove viveva con altre ragazze. L’unica perplessità che ho su questa storia è che se l’hanno condannata un motivo secondo me ci sarà pur stato, forse i giornali ci hanno ricamato su la storia dell’innocente in carcere ma può darsi non sia così. In ogni caso questa ragazza se colpevole ha comunque pagato la sua pena ma se non avesse commesso alcun reato? Perchè rimandarla in patria quando ha già dovuto subire più di tre anni di carcere ingiustamente? Qualora fosse colpevole perchè, dopo la pena scontata in carcere, condannarla a morte così? Non si può fare un’eccezione sapendo che in Nigeria questa ragazza verrà uccisa?
AIUTIAMOLA!