Sembrava che Kateri Tekakwitha (1656-1680), il cosiddetto ‘Giglio dei Mohawk’ non ce la facesse a diventare santa, dato che aspettava dal XVII secolo e che dovesse accontentarsi di essere nominata Beata dal vecchio papa. E invece Benedetto XVI mi ha stupito e ha reso felici molti cittadini del Quebec, cattolici americani e indiani cattolici cui mancava una figura femminile che facesse da contrappeso in qualche modo alla Vergine di Guadalupe delle sempre più aggressive ondate di immigrati latinos in Canada. Così la riserva Mohawk di Kahnawake, l’antica Caughnawaga, ormai dentro la Grande Montreal, sede di almeno una decina di casinò on line, di un numero ignoto ma congruo di fabbrichette di sigarette di contrabbando vendute in strada e on line, oltre che nelle innumerevoli baracchette sulle strade delle riserve canadesi, avrà anche un nuovo impulso economico dal turismo religioso, che peraltro non era mai veramente cessato anche nei periodi più turbolenti, per visitare la chiesa di San Francesco Saverio a Kahnawake, Qc. Canada, dove si trova il Reliquiario della nuova Santa Kateri Tekakwitha. Prima di fare una biografia commentata di Kateri Tekakwitha, pronunciato ‘gaderi degag’uita’ in Mohawk, dove Kateri, è la forma Mohawk del francese Catherine, nome con cui fu battezzata, darò un breve quadro della colonia di New York (ex Nuova Amsterdam) e della Nuova Francia intorno a Montreal.
Le popolazioni di lingua iroquiana formano un cuneo all’interno di popolazioni di lingua algonchina e siouana nel nordest del continente nordamericano, un fenomeno che ha fatto supporre agli etnostorici che si siano insinuati da sud all’interno di quelle popolazioni più antiche. Un’ipotesi che sembra confermata dagli archeologi che hanno studiato la cultura Owasco, considerata l’antenata dei popoli iroquiani. Gli Owasco erano portatori di un modello di guerra più aggressivo, abitavano in villaggi fortificati formati da case lunghe dove dimoravano parecchie famiglie, praticavano un livello più avanzato e sedentario di orticultura basato sul mais, i fagioli e le zucche, e soppiantarono le comunità native della cosiddetta Point Peninsula Culture tra il 900 e il 1300 della nostra era. Erano portatori, anche se periferici, di elementi culturali meridionali legati alla caccia alle teste, al cannibalismo rituale e ai culti solari del cosiddetto Culto Meridionale della Morte delle tribù del Sudest. Lasciarono nel sudest i Cherokee, che abitavano un’area che va dalla Georgia alla North Carolina, e coltivarono una faida che durò secoli contro di loro. Gli iroquiani settentrionali si sparsero tra la Pennsylvania e il Quebec, dividendosi in lasche confederazioni di tribù, che combattevano i vicini, fossero essi di lingua algonchina o siouana oppure di lingua iroquiana. Gli etnostorici non sono concordi sulle date, ma in generale concordano che l’arrivo degli europei, con merci di grande prestigio, innescò un doppio processo, cioè un aggravarsi dello stato di guerra permanente che contraddistingueva il modo di vita tribale tradizionale, per sopraffare e/o by-passare i rivali commerciali nell’accesso alle merci europee e un rinforzo della tendenza a formare confederazioni tribali di mutuo soccorso. Il danno collaterale provocato dal diffondersi di epidemie rafforzò questi trend, data la necessità di rimpinguare con nuovi apporti di prigionieri le fila tribali depauperate dal crollo demografico. Quello che era un costume riservato a individui diventò di massa. I prigionieri di guerra che non venivano uccisi subito o non morivano di stenti lungo la via verso i villaggi dei catturatori potevano venire sacrificati con lunga tortura agli spiriti dei morti e al sole, potevano essere adottati in una famiglia per sostituire il deceduto (in teoria cessavano di esistere come persona perché davano un corpo allo spirito del morto, di cui ricoprivano il ruolo all’interno della tribù) oppure potevano restare schiavi. In tutti i casi la snazionalizzazione era violenta e brutale, e la minaccia di una morte lunga e dolorosa sempre presente se non si mostrava di essersi completamente integrati. Il tentativo di fuga era la dimostrazione che il processo integrativo non aveva avuto successo.
Nell’interno del Nordest si formarono una serie di confederazioni di cui alcune ci sono più note e altre meno; ognuna formò dei patti di alleanza con un gruppo differente di coloni europei e faceva capo a uno o più forti commerciali. I Susquehannock (o Conestoga) erano alleati degli svedesi di Fort Kristina, Nuova Svezia, nell’attuale stato di Delaware, che appoggiavano contro gli olandesi di Fort Nassau (Delaware), di Fort Orange (attuale Albany, capitale dello Stato di New York) e di Nuova Amsterdam (poi New York City). Gli olandesi erano alleati della famosa Confederazione degli Irochesi o Lega delle Cinque Nazioni, anche se in particolare con i Mohawk, che abitavano sul fiume Mohawk, e i vicini Oneida e commerciavano a Fort Orange. Dopo la caduta della Nuova Olanda, ceduta agli inglesi, questi ultimi ereditarono anche l’alleanza con gli irochesi delle Cinque Nazioni o Haudenosauneee. C’erano poi un certo numero di confederazioni più piccole o meno organizzate, di cui conosciamo poco perché furono assorbite dagli irochesi delle Cinque Nazioni o dagli alleati Uroni che ne ospitarono i profughi: i Wenro (tra lo stato di new York e la Pennsylvania), Neutrals o Attawandaron (sponde nord del lago ontario e Erie), gli Erie o Erieehronon (sponde sud del lago Erie e Ontario). Durante le Guerre del Lutto (Mourning Wars, più note come guerre del Castoro) all’inizio del XVII secolo si erano alleati alle più potenti Confederazioni Uroni (Wyandot e Petun) e ai francesi di Montreal e Cité de Quebec, ma questo non le salvò quando anche gli Uroni cedettero.
Gli irochesi veri e propri erano una confederazione di Cinque Nazioni (il vocabolo è usato in senso medievale, non ottocentesco ed è sinonimo di tribù all’inizio) composta, andando da est a ovest, da Mohawk, Oneida Onondaga, Cayuga e Seneca, cui si aggiunsero a livello diseguale i Tuscarora nel XVIII secolo come profughi da sud. La Lega degli irochesi è stata descritta da uno dei padri dell’antropologia, Lewis Henry Morgan che scrisse nel 1851 il classico La Lega degli irochesi che ispirò anche Marx e Engels e in generale l’antropologia marxista. Altre informazioni possono leggersi qui. Sugli Uroni esistono le classiche opere dell’etnostorico, antropologo e archeologo canadese BruceTrigger . Sulla storia degli irochesi molto bello il libro dello storico Dean R. Snow, The Iroquois, Boston, Blackwell Publishers, 1994.
Per un veloce sguardo sulla situazione recente c’è la parte sui Mohawk in Sandra Busatta, ETNONAZIONALISMO: TRE CASI AMERICANI. Nazionalismo Quebecois, Mohawk e Afrocentrismo qui. (segue)
Magazine Cultura
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Gantcho: un ponte fra lirica e musica moderna
Gantcho Boyadjiev nasce a Sofia, in Bulgaria, nel 1971 e, fin dall’infanzia, sviluppa la sua passione per la musica che, in seguito, si trasformerà in vera e... Leggere il seguito
Da Thoth
CULTURA -
“Colpa delle stelle” di John Green: film e romanzo a confronto
“Alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti. Ce l’ha insegnato uno scrittore che un tempo abbiamo amato. Ci sono giorni, e sono molti, in cui mi pesano l... Leggere il seguito
Da Alessiamocci
CULTURA -
Roma, mosaici e speculazione edilizia
Uno dei mosaici rinvenuti a piazza Albania (Foto: La Repubblica)(Fonte: "La Repubblica") - Morgan De Sanctis forse ancora non lo sa. Leggere il seguito
Da Kimayra
CULTURA, STORIA E FILOSOFIA -
Thomas Hirschhorn 3 “Easycollage” and 6 “Collage-Truth”
Al Man di Nuoro... Con 3 “Easycollage” and 6 “Collage-Truth”, Thomas Hirschhorn trasforma la “project room” del Museo MAN in un ambiente provocatorio, carico... Leggere il seguito
Da Roberto Milani
ARTE, CULTURA -
Tra il solstizio, la notte di San Giovanni, l’arrivo dell’estate. Qualche libro ...
AAVV, I RACCONTI DELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI, DAMSTER Se c’è una notte magica è proprio quella del 24 giugno, solstizio d’estate. Leggere il seguito
Da Atlantidelibri
CULTURA, LIBRI -
Novità di giugno – quarta parte
La quarta di copertina: Ametista si ritrova davanti a una bellissima casa stile neoclassico senza riuscire a ricordarsi come è arrivata fin lì e perché... Leggere il seguito
Da Martinaframmartino
CULTURA, LIBRI