Magazine Media e Comunicazione

Kayla Mueller “Ho imparato che anche in prigione si può essere liberi”

Creato il 15 febbraio 2015 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43

To the readers with the translator: sorry for any errors changing the meaning of sentences.

E’ il 14 aprile 2013, Susan Dabbous torna in Italia insieme ai compagni di prigionia

susan-dabbous-giornalista
 in Siria. Nelle interviste “ringrazia la Farnesina del cui aiuto non ha mai dubitato”. Racconta di essere stata trattata fisicamente bene,  di aver vissuto sotto la custodia di una donna e di aver condiviso con lei attività quotidiane, di non aver mai realmente temuto per se stessa sapendo di essere nelle mani di un gruppo di fede islamica.

john-cantlie-ostaggio
Nel recente articolo The Anger Factory, John Cantlie, ostaggio dell’Isis, scrive  “Pur essendo un prigioniero, sono stato trattato con il rispetto e l’educazione che non ho  mai ricevuto dal mio governo. Anche se ne avessi la possibilità, onestamente potrei tornare a vivere in un paese che ha disconosciuto gli altri cittadini britannici, tutte le loro famiglie, e me stesso in modo così sprezzante? Non credo.”

kayla-mueller-ostaggio-isis
Kayla Mueller è stata rapita dall’Isis e la sua prigionia è durata quasi due anni; si è conclusa sotto (o in conseguenza) un bombardamento della coalizione anti-Isis a guida americana. Nella lettera della primavera scorsa resa nota ora dalla sua famiglia scrive “ Sono in un luogo sicuro, completamente illesa e sana (ho acquistato peso in realtà); sono stata trattata con il massimo rispetto e gentilezza.”

Colpisce che sia Cantlie sia Kayla usino le stesse espressioni “rispetto e gentilezza“. Si può supporre che sia stato loro ordinato, tuttavia se la Dabbous libera avesse avuto una verità stridente da rivelare lo avrebbe fatto, dando un valore ancora maggiore all’azione liberatrice del nostro Governo.

Nel caos dell’insorgenza siriana ci sono molti “attori” e non tutti sono effettivamente ciò che dicono di essere. Nello stesso periodo del rapimento del gruppo di Susan Dabbous e Amedeo Ricucci, in Siria vennero catturati Pierre Piccinin e Domenico Quirico i quali, al contrario, hanno raccontato di maltrattamenti e terrificanti finte esecuzioni. Quirico, però, è preciso “Una banda di comuni banditi travestiti da Islamisti e rivoluzionari. E’ stato un quotidiano viaggio nell’umiliazione… L’odio sarebbe la strada più facile, ma se li odiassi, sarei un uomo peggiore, sarei sequestrato ancora per sempre”.

Il secondo elemento che colpisce nella vicenda tragica degli ostaggi è la certezza degli italiani che il loro paese prenderà i contatti e farà quanto necessario per liberarli. La situazione dei cittadini americani e inglesi è disperante,  come lo stesso Cantlie descriva nel suo articolo di ottobre, perchè non è concepita altra azione che quella militare.
Per riuscire a salvare i propri connazionali, come riescono a fare l’Italia e molte altre nazioni, occorre un certo grado di indipendenza dai dettami di Washington. Non è così per la Giordania: il pilota Muaz Kasasbeah è stato ucciso ben prima del dubbio video che lo mostra arso vivo e, a differenza delle contestuali ridondanti dichiarazioni ufficiali, quando e da chi sia stato ucciso non è ancora accertato. Non hanno neppure rilevanza mediatica i retroscena della richiesta liberazione della detenuta alqaedista Sajida Al Rishawi (
vedere le documentazioni alla nota 1 in calce ) ma la loro vicenda ruota tutta intorno al fallito blitz americano dei primi di gennaio per liberare il pilota.

C’è un interesse comune nel mostrare la faccia crudele e sanguinaria dell’Isis. E’ fuori luogo cercare di delucidarlo qui, ma lo si evince dalle notizie, dai video, dai comunicati di entrambe le parti. Si può solo ricordare che è l’efferatezza delle esecuzioni mostrate, e non il rispettoso trattamento degli ostaggi, che permette all’Isis la visibilità di cui ha bisogno per arruolare e rafforzarsi, ed è questa visibilità a giustificare sempre più devastanti azioni della coalizione, le cui vittime civili non vengono riportate dai media d’occidente. 
L’intenzione qui è sottolineare l’aspetto umano di queste vicende delittuose, questa volta attraverso le parole di Kayla che in più riprese echeggiano quelle di Cantlie (il dispiacere per la sofferenza delle famiglie in primo luogo, e la richiesta ai parenti di non accollarsi il compito delle trattative). Esse descrivono l’evoluzione di un animo, già forte, verso un’eroica e serena accettazione psicologica della prigionia. “La verità, per chi lo vuole sapere, è che sto facendo del mio meglio in questa situazione” scrive Cantlie, sottolineando di non volersi commiserare. E Kayla: “Io non sono abbattuta, ho risorse per lottare, non importa quanto tempo ci vorrà”

Transcription of the original handwritten letter of  Kayla 
Traduzione in italiano da Il Post

kayla-mueller-handwritten-letter
A tutti voi, se avete ricevuto questa lettera significa che sono ancora prigioniera ma che i miei compagni di cella (a partire dal 2 novembre 2014) sono stati liberati. Ho chiesto loro di contattarvi e darvi questa lettera. È dura trovare qualcosa da dire. Sono in un posto sicuro e sto bene (ho persino messo su peso); sono stata trattata con rispetto e la massima gentilezza. Volevo scrivervi una lettera fatta come si deve ma non so quando se ne andranno i miei compagni, se tra giorni o tra mesi, quindi potrei non avere molto tempo; inoltre riesco a scrivere solo un paragrafo alla volta perché soltanto pensare a voi mi fa piangere.
Se si può dire che ho “sofferto”, in tutta questa esperienza, è solo per la consapevolezza della sofferenza a cui vi ho costretti; non vi chiederò mai di perdonarmi, dato che non merito perdono. La mamma mi ha sempre detto che alla fine della fiera quello che ti resta sempre davvero è Dio. Sono arrivata a quel punto in cui, in tutti i sensi, mi sono arresa al nostro creatore, perché non c’è letteralmente nessun altro… e grazie a Dio e alle vostre preghiere mi sono sentita teneramente cullata in questa caduta libera. Nelle tenebre mi è stata mostrata la luce e ho imparato che persino in prigione una persona può essere libera.
Mi sento grata. Ho capito che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo cercarlo. Prego ogni giorno che se non altro abbiate sentito un certo senso di vicinanza con me e che vi arrendiate a Dio anche voi, e che abbiate formato un vincolo d’affetto e sostegno tra di voi… Mi mancate tutti, come se ci tenessero separati forzatamente da dieci anni. Ho avuto molte lunghe ore per pensare, per pensare a tutte le cose che farò con Lex, alla nostra prima gita di famiglia in campeggio, al primo incontro all’aeroporto. Ho avuto molte ore a cui pensare a come soltanto in vostra assenza, a 25 anni, ho finalmente capito il vostro posto nella mia vita, il dono che ciascuno di voi è per me, la persona che sarei e che non sarei se non foste parte della mia vita, la mia famiglia, il mio sostegno. IO NON voglio che i negoziati per la mia liberazione siano un vostro dovere, se c’è qualsiasi alternativa coglietela, anche se richiede più tempo. Questa cosa non sarebbe mai dovuta diventare un peso per voi. Ho chiesto a queste donne di aiutarvi, per favore cercate il loro consiglio.Se non lo avete ancora fatto, [omissis] può contattare [omissis] che ha un certo tipo di esperienza con queste persone. Nessuno di noi poteva avere idea che ci sarebbe voluto così tanto tempo, ma sappiate che anch’io sto combattendo nei modi in cui mi è possibile e che ho ancora molta forza per lottare. Non mi sono spezzata, non mi arrenderò, non importa quanto tempo ci vorrà. Ho scritto una canzone mesi fa che dice: “La parte di me che soffre di più mi tira anche fuori dal letto, mentre senza speranza non rimarrebbe niente”. Il pensiero della vostra sofferenza è la fonte della mia, allo stesso tempo la speranza della nostra riunione è la fonte della mia forza.
Per favore, siate pazienti, offrite il vostro dolore a Dio. So che volete che resti forte. È esattamente quel che sto facendo. Non abbiate paura per me, continuate a pregare come faccio io, e se Dio vorrà presto saremo di nuovo insieme. Con tutta me stessa,
Kayla

nota1
– NBCNews When Did Jordan Find Out Hostage Pilot Muath al-Kasasbeh Was Dead?
- Sajida Al Rishawi e pilota giordano: lo shayk alqaesista Al Maqdisi: retroscena

Google+


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :