Ho sentito parlare per la prima volta di Kazuki Yamada nel 2009, quando il giovane direttore giapponese ottenne il Grand Prix de Direction e il Prix du Public al Concours international de jeunes chefs d’orchestre de Besançon, una delle rassegne più prestigiose del mondo, che tra i vincitori annovera nomi come quelli di Gerd Albrecht, Seiji Ozawa, Zdenek Macal, Sylvain Cambreling, Osmo Vänskä e Yutaka Sado. Nella diretta televisive della finale, la sua interpretazione fervida e appassionata della Symphonie Fantastique di Berlioz mi aveva impressionato positivamente. Dopo questa affermazione Kazuki Yamada, che attualmente risiede a Berlino, ha studiato alla Tokyo National University of Fine Arts & Music e si è perfezionato prima al Mozarteum di Salzburg e successivamente con Seiji Ozawa, ha diretto molte delle più grandi formazioni sinfoniche internazionali ed ha avviato una collaborazione regolare con le principali orchestre del suo paese e con l’ Orchestre de la Suisse Romande, dove è direttore ospite principale. Il trentacinquenne direttore giapponese è stato invitato per la prima volta a dirigere la Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR per il primo concerto della serie di appuntamenti in collaborazione con la Kulturgemeinschaft e l’ ascolto della serata alla Liederhalle ha confermato le mie impressioni positive su questo giovane talento del podio, a partire dalla splendida interpretazione della Tanzsuite di Bela Bartòk che apriva il programma della serata. La partitura, scritta nel 1923 in occasione dei festeggiamenti per il settantesimo anniversario dell’ unificazione di Buda e Pest, ha dato l’ occasione alla RSO des SWR di sfoggiare tutto il meglio delle sue capacità virtuosistiche, soprattutto negli interventi della sezione fiati. Sul podio, Kazuki Yamada ha mostrato un gesto sobrio ed efficace, con una notevole tecnica della bacchetta che gli ha consentito di sottolineare con perfetta precisione tutte le complicate scansioni ritmiche richieste dalla scrittura del compositore. Ne è risultata un’ interpretazione lucida, carica di una tensione espressiva perfettamente sviluppata fino a una conclusione spettacolare nella sua incandescenza. Sicuramente una delle migliori interpretazioni bartokiana da me ascoltate negli ultimi anni e che mi ha definitivamente convinto della classe di questo giovane talento direttoriale.
Nel Primo concerto di Liszt che completava la prima parte, Yamada ha fornito un eccellente sostegno strumentale a Dejan Lazic, trentasettenne pianista nativo di Zagreb e formatosi al Mozarteum, che in questi ultimi anni si è segnalato per alcune riuscite incisioni discografiche come quella del Secondo Concerto di Rachmaninov registrato insieme a Kirill Petrenko, premiata con l’ ECHO Klassik nel 2009, oltre che per la sua attività come compositore il cui risultato più recente è il Klavierkonzert im Istrischen Stil” op. 18, presentato quest’ anno in prima esecuzione assoluta all’ Aspen Festival. A partire dalle spettacolari ottave ribattute con cui il solista fa la sua entrata, Lazic ha messo in mostra una tecnica virtuosistica impeccabile nella sua completezza e un suono potente, cristallino e molto ben graduato nella dinamica, con trilli sgranati in maniera sempre precisissima e agilità impeccabili per nettezza e definizione, che si fondevano in maniera perfetta coi legni dell’ orchestra nel secondo movimento dove il pianista croato ha dato un bel saggio di equilibrio e respiro nella realizzazione delle linee melodiche. Ottimo anche il finale, scandito ritmicamente in maniera perfetta da Yamada e condotto a una conclusione che Lazic ha reso in maniera grandiosa e appassionata, ma anche con un notevole gusto e senza il minimo cedimento alla retorica. Una prova di notevole livello, sigillata da una delicata e trasparente lettura della Gondoliera dal Deuxième année: Italie degli Années de pèlerinage. In base a quanto ascoltato, si può dire che Dejan Lazic merita senz’ altro un posto tra gli interpreti lisztiani odierni in grado di dire qualcosa di nuovo e di personale.
Il programma si concludeva con la Quinta Sinfonia in si maggiore op. 55 di Alexander Glazunov, il compositore russo noto anche per essere stato l’ insegnante di Dmitri Schostakovich e ricordato oggi soprattutto per il balletto Raymonda e per il Concerto op. 82, che fu un cavallo di battaglia prediletto di violinisti come Jascha Heifetz e David Oistrakh. Gli influssi occidentali presenti nella produzione sinfonica di Glazunov trovano in questa partitura una delle espressioni più evidenti, sia nella forma classica della struttura che nella condotta orchestrale. Nello Scherzo che segue il primo tempo, la strumentazione e la scrittura presentano soluzioni derivate da Mendelssohn e Liszt combinate con melodie popolari russe. Notevoli sono anche la passionalità melodica dell’ Adagio e l’ amosfera drammatica e ricca di spettacolari cambi di atmosfera del Finale. La RSO des SWR ha suonato con una magnifica qualità di suono, fiati intonatissimi e archi dalla cavata ricca e densa nel timbro. Kazuki Yamada ha siglato magnificamente la sua prova con un’ interpretazione infuocata e passionale, sfruttando al massimo le possibilità coloristiche dell’ orchestra per una lettura assolutamente avvincente nella sua impetuosa drammaticità. Grandi applausi finali del pubblico che gremiva la Liederhalle per questa serata assai interessante sia a livello esecutivo che per un programma impaginato con grande raffinatezza.