Di Gabriella Maddaloni. Il premier ucraino Yatseniuk, citato da Interfax, dichiara che “oggi il governo deve approvare il programma di cooperazione annuale Ucraina-Nato. Dai nostri partner occidentali e dall’Alleanza atlantica ci aspettiamo un aiuto pratico e decisioni cruciali al summit del 4 settembre. Abbiamo bisogno di aiuto”.
Intanto, l’agenzia Unian informa che in territorio ucraino sono penetrati un centinaio di mezzi militari russi, composti da carri armati, missili Grad e autoblindo, diretti a Telmanovo, 80 km a sud di Donetsk. Un’altra colonna militare russa, composta da 6 missili Grad, 2 camion Ural con a bordo uomini armati e 8 camion Kamaz coperti, sarebbe invece diretta a Dmitrovka, 100 km a est di Donetsk.
Non è certo il tipo di notizie che ci si aspettava dopo l’incontro di Putin e Poroshenko a Minsk, dove i 2 capi di stato si erano pubblicamente accordati per mettere fine al sanguinoso conflitto in Ucraina orientale. Sulla sua pagina FB, il presidente ucraino aveva infatti dichiarato: “La strategia di pace che mira a sviluppare l’Ucraina è stata sostenuta da tutti i leader che hanno partecipato al vertice a Minsk, senza eccezioni”.
La situazione contrasta con quanto affermato in precedenza da Poroshenko da un punto di vista sia militare, che diplomatico. Nel primo caso, i combattimenti a Donetsk tra milizie ucraine e miliziani proseguono, continuando a dare tragici risultati. Le autorità locali riportano infatti l’uccisione di 3 civili negli ultimi scontri. Nel secondo caso, i miliziani filorussi fanno sapere di non essere stati invitati al Gruppo di Contatto tenutosi a Minsk, che avrebbe dovuto riunire i rappresentanti di Mosca, Kiev, Osce e miliziani stessi.