Tra i film presentati durante il Cinema Ritrovato 2015 Kikos è stato uno dei più interessanti. Sotto forma di un tragicommedia, le vicende dle contadino Kikos si svolgono intorno al 1920 nel corso della brevissima Prima Repubblica d’Armenia venutasi a creare a seguito del vuoto di potere immediatamente successivo alla Rivoluzione Russa. A capo della Republica c’era la Federazione Rivoluzionaria, il Dashnaktsutyun (Դաշնակցություն). La storia è tratta dall’omonimo racconto di Matvei Darbinian sceneggiato da Patvakan Barkhudarian e Matvei Darbinian.Un film come questo non deve stupire, l’Unione Sovietica in quegli anni si rivolse verso le periferie soffermandosi sui costumi locali. L’Armenia aveva quindi tutti i requisiti per essere protagonista di un suo “cinema”. Potete immaginare come la propaganda si celi anche in questi film “armeni” proprio perché voluti dal regime centrale. Prima di iniziare premetto che è passato tanto tempo dalla visione quindi potrei essermi confuso con qualche ruolo.
Kikos (Ambartsum Kachanian) è un contadino come tanti, che poco si interessa della politica quanto del suo bestiame. Quando scoppia la guerra contro l’armata sovietica egli vorrebbe defilarsi ma viene forzato dal comandante della città (Amasi Marirosian) a combattere per la repubblica. Kikos si ritrova al fronte e impaurito non riesce a sparare un colpo. Si ritrova così catturato dai comunisti e teme la pena capitale. Qui però incontra fortunatamente il suo amico Armen (Grachia Nersesian), diventato uno dei capi rivoluzionari, che conoscendo la sua indole lo grazia e lo invita ad unirsi al suo esercito. Ma Kikos non ha molta fortuna e poco dopo viene catturato dai repubblicani che, credendolo il capo dell’inserruzione comunista, organizzano un’esecuzione il pubblica piazza. Il timido e impacciato Kikos diventa allora davvero simbolo della rivoluzione e grazie a lui la popolazione trova il coraggio di ribellarsi ai malvagi repubblicani. L’Armenia entra allora a far parte dell’Unione Sovietica. A darne il via sarà proprio Kikos che imbraccerà finalmente il fucile contro i nemici dei soviet.
Kikos vuole essere un esempio di come la classe minuta possa, se unita, spodestare il regime tirannico e oppressore. In piccolo, questo esempio armeno mostra come la rivoluzione possa essere estesa a tutti i contesti e come tutti possano partecipare ad essa, anche “gli ultimi”. Questa idea rimanda chiaramente ad uno stereotipo nato con La Madre (Мать) di Pudovkin (1926), dove il “piccolo uomo” prende coscienza politica. Da contadino interessato solo alla sua terra, Kikos diventa un combattente, un eroe tragicomico pronto a sacrificarsi per la collettività. Il protagonista, Ambartsum Kachanian, si specializzò in ruoli buffoneschi e fu molto celebre in quegli anni in Armenia. Un personaggio del genere potrebbe sembrare poco adatto alla vicenda drammatico, ma aiuta forse a stemperare la vicenda rendendola meno cruda. La fotografia di Aleksandr Stanke è in linea con la produzione sovietica di questo tipo e regala interessanti spunti sul paesaggio e i costumi locali. Come potete immaginare non esiste una copia in dvd del film e festival come quello di Bologna rappresentano l’unico modo per affacciarsi a questa realtà più o meno locale.