Molto probabilmente mi attirerò gli strali della critica cinematografica on line che ha premiato con il Mouse d'Oro il film di Olias Barco, vincitore anche del Marc'Aurelio d'Oro alla Festa del Cinema di Roma, ma sinceramente non l'ho trovato così riuscito e irriverente come avrebbe voluto essere, questo film che deride la morte e il suicidio.Le aspettative di sarcasmo c'erano tutte per un film che avrebbe dovuto e voluto affrontare un tema tabù in maniera scorretta e sarcastica, ma alla fine la visione del film che sfrutta un bianco e nero volto ad accentuare l'alienazione di fondo che dovrebbe permeare e trasparire dalla vicenda narrata, non è così riuscita come ci si aspettava e come si è percepito dalle impressioni e dalle opinioni imperanti.Kill Me Please è un film costantemente caracollante, sempre sul punto di precipitare in un cattivo gusto che non diverte e che alla fine non riesce a far ridere dei suoi personaggi e delle situazioni paradossali di cui si dovrebbero fare portatori, sino ad un delirio e deliquio finale a tratti disturbante come la scena, altrettanto tale, del tentato stupro, proprio per quella resa involutamente drammatica, giocata su spunti ironici, che questa volta non ho saputo individuare.Kill Me Please è una continua contraddizione di scrittura e di messa in scena del racconto, con raccordi non sempre cristallini e con una rappresentazione dei principi di fondo sul tema della morte e del suicidio che fanno pensare più che ad un messaggio positivo, piuttosto ad una banalizzazione del contesto generale.Barco vorrebbe dirci che per quanto si desideri la morte, lo spirito di sopravvivenza alla fine prevale, ma lo esprime in maniera confusa, eccessiva, smaccatamente saccente e controproducente al suo film. Il tema è serio e avrebbe potuto essere oggetto di derisione e ironia, ma non in questa maniera, non con questo grottesco malriuscito che sfocia nel cattivo gusto e nelle cattive intenzioni ed eventuali cattive interpretazioni.Un film che può essere appunto letto negativamente sia da coloro che sono contrari a questo tipo di cliniche, cui si presume si rivolgano persone con problematiche serie ed effettive, sia da coloro che credono nell'operato delle suddette strutture. Insomma, un modo per scontentare tutti, non si sa se e quanto consapevolmente da parte del regista, ma che sicuramente non ha convinto il sottoscritto, che in fatto di film sarcastici e grotteschi nonché cinici è il primo ad apprezzarne il valore politicamente scorretto, quando ben mirato e rappresentato, ma in questo caso non siamo proprio dalle parti di quel cinema intelligentemente controcorrente.
Magazine Cinema
Molto probabilmente mi attirerò gli strali della critica cinematografica on line che ha premiato con il Mouse d'Oro il film di Olias Barco, vincitore anche del Marc'Aurelio d'Oro alla Festa del Cinema di Roma, ma sinceramente non l'ho trovato così riuscito e irriverente come avrebbe voluto essere, questo film che deride la morte e il suicidio.Le aspettative di sarcasmo c'erano tutte per un film che avrebbe dovuto e voluto affrontare un tema tabù in maniera scorretta e sarcastica, ma alla fine la visione del film che sfrutta un bianco e nero volto ad accentuare l'alienazione di fondo che dovrebbe permeare e trasparire dalla vicenda narrata, non è così riuscita come ci si aspettava e come si è percepito dalle impressioni e dalle opinioni imperanti.Kill Me Please è un film costantemente caracollante, sempre sul punto di precipitare in un cattivo gusto che non diverte e che alla fine non riesce a far ridere dei suoi personaggi e delle situazioni paradossali di cui si dovrebbero fare portatori, sino ad un delirio e deliquio finale a tratti disturbante come la scena, altrettanto tale, del tentato stupro, proprio per quella resa involutamente drammatica, giocata su spunti ironici, che questa volta non ho saputo individuare.Kill Me Please è una continua contraddizione di scrittura e di messa in scena del racconto, con raccordi non sempre cristallini e con una rappresentazione dei principi di fondo sul tema della morte e del suicidio che fanno pensare più che ad un messaggio positivo, piuttosto ad una banalizzazione del contesto generale.Barco vorrebbe dirci che per quanto si desideri la morte, lo spirito di sopravvivenza alla fine prevale, ma lo esprime in maniera confusa, eccessiva, smaccatamente saccente e controproducente al suo film. Il tema è serio e avrebbe potuto essere oggetto di derisione e ironia, ma non in questa maniera, non con questo grottesco malriuscito che sfocia nel cattivo gusto e nelle cattive intenzioni ed eventuali cattive interpretazioni.Un film che può essere appunto letto negativamente sia da coloro che sono contrari a questo tipo di cliniche, cui si presume si rivolgano persone con problematiche serie ed effettive, sia da coloro che credono nell'operato delle suddette strutture. Insomma, un modo per scontentare tutti, non si sa se e quanto consapevolmente da parte del regista, ma che sicuramente non ha convinto il sottoscritto, che in fatto di film sarcastici e grotteschi nonché cinici è il primo ad apprezzarne il valore politicamente scorretto, quando ben mirato e rappresentato, ma in questo caso non siamo proprio dalle parti di quel cinema intelligentemente controcorrente.
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