Magazine Cinema
Visto al cinema.
In una clinica tra le montagne si attua il suicidio assistito, si offre una possibilità di dignità a chi ha deciso di intraprendere l'ultimo viaggio (quanto sono enfatico); nel contempo il direttore si prefigge anche di tentare di far desistere chi non ne è pienamente convinto...
Ben presto però la clinica si riempirà di personaggi al limite del buonsenso mentre dovrà fare i conti, duramente, con l'ostracizzazione (estrema) dei montagnari del villaggio vicino.
Commedia nera che inizia come un film normalissimo; o meglio, il tema è trattato con ironia sopra le righe, ma non si ride (non so se la cosa sia intenzionale o meno); poi il film parte per la tangente, i morti (involtari) aumentano a dismisura e allora il cinismo e l'ironia vanno di pari passo. Nella seconda metà si ride, non sempre politicamente s/corretto, ma si ride.
Lodevole il fatto che le parti più atroci e disturbanti non siano quelle dei suicidi, ma al contrario l'assalto alla clinica o il tentativo di stupro, che stanno agli antipodi della perfezione formale del alvoro svolto nell'ospedale della morte.
Il problema è che la storia non quaglia... I personaggi quasi tutti a piombo nell'inizio, nel finale si mettono tutti ad agire da folli completi, sfuggono del tutto le intenzioni e le motivazioni per quasi tutti i gesti e il film si risolve in un pout pourri di uccisioni casuali.
Il problema è che il film è in sentore di cazzata indi fin dall'inizio (c'è pure il bianco e nero autoriale e la camera a mano alla "europea"), ma se nella prima metà sembra far parte del sottotipo "noioso", nella seconda fa parte delle sottoclassi "caos autoreferenziale" e "va come ti sgomento il benpensante con questa trovata contrissima al sistema costituito".
In definitiva il film diverte e intrattiene pure (nella seconda metà), ma non significa nulla, il nocciolo della trama non viene compreso e l'opera si risolve in un altro filmetto indi post-Kevin Smith (anche se decisamente superiore alla media).
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