Certi giorni l'asilo è il luogo della perdizione. Dico sul serio. La casa delle libertà (facciamo un po' come cazzo ci pare).
Le maestre (quelle vere) latitano e io (che tale propriamente non sono) mi trovo costretta a farne le veci senza avere l' autorevolezza necessaria per affrontare l'ingrato compito di contenere l'assalto dei nani "allo stato brado".
Perchè io ci gioco coi nanetti e di conseguenza non mi temono manco un po'.
Ed ecco il risultato di una lotta impari: il tavolino dei 3/4enni stamattina sembrava un campo di battaglia, completamente invaso di giocattoli "maschi".
Le femminucce (poracce) erano emigrate nella zona "cucina" a giocare a signora miaaa.
E così troneggiavano solo trattori, Jeep nere super ammortizzate, piste per le macchinine più animali di varie specie diverse e incompatibili tra loro. Orde di bambini (maschi) estatici e selvaggi ci si avventavano sopra gridando, spintonandosi, litigando furiosamente per il controllo di un pezzo di "pitta" dove mettere in atto furibonde scorribande con la fuoriserie, oppure combattevano all'ultimo sangue per il monopolio della chevrolet rossa fiammante, in un tripudio di "E'mmioooo!" "Lebati, c'ero piiima iooo" "Ahaaaa me l'hai rubbatoooo" "Ce l'abebo io lidammelo".
Fermo immagine e cono di luce.
In un angoletto del tavolo rimasto libero c'è lei, l'unica superstite del genere "nano femminens".
Lei, che sta stoicamente lottando per conservare il suo spazio vitale e convivere pacificamente con i barbari che la circondano, indifferenti al suo dramma per la sopravvivenza.
Lei, aggrappata con le unghie e i denti al suo foyo e ai suoi coloy.
Lei che nonostante gli insulti, le grida e i pugni volanti riesce a mantenere un'invidiabile calma serafica.
Sono l'unica testimone di un miracolo che sta accadendo lì, proprio sotto gli occhi di tutti: una pacifica opposizione a colpi di "non-violenza, solo tenace resistenza". Come una vacca indù, lo giuro.
Immobile, concentrata, determinata nel suo intento di portare a termine il "disegno pemamma".
A volte vorrei essere come lei: Martina.
Io invece (manco a dirlo) ho gli occhi iniettati di sangue, fatico per ottenere l'attenzione anche di una sola delle piccole belve e come ci riesco la perdo immediatamente, non appena un altro di loro approfitta della distrazione dell'avversario per afferrare l'oggetto lasciato incustodito.
La vena sulla tempia pulsa, sono sul punto di perdere il controllo di me (che quello della situazione l'ho perso da un pezzo) e gridare. Mi volto verso Martina, in un ultimo disperato tentativo di ritrovare l' autocontrollo (questo sconosciuto) e la ragione. Lei mi ricambia con uno sguardo compassionevole e in un candido sorriso proferisce la seguente perla di saggezza:
- Che ce voy fa maettra..so MASHCHI -
Silenzio (il mio). Mi siedo. Mi arrendo. Avete vinto voi. Al diavolo, fate un po' il cazzo che vi pare.
Il frutto delle esperienze e del bagaglio di consapevolezza di generazioni di donne, condensata in poco più di 50 centimetri. Lei ha quattro anni e già se n'è fatta una ragione. Sono senza parole.
Dov'è che sbaglio?