La condanna a morte del Ministro della Difesa, annunciata e poi smentita, sarebbe solo l’ultima tra quelle ordinate dal dittatore norcoreano Kim Jong-un.
Da quando il giovane Kim Jong-un è succeduto al padre Kim Jong-il, dopo la morte di questi per infarto avvenuta nel 2011, centinaia di persone tra militari, funzionari di partito e cittadini sono state giustiziate per tradimento degli ideali rivoluzionari o, come nell’ultimo caso, per aver mancato di rispetto alla persona del dittatore. Ma l’esperienza di questi ultimi anni insegna che non tutte le informazioni che trapelano dalla Corea del Nord vanno prese per vere: il rischio di incappare in una bufala è sempre dietro l’angolo.
Hyon Yong-chol irrispettoso verso Kim Jong-un
L’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha riportato ieri la notizia, contenuta in un report redatto dal National Intelligence Service sudcoreano e sottoposto a una commissione parlamentare di Seul, secondo cui attorno alla data del 30 aprile scorso sarebbe stato giustiziato il Ministro della Difesa e capo delle Forze Armate del Popolo Hyon Yong-chol. L’alto ufficiale era rientrato in patria da pochi giorni dopo essere intervenuto ad una conferenza internazionale a Mosca. Le sue colpe? Tradimento e mancanza di rispetto: avrebbe commesso l’errore di sonnecchiare durante una parata militare e non avrebbe eseguito a dovere gli ordini. Qualcuno avanza l’ipotesi che abbia osato sollevare critiche sull’operato del leader. Ma a fare scalpore sono le (presunte) modalità scelte da Kim Jong-un per l’esecuzione: alla presenza di centinaia di funzionari e ufficiali, il ministro sarebbe infatti stato giustiziato con l’uso di armi pesanti, in particolare un cannone antiaereo.
Non è la prima volta che si parla di questi metodi non convenzionali di esecuzione capitale. Il Comitato per i diritti umani nella Corea del Nord (HRNK) lo denuncia da tempo e ha diffuso prove a sostegno della propria tesi, in particolare immagini satellitari. Quelli usati per queste operazioni sarebbero degli ZPU-4S, cannoni antiaerei di fabbricazione sovietica, usati da una distanza di circa 30 metri e perciò in grado di polverizzare letteralmente i condannati.
Tuttavia alcune incongruenze erano emerse sin da subito: il condannato è comparso sull’emittente di stato nordcoreana in questi ultimi giorni, in contraddizione con la damnatio memoriae che sarebbe invece lecito aspettarsi nei confronti di un traditore della patria appena giustiziato. Queste ed altre obiezioni hanno spinto lo gli stessi agenti dell’NIS (che in un primo momento, di fronte alla commissione, avevano dato per certa la notizia dell’avvenuta esecuzione) a fare un passo indietro in queste ore dichiarando che la notizia deve ancora essere verificata.
La scia di sangue di Kim Jong-un: i precedenti
Che si tratti di una bufala montata ad arte o della pura verità, la (presunta) esecuzione del ministro della difesa sarebbe solo l’ultima in ordine di tempo tra le purghe avviate da Kim Jong-un sin dalla sua ascesa al potere nel 2011. I servizi segreti della Corea del Sud stimano che dall’inizio del 2015 già 15 persone siano state uccise su ordine del dittatore, e altre centinaia siano morte negli anni precedenti. Tra le ultime vittime della paranoia del dittatore-bambino ci sarebbero una decina di funzionari di partito (rei di aver guardato una soap opera sudcoreana), due viceministri e persino quattro membri di una band con cui si esibì la first lady Ri Sol-ju, la cantante più popolare del paese.
Ma il caso più eclatante è quello che ha coinvolto lo zio di Kim Jong-un e suo tutore, Chang Sung-taek, considerato il secondo uomo più influente del paese e vera eminenza grigia del regime. Nel dicembre del 2013 si era saputo, sempre attraverso gli 007 della Corea del Sud, che lo zio era stato rimosso dagli incarichi. Una settimana dopo, precisamente il 9 dicembre, l’agenzia di stampa nazionale nordcoreana KCNA ha diffuso le immagini dell’arresto, avvenuto, stando a ciò che viene mostrato in esse, nel mezzo di un’incontro di partito. Una scelta inconsueta per “il paese eremita”, da decenni isolato dal mondo, che non ha mai confermato o smentito ufficilamente le notizie uscite negli anni dai propri confini. Tre giorni dopo, il 12 dicembre, Chang viene giustiziato. In occasione del discorso di fine anno alla nazione, Kim Jong-un non ebbe esitazioni nel definirlo un traditore, una “feccia umana”. La decisione di eliminarlo sarebbe scaturita da una disputa sulle esportazioni, effettuate a detta del dittatore a prezzi troppo favorevoli alla Cina. Inoltre si dice che lo zio stesse preparando un colpo di stato per deporre il capriccioso nipote e imporre una svolta riformista con l’appoggio di Pechino.
Un mese dopo, nel gennaio del 2014, si rincorsero voci secondo cui il condannato e alcuni suoi collaboratori sarebbero stati rinchiusi nudi in una gabbia e sbranati, alla presenza di altri funzionari, da 120 cani tenuti a digiuno nelle settimane precedenti. La notizia, però, si è rivelata una bufala: come spesso accade per le notizie riguardanti la Corea del Nord, infatti, ciò che trapela non sempre è verificabile accuratamente. Alcuni giornali, specialmente quelli sudcoreani, interessati a far apparire quello del nord come un regime brutale, pubblicano queste voci senza controllarne la fondatezza e i media occidentali, consapevoli che questi argomenti attirano la curiosità dei lettori, le riprendono per aumentare il numero di “mi piace” alle proprie pagine.
Kim II-sungPhoto credit: yeowatzup / Ashley Modern / CC BY
In ogni caso la morte del tutore segna una svolta nella leadership del regime: una volta eliminata l’unica persona in grado di porre un freno all’azione di Kim Jong-un, nessuno può prevedere a quali estremi la nuova guida indiscussa condurrà il paese. La vendetta nei confronti di Chang, infatti, era solo all’inizio: entro gennaio 2014 l’intera famiglia del “traditore”, tre generazioni di uomini, donne, anziani e bambini, alcuni ricoprenti cariche istituzionali (per esempio ambasciatori presso Cuba e Indonesia), era stata sterminata. Inoltre, nel novembre dello scorso anno, agenti nordcoreani hanno rapito a Parigi uno studente iscritto alla scuola di achitettura Paris-Belleville: era figlio di un ex collaboratore di Chang, già fucilato. Secondo alcune fonti le purghe nei confronti dei collaboratori dello zio traditore potrebbero potenzialmente coinvolgere le 20.000 persone precedentemente ai suoi ordini.
Kim Jong-un e le follie dell’imperatore
La Corea del Nord è da anni fonte inesauribile di aneddoti e bufale sull’operato di Kim Jong-un. Per fare un esempio, è bastata un’assenza di un mese da eventi pubblici per scatenare le fantasie dei complottisti e le scommesse sui tabloid scandalistici di mezzo mondo: alcuni ipotizzarono addirittura che fosse affetto da gotta. Per un certo periodo si parlò persino dell’esecuzione dell’ex fidanzata del leader, accusata di aver girato un filmato pornografico con la sua band. La sua ricomparsa in tv sembra aver smentito questa notizia. Molte storie sono così paradossali da sembrare incredibili: a tutti gli studenti maschi, per esempio, sarebbe stato suggerito di portare il taglio di capelli del dittatore. Svelato invece il trucco propagandistico dietro le foto ritraenti Kim Jong-un, attorniato immancabilmente da solerti militari intenti a prendere appunti in ogni situazione. L’immagine che si vuole trasmettere è quella di una saggia guida, onniscente, capace di dispensare utili consigli in qualsiasi contesto, che si tratti di una fabbrica, una miniera, una scuola o un ospedale.
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