Qualcuno di voi ricorderà forse la lettera scritta, in occasione della Pasqua agli amici in Italia ,da p.Francesco Bernardi,missionario della Consolata, che opera da un anno e qualche mese in Tanzania.
Su Jambo Africa lo abbiamo seguito prima al suo arrivo a Makambako e adesso a Bunju, periferia di Dar es Salaam, con qualche capatina, quando occorre per prestare la sua opera, come in questi giorni di festa, a Kimbiji.
Ed è stato a Kimbiji che, durante le confessioni, il nostro missionario, ha incontrato e ci ha raccontato appunto della bambina, che aveva rubato la biro alla compagna di banco più ricca e il bambino magro come uno stuzzicadenti che, senza permesso, aveva sottratto un po' di polenta alla nonna , solo perché aveva fame.
Kimbiji è un territorio di circa 800kmq., lungo la costa dell'Oceano Indiano, dove vivono circa 53 mila persone tra uomini, donne, anziani e bambini.
E da Dar es Salaam è raggiungibile un po' più agevolmente via mare, con un battello capace di caricare anche modesti mezzi di trasporto con operazioni di carico e scarico, che sono però interminabili.
E' una zona povera, che alterna, a seconda dei periodi dell'anno, caldo torrido a caldo umido. E il caldo torrido non è raro che provochi anche incendi spontanei.
Questo significa per la sua gente che è sopratutto una terra avara per quanto riguarda quel po' di agricoltura di sussistenza, che si riesce a praticare.
Quando ci si riesce.
I raccolti così, quando ci sono, perché la precarietà è la connotazione di questi luoghi, sono quasi sempre molto modesti.
E bisogna essere bravi a farseli bastare a lungo per sostentare famiglie quasi sempre numerose.
E' naturale che la denutrizione, specie nei bambini, è causa poi di numerosi deficit e di malattie.
Per non parlare della malaria che a Kimbiji si prende come da noi l'influenza stagionale.
Poi ci sono le solite gastroenteriti e i morbilli per i piccoli, che spesso sono causa di morte.
Accanto all'aids, che come in tutta l'Africa è presente nel mondo dei giovani e degli adulti , si affianca qui, proprio a causa di un'alimentazione non adeguata, anche quella brutta bestia che è la tubercolosi, che fa anch'essa, senza troppi distinguo, le sue vittime.
A livello mondiale,dai dati emersi in occasione della Giornata dedicata alla conoscenza ed alla prevenzione della malattia, è emerso, ad esempio, che il numero dei contagi per la tubercolosi è stato, nel solo 2010, di circa 9 milioni con un miliardo e mezzo di morti, dei quali il 95% era concentrato nei Paesi in via di Sviluppo. Africa inclusa.
Se, come è stato enunciato, la tubercolosi ,ancora oggi, subito dopo l'aids, rappresenta la seconda malattia mortale per i Paesi poveri, davvero non si può più stare a guardare.
E allora, quella che si chiama solidarietà globale va davvero potenziata ,per fermare queste morti ingiuste, che una corretta alimentazione e condizioni igieniche adeguate, specie tra i bambini ma anche tra i giovani e i meno giovani, potrebbero allontanare.
Perché non cominciare da Kimbiji, dando magari una mano a chi laggiù già ci lavora?
Solo quelli che portano via il cibo dalle tavole, insegnano ad accontentarsi per non cambiare lo stato delle cose.
Noi la pensiamo diversamente e vorremmo essere in tanti a pensarlo e sopratutto a farlo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)