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Krasji Vrh

Creato il 22 giugno 2014 da Luca De Ronch @Luca_De_Ronch

Krasji Vrh
Se devo dare un giudizio a questa escursione posso usare una sola parola: completa.  Le malghe, il bosco, la cima, le splendide fioriture, i verdi pascoli delle Planine, le creste rocciose , i ricordi della grande guerra, tutto in una volta, sul Krasji Vrh. 

Lungo il corso dell’Isonzo o Soca, così nominato in Slovenia, nel tratto tra Caporetto e Plezzo si pone la bella dorsale del Polovnik, una decina di chilometri di cresta con la sua cima più alta il Krasji Vrh ( Cima Crassi ) facilmente accessibile e meta della nostra escursione. Lungo i sentieri che portano in cima, dal suo versante meridionale, si possono ammirare numerosi resti della grande guerra. Mulattiere, trincee, fortificazioni, postazioni che risalgono ai tempi della grande guerra,  segno dell’importanza strategica che questa cima ha avuto durante il conflitto. La salita più comoda è dal versante di Dreznica mentre a nord è molto più selvaggia.  Interessante sarebbe cercare di percorrere l’intera cresta dal Krasji Vrh passando per il Veliki Vrh fino a Zaga, una bella cavalcata selvatica di cui però per ora non ho trovato traccia. L’escursione si presta a varie interpretazioni, la più semplice e attualmente consigliabile è quella di partire dalle Malghe Zaplec passando per i pascoli di Zapikraj seguendo le indicazioni per la cima. La salita alle malghe è ora possibile data la sistemazione della strada di accesso e consente di recuperare circa 400 mt di dislivello, diversamente abbastanza impegnativo.Passato Caporetto, imbocchiamo il Ponte di Napoleone e saliamo passando per il paesino di Dreznica sui cui spicca la mole della chiesa di Srce Jesusovo che con la sua imponente struttura erge il campanile aguzzo verso il cielo, come ad indicare la cima possente del Krn (Monte Nero) oggi coperta di nere nuvole minacciose. Giunti a Gornje Ravne ci incamminiamo lungo la strada sterrata, salvo poi imboccare il sentiero che diretto entra nel bosco e ripidamente sale guadagnando in fretta quota evitando numerosi tornanti.
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Il sole va e viene, illuminando a tratti la bella faggeta, l’umidità si fa sentire parecchio durante la salita, comunque saliamo. I segnavia sono educatamente discreti, compaiono solo quando servono, lasciando a chi sale l’impressione di trovarsi immersi nella natura. Spesso è così sulle montagne della Slovenia che ultimamente apprezzo sempre di più. Dopo un’oretta siamo al bivio, da una parte si sale in cima, dall’altra si va alle Planine Zapikraj. Seguiamo la mulattiera per la cima, larga e comoda, si sale tra i faggi invecchiati dal tempo, con comode pendenze che daranno poi alla fine del nostro percorso uno sviluppo discretamente lungo ma mai eccessivamente faticoso, a parte il caldo umido che mi fa grondare di sudore. Risalito un breve canalone incontriamo un bivio, da ambo le parti si arriva in cima, ma scelgo di andare a sinistra, spiegando a Marisa che da quella parte presto usciremo dal bosco sui ripidi prati che portano in cima, per scendere poi dopo aver raggiunto la nostra meta per il versante nord ricco di interessanti resti di guerra. 
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Appena il bosco si dirada, quando finalmente la vista può spaziare in cerca di panorami oltre la foschia, prima di affrontare i bellissimi prati del pendio occidentale ci fermiamo per una pausa.  Poi via, adesso la pendenza aumenta, il sentiero sale a lunghi e verdi tornanti impreziositi di fiori.  Il Monte Nero e la cresta del Vrata fanno parecchio fatica a venir fuori dalle nuvole, grigie, ma chiazze di azzurro e raggi di sole incoraggiano la nostra salita. Sotto di noi si vedono Dreznica e Caporetto. Miriamo alla cima e distrattamente non prendiamo in considerazione la deviazione per le interessanti postazioni di cannoni poste a pochi minuti dal sentiero principale. Quando me lo ricordo siamo ormai a pochi metri dalla cima che raggiungiamo dopo circa tre ore e passa. La cima è ampia e panoramica, cerchiamo un posto comodo per riposare, poi ci guardiamo attorno come ogni volta succede cercando di assorbire la rappresentazione che la natura anche oggi ha in serbo per noi .
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A nord, il pendio ora roccioso si raccorda ad una sella per poi risalire verso la cima del Debeliak, li ci sono le trincee di guerra. Peccato che la giornata non sia bellissima, i panorami sarebbero notevoli. A momenti si alza un forte vento freddo che per un gioco di correnti scopre e ricopre la cima del Monte Nero e la bellissima dorsale del Vrata con le sue creste rocciose che stimolano la mia curiosità, da lontano vedo delle tracce salire, già penso a nuove escursioni. Oltre la Valle dell’Isonzo risalgono le Giulie, coperte dalle nuvole, purtroppo non si vede molto, peccato. La cima del Krasji Vrh è un ottimo punto di osservazione, non per niente era considerata strategica nella difesa del fronte. Si vede parzialmente il Rombon e il versante Sloveno del Canin, ma non oltre, oggi.
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Mi sposto, vado a dare una occhiata alla cresta verso il Veliki Vrh. C’è una debole traccia, sembra proseguire, forse un passaggio c’è. Poi la foto vicino alla croce di vetta, una firma sul libro. E’ ora di scendere, il sole da un po’ si è nascosto e il vento freddo ci accompagna lungo il pendio nord , dove un sentierino si snoda tra le roccette, cercando tutto sommato i passaggi più comodi , adagiandoci sulla sella tra il Krasji Vrh e il Debeliak  dove in rispettoso silenzio visitiamo i resti di guerra.
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La zona è ricca di tracce e sentierini, nel caso i segnavia non fossero abbastanza evidenti si prende come riferimento una stele in memoria del Sergente Maggiore Menna e del  4° Reggimento di Artigliera. Dopo un’altra sosta, con l’acqua che ormai scarseggia, proseguiamo lungo i resti della mulattiera di guerra, un tratto di bassa vegetazione a mughi e poi con piacevole discesa si rientra nel bosco prima di abeti e poi di faggio, fino al bivio incontrato in precedenza. 
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Da qui al bivio successivo il percorso è quello dell’andata, un piacevole passaggio nel bosco che invita ad allungare ancora l’escursione completandolo con una deviazione alle malghe Zapikraj e Zaplec . Passando accanto ad un ricovero di caccia e superato un recinto il bosco si dirada, lasciando spazio all’abbagliante verde dei pascoli delle Planine poste in felice posizione sotto la bella cresta rocciosa della catena del Vrata. La sosta è rigeneratrice, il paesaggio bucolico, il sentiero una passeggiata nel verde. 
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Tra le due malghe resti di un cimitero di guerra del  6° reggimento Bersaglieri. Il sole del pomeriggio ci accompagna, poche nuvole avvolgono la cima del Monte che resterà nascosta mentre evidenti e ammiccanti la cime che vanno dallo Srednji Vrh al Kal formando la dorsale del Vrata attirano l’attenzione.  
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Un paio di tornanti lungo la strada poi giù diritti per il bosco, a Gornije Ravne infiliamo finalmente i piedi nudi nella fontana. Un ultimo sguardo su e poi via, passando per Dreznica , 
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verso Caporetto, piacevolmente vivace ….. e noi stiamo bene.  
Note storiche :
Dopo la conquista della cima del m.te Nero - Krn avvenuta tra il 15 e il 16 giugno del 1915 con un'ardita azione da parte degli alpini dei Btg. EXILLES e SUSA si rese necessaria l'occupazione della linea - quota 1773 cima Krasji - quota 1270 - che in mano austriaca costituiva un costante pericolo alla spalle per le truppe schierate sulla cresta Vrata - m.te Nero-Krn. All'alba del 19 giugno 1915, muovendo dalla planina ZaPlec,il Btg. alpini IVREA puntò direttamente alla vetta del Krasji coadiuvato sulla destra dal Btg. VAL CENISCHIA che appoggiava l'azione verso quota 1270. Gli alpini del CENISCHIA incontrarono una notevole resistenza avversaria mentre l'IVREA, conquistata la vetta, volse la sua azione verso la sella di quota 1270 costringendo gli austriaci alla ritirata. Nel tardo pomeriggio la cima del Krasji e la sella di quota 1270 erano saldamente in mano italiana. Le truppe italiane consolidarono queste posizioni tracciando una  rete di mulattiere ancora oggi ben conservate, costruendo baracche e ricoveri ben defilati nelle doline tra la cima del Krasji e il Debeljak e incavernando sulla quota 1640 numerose postazioni di artiglieria sovrastanti la valle dell'Isonzo in direzione di BOVEC - PLEZZO. Nelle prime fasi caotiche che seguirono l'attacco e lo sfondamento delle linee italiane da parte austrotedesca il 24 ottobre 1917, il settore del m.te Krasji - m.te Nero-Krn fu uno dei primi a precipitare nel completo caos dovuto da ordini, contrordini e incomprensioni tra gli alti comandi. Migliaia di soldati che presidiavano il settore furono isolati e fatti prigionieri quando i ponti sull'Isonzo furono fatti saltare prima del necessario. Doveroso ricordare che in questo settore combatterono, all'inizio delle operazione nel maggio del 1915 con l'11° Rgt. bersaglieri il futuro duce Benito Mussolini e alla vigilia dello sfondamento di Caporetto Carlo Emilio Gadda sottotenente, che comandava una sezione della 470a compagnia mitraglieri dislocata proprio a quota 1640 e che ci ha lasciato importanti testimonianze di quelle caotiche ore nel suo "TACCUINO DI CAPORETTO".

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