Non sono abituata a fare commenti quando muore un personaggio famoso. Ci sono già i giornali che lo fanno e che riportano la biografia di quel tal personaggio. Ripetere il loro lavoro mi sembra inutile, né mi piace fare quella che cerca accessi parlando dell’argomento del giorno. Gli accessi sono ben lontani dall’essere la cosa più importante, altrimenti nel titolo avrei scritto un nome un po’ più acchiappacontatti, e come prima foto ne avrei scelta una diversa. Ho deciso, in questo caso, anche di non evidenziare i nomi.
Due giorni fa è morto Zuzzurro, il commissario Zuzzurro della coppia Zuzzurro & Gaspare. Lo ricorderemo sempre così, anche se il suo vero nome era Andrea Brambilla. Anche James Oliver Rigney Jr. viene sempre ricordato con il nome d’arte Robert Jordan. Alla fine diventa inevitabile, l’uomo viene associato indissolubilmente alla maschera che ha indossato per tanto tempo in pubblico. Ma l’uomo dietro c’è sempre, e a volte la vita gli gioca brutti scherzi. Brutti come un tumore.
Quanti di noi sono stati compiti da un tumore in qualche modo? Non necessariamente quanti lo hanno avuto personalmente, ma quanti sono in qualche modo stati toccati dalla malattia? Ho perso una zia quando aveva 49 a causa di un tumore. Non era molto più grande di quanto sia io ora, come si fa a prepararsi a una vita che prima c’era e poi all’improvviso fugge via? Una mia collega lo ha combattuto e superato, ma sono molti di più quelli che non ce la fanno. Fra gli altri conoscevo una bimba di quattro anni morta per un tumore. Quattro anni. L’età della mia Ilaria.
Il tumore, la malattia, sono democratici. Non guardano in faccia nessuno. Non guardano l’età e nemmeno il portafogli delle persone, perché suppongo che Monica Seles potesse permettersi forti spese pur di salvare suo padre, e non ce l’ha fatta. No, se sei fortunato, se la malattia è benigna e viene presa in tempo, puoi anche cavartela. È questa l’unica discriminante. Se il tumore è maligno, o se viene scoperto troppo tardi, non importa la tua età, non importa quanti soldi hai e quali cure puoi permetterti, non importa se hai fatto ridere milioni di persone, me compresa. Di te resta solo il ricordo.
Zuzzurro è stato uno dei pochi comici che mi ha fatto ridere davvero. Io conosco il comico e sono addolorata, come chissà quante altre persone. Quante persone conoscevano l’uomo e il loro dolore è enorme? Gaspare, Nino Formicola, ha ricordato che la loro amicizia durava da quarant’anni. Se la malattia è brutta resta solo il ricordo, e le persone che ci devono convivere.Kurt Browning ha perso entrambi i genitori a causa di un tumore. Sua madre Neva è morta nel 2000, suo padre Dewey nel 2008, perciò conosce molto bene cosa significhi sopravvivere a una persona amata. Da alcuni anni partecipa a Kaleidoscope, una manifestazione di pattinaggio che celebra coloro che al cancro sono sopravvissuti e che è molto vicina a chi il cancro lo sta combattendo o che gli ha visto portare via persone amate. Per Browning sopravvivere al cancro è stato un dono di venti anni visto suo padre è riuscito a sconfiggere la malattia che le prime tre volte che si è presentata. Mai arrendersi, è questo lo spirito. Chi ce l’ha fatta, chi ha avuto anche solo il dono di qualche anno in più, è stato fortunato perché la malattia non si è presentata nella sua forma più grave, ma la sua fortuna se l’è conquistata lottando, rifiutando di arrendersi.
“Christmas for Cowboys”, presentato per la prima volta da Kurt all’Holiday Festival on Ice del 2008, non presenta i suoi consueti passi intricati. Non ne ha bisogno per toccare profondamente chi lo guarda, perché l’atmosfera evocata da quel pezzo è straordinaria. Il padre di Kurt era davvero un cowboy, una guida e un ranchero le cui esperienze si rivedono nei gesti compiuti sul ghiaccio dal figlio. Dallo scaldarsi le mani sul fuoco al radunare il bestiame, quello era Dewey Browning, e per ricordarlo meglio Kurt ne indossa cappello, fazzoletto e cintura. Salvo poi depositare sul ghiaccio, in gesto di estremo saluto, il cappello alla fine dell’esercizio. Ho trovato su Kaleidoscope un paio di bellissimi articoli: http://www.skatetoday.com/2011/11/15/strength-grace-and-gratitude-cancer-and-skating-find-common-ground-with-kaleidoscope-on-ice/ e http://www.kurtfiles.com/reviews/kaleidoscope10.php.
Questo è il testo della canzone interpretata da John Denver:
Tall in the saddle, we spend Christmas Day, driving the cattle over snow
covered-plains.
All of the good gifts given today, ours is the sky and the wide open range.
Back in the cities they have different ways, football and eggnog and Christmas
parades.
I’ll take my saddle, I’ll take the reins, It’s Christmas for cowboys wide-open
plains.
A campfire for warmth as we stop for the night, the stars overhead are
Christmas tree lights.
The wind sings a hymn as we bow down to pray, It’s Christmas for cowboys,
wide-open plains.
Tall in the saddle we spend Christmas Day, driving the cattle over
snow-covered plains.
All of the good gifts given today, ours is the sky and the wide open range.
It’s Christmas for cowboys, wide open plains.
E questo è il video. Non credo che servano altre parole di commento.