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Kyoto e i suoi monti: a piedi da Takao a Kiyotaki

Creato il 19 marzo 2016 da Patrickc

Camminare a Kyoto è sempre bellissimo. Con questo sentiero si arriva fino ad Arashiyama

C’è qualcosa che mi commuove nella vista delle montagne e colline che abbracciano Kyoto, quando guardo verso nord lungo il fiume Kamo. Sono la fortezza naturale che portò l’imperatore Kammu a scegliere questo luogo come capitale nel 794. Però a me evocano un senso di dolcezza e di mistero. In Giappone alla natura è legato il mondo dei kami, del sacro, e quando si entra in questo ambiente naturale non riesco a non percepire qualcosa che va oltre quello che vedo. Forse è perché a volte si incontra un tempietto, una fune intrecciata che indica uno spazio sacro. Forse è semplicemente perché è uno scenario esotico, al quale non sono abituato: gli alberi, i sugi (cedri giapponesi) sono così grandi da confondersi con le sequoie. E allora ti senti piccolo, in presenza di qualcosa di ultraterreno.

Boschi intorno a Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2016)

Boschi intorno a Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2016)

Penso che vorrei esplorarle a piedi, queste montagne dalle forme così particolari, come se fossero piramidi affastellate intorno alla città. Durante il primo viaggio in Giappone ci finii in mezzo quasi per caso, e il ricordo di quella neve, di quegli alberi, di quel mondo così diverso da quello della città è diventato parte della mia idea di questo Paese che non è fatto solo di grandi città come credono in troppi. Forse è questo che mi attira. Ma ogni volta che torno a Kyoto ci sono troppe cose che voglio fare, voglio vedere, finisco per non riuscire a farne nemmeno un terzo. Però, un pezzettino alla volta, sto scoprendo i paesi, i sentieri, i panorami di queste piccole montagne. E sono bellissimi.

Una fune legata a un albero (shimenawa), indica la presenza di un kami

Una fune legata a un albero (shimenawa), indica la presenza di un kami (foto di Patrick Colgan, 2015)

Arrivare a Takao

Takao è una località a nord ovest di Kyoto, fra le montagne. Prendo il bus JR alla stazione di Kyoto (gratuito col Japan Rail Pass) e lascio che la città scivoli dai finestrini. Ci vuole circa un’ora: attraversiamo quartieri che non conosco e per qualche minuto immagino di viverci in una di quelle case tutte uguali, di essere un pendolare. Mi riecheggiano in mente le parole di un giapponese, con il quale avevo scambiato due chiacchiere la sera prima in un incongruo pub irlandese dove ero entrato perché c’era un concerto: “I bus sono pieni di turisti, la gente dice che non si riescono più a prendere, per questo vanno tutti in bici”. E dire che dovrebbe essere il contrario: andare in bici a Kyoto è stupendo ed è il modo migliore per vedere la città da turista. Sono sul bus solo perché questa volta si va un po’ più lontani.

A Takao

Scendo alla fermata Yamashiro Takao e devo decidere cosa fare. Anche se sono poche case in una valle, Takao ospita in realtà tre templi molto interessanti della setta shingon, la più esoterica del buddismo giapponese. Il Kozan-ji, un po’ più lontano, è famoso perché ospita quello che è considerato da alcuni il primo manga della storia, un disegno satirico con animali antropomorfi dell’VIII secolo.

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Purtroppo non ho tempo di andarlo a vedere: è a circa un chilometro dalla fermata a cui sono sceso e si sta già facendo tardi. Sarà un motivo per tornare, un giorno, anche se la scelta mi dispiace.

Vado invece direttamente al Saimyo-ji e soprattutto al Jingo-ji, poco distanti. Il più grande e bello dei due templi è quest’ultimo. Prima si scende in una valle, poi ci si inerpica su una serie di scalini che sembra infinita. Oltrepasso chioschi che ora sono chiusi per l’inverno (qui l’alta stagione è l’autunno con le foreste che si colorano di rosso) e alla fine raggiungo questo tempio avvolto dalla foresta, che oggi è immerso nel silenzio.

La salita al tempio Jingo-ji

La salita al tempio Jingo-ji

Il tempio Jingo-ji

Il portale che porta al tempio Jingo-ji (foto di Patrick Colgan, 2016)

Il tempio Jingo-ji (foto di Patrick Colgan, 2016)

Il tempio Jingo-ji (foto di Patrick Colgan, 2016)

Seguendo un breve sentiero all’interno dell’area del tempio arrivo a un punto panoramico che si affaccia sulla valle, illuminata da un sole tiepido. E’ di una bellezza sommessa, delicata, ma che per me ha qualcosa di sconvolgente. A lungo avevo immaginato di perdermi fra questi monti. E ora sono qui.

Il panorama dal Jingo-ji

Il panorama dal Jingo-ji (foto di Patrick Colgan, 2016)

Il sentiero da Takao a Kiyotaki

E’ proprio seguendo il corso del fiume che si imbocca il sentiero che va da Takao a Kiyotaki (non prima di aver sbagliato strada e aver rifatto in salita parte degli scalini che avevo appena sceso).

Le indicazioni per il sentiero verso Kiyotaki

Le indicazioni per il sentiero verso Kiyotaki (foto di Patrick Colgan, 2016)

E’ un sentiero pianeggiante, che segue il corso di un torrente dal suono allegro. Sono completamente solo. E’ la fine dell’inverno e da queste parti gli anni scorsi ho sempre trovato la neve. Invece la primavera sembra essere già arrivata in anticipo. Si attraversa anche un’impressionante tunnel fra alberi che sembrano finti.

Il sentiero fra Takao e Kiyotaki

Il sentiero fra Takao e Kiyotaki (foto di Patrick Colgan, 2016)

Il sentiero da Takao a Kiyotaki, le indicazioni sono in giapponese, ma non ci si perde

Il sentiero da Takao a Kiyotaki: le indicazioni sono in giapponese, ma non ci si perde (foto di Patrick Colgan, 2016)

A wonderful hike in the mountains around Kyoto Una meravigliosa camminata fra i monti intorno a Kyoto

Una foto pubblicata da Patrick Colgan (@colgan78) in data: 25 Feb 2016 alle ore 01:32 PST

Il sentiero fra Takao e Kiyotaki

Il sentiero fra Takao e Kiyotaki (foto di Patrick Colgan, 2016)

A Kiyotaki non c’è nulla, poco più di una fermata del bus e il sentiero che continua fino ad Arashiyama. Chiedo quanto dista a un giapponese che sta arrivando a piedi da quella direzione: sono poco più di due ore di cammino e c’è una salita abbastanza ripida. Mi indica anche la fermata del bus: 10 minuti per Arashiyama da qui.

Ma il tempo c’è ancora, per fare anche quest’ultimo tratto. Alla fine il sentiero si perde un po’, quando si arriva ad Arashiyama. Ma mi sembra di riconoscere i luoghi. E in qualche modo a un certo punto mi ritrovo nella famosa foresta di bambù.

La foresta di bambù di Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2016)

La foresta di bambù di Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2016)

Passo di fronte al Tenryu-ji, un bellissimo tempio zen che visitai al primo viaggio in Giappone. Ci sono stato già due volte, ma mi prende un’ondata di nostalgia. Pago i 500 yen del biglietto ed entro. Vengo ricompensato da due albicocchi in fiore che annunciano l’imminente arrivo della primavera.

Fiori di albicocco al Tenryu-ji

Fiori di albicocco al Tenryu-ji (foto di Patrick Colgan, 2016)


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