Ogni volta che scegliamo cosa indossare decidiamo, più o meno coscientemente, di mandare un messaggio.
In un’era in cui l’immagine si sostituisce alla personalità, il contenitore al contenuto, il significante al significato, come si fa a scegliere un abito che trasmetta un nostro messaggio e non quello “altrui”? Forse la chiave è la consapevolezza. Tanti indossano la maglietta con Che Guevara, pensando che sia una griffe vintage anni 70.
Io sono ciò che indosso o io indosso ciò che sono? Su questo dubbio amletico sono costruite tutte le strategie di comunicazione pubblicitaria. Ma il momento in cui cadono i freni inibitori (oltre che a carnevale) è proprio quando si sceglie l’abito da sposa.
L’immaginario fantastico di ogni donna riesce a raggiungere vette inimmaginabili: si ritorna bambine e, nella dimensione della favola, tutto diventa possibile. Atelier che propongono a giovani e meno giovani donne, creazioni dai più disparati tessuti: stampati, ricamati, dipinti, in materiali inconsueti o riciclati.
Ciò che è “figo” è determinato da più fattori, ma a quello si punta! La domanda non è quale mi piace, ma quale piace. “Mi”: un dettaglio che fa la differenza.
Solo per quel giorno indossiamo un abito che costa quanto il nostro intero guardaroba. Siamo figlie di un pirandelliano concetto che ci porta a una ricerca d’identificazione, che la società ci vende per identità. Il vestito racconta che sono una donna di successo o una che vorrebbe esserlo; una che rifiuta l’omologazione e s’inserisce nella “categoria” dei non omologati (fricchettoni o alternativi); che sono una donna romantica o pratica; una che sta per sposare un uomo che la farà felice per tutta la vita o ricca dopo il divorzio. Ma nessuna rinuncerà a indossare, anche se solo per un giorno, quell’abito che la farà sentire Rossella O’Hara o Ilary Blasi…a seconda della generazione!
Simona Di Bella
Simona di Bella
Ho una passione per l’arte contemporanea dall’architettura al design, dalla scultura alla pittura. Curo e scrivo testi critici per mostre ed eventi. “Amo la semplicità, qualunque cosa sia”