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L'acqua non passa

Da Sogniebisogni

l'acqua non passa

Ricordo un quadro con i vivaci colori di Nicolas Poussin e Mosè nel deserto che con gesto barocco, senza alcuna esitazione, percuote la roccia arida e fa scaturire un rivolo d’acqua sorgiva alla quale si abbeverano immediatamente torme di assetati. Mi dicono che funzioni così anche l’ispirazione, l’epifania divina, l’innamoramento, il genio e chi più ne ha ne metta. Quell’acqua la sogno anche la notte e a me non ne offre alcuna Samaritana, queste sono le avventure che accadono vicino ai pozzi profondi ai quali attingono i saggi e gli iniziati e qui autem biberit ex aqua, quam ego dabo ei, non sitiet in Aeternum.

La mia acqua è più simile al mare. Distesa enorme, contemplabile, ma imbevibile. Non esiste la siccità, non può piovere sempre, come nei romanzi di Queneau (aveva l’acqua nel cognome il vecchio), l’acqua è piovuta già tutta su questa terra fin dall’inizio, in incessante moto circolare. Come un giro di carte, bisogna guardare cosa si ha in mano. Dov’è finito questo mare già piovuto? Sotto terra come nei romanzi di Verne?

La verità è che il mondo si strozza, gorgoglia. Si asfissia. Esita. L’acqua c’è probabilmente. Sotto la scorza, negli interstizi di una geologia ctonia che non mi impegolo a decifrare. Come trombi di sangue aggrumati i flussi frenano, scorrono con difficoltà, non passano. Bolle d’aria otturano gli opercoli dei sifoni. Non passa la mia voce perché il filo del telefono è troppo stretto. Comunque non passano le carezze. Non passa la volontà. E subentra il silenzio.


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