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L’affaire Gita: la tolleranza russa alla prova

Creato il 05 gennaio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’affaire Gita: la tolleranza russa alla prova

Lo scandaloso incidente di Tomsk riguarda il bando della Gita, ed è contrario al principio fondamentale di tolleranza insito nella stessa civiltà russa. Peccato che la bufera è scoppiata dopo la riuscita visita del primo ministro indiano Manmohan Singh a Mosca: Andrej Volodin.

Esperti e giornalisti concordano nel ritenere che la visita a Mosca dal primo ministro indiano Manmohan Singh sia stata un grande successo. Sono state stabilite le linee guida concettuali per la cooperazione bilaterale per almeno i prossimi cinque anni. Di solito i risultati di tali vertici sono il frutto di sforzi prolungati da parte di numerosi specialisti e politici di entrambi i paesi “guidati” dai loro rispettivi leader. Ma la Russia è un paese molto speciale. Come gli eventi recenti hanno dimostrato, siamo in grado, grazie agli sforzi congiunti, di far fronte a una grave crisi politica interna, ma dobbiamo ancora apprendere l’abilità elementare di armonizzare gli interessi dello Stato con gli immediati benefici politici per le élite politiche regionali (si è tentati di dire provinciali). Come il poeta Osip Mandelshtam disse tempo fa: “Viviamo senza la percezione del paese sotto i nostri piedi”.

Lo scandalo a Tomsk, una delle capitali intellettuali della Russia, solleva dubbi sulla sanità mentale dei dirigenti locali e sulla maturità della comunità intellettuale di uno dei principali centri accademici e universitari del paese. A mio parere, il problema può essere risolto. Tutto ciò che serve è separare il testo dal suo commento del quale, francamente, il lettore russo può benissimo fare a meno. La domanda può a quel punto esser formulata: si dovrebbe portare il problema in tribunale?
Ho appena ricevuto una lettera da un amico e collega francese che esprime la sua perplessità e pone una domanda precisa: quali forze in Russia sono interessate a vietare il Bhagavad Gita? E io che cosa posso rispondere? Che tutti i servizi di intelligence del mondo, tra cui la CIA e M16, non avrebbero potuto trovare una strategia più efficace per compromettere l’immagine della Russia in India e nell’opinione pubblica mondiale?
C’e’ chi, all’interno del parlamento indiano, ha una prospettiva molto diversa del proprio paese. O forse quello che è successo può essere attribuito alla consapevolezza dell’assurdo, pensando al nostro “lotto burocratico”, così brillantemente descritto da Nikolaj Leskov, Alexander Ostrovskij e Mikhail Saltykov-Schedrin, per non parlare dell’ironia bruciante di Nikolai Gogol? C’è sempre una via d’uscita politica civile, anche dalle situazioni più difficili, e l’esperienza indiana ne offre un’ampia prova. Inoltre, le autorità di Mosca hanno imparato a districare i nodi più complicati di contraddizioni inter-etniche e inter-culturali.

La posta in gioco è alta. Il problema deve essere collocato in un’ampia prospettiva storica. Durante il periodo di “riforme liberali” la nostra società, a differenza dell’India, è diventata praticamente ingovernabile e contemporaneamente “i meccanismi di mercato spontanei” hanno dimostrato di non funzionare. Un ambiente che non ha punti di riferimento morali chiari può generare assurde teorie e pratiche altrettanto assurde. A Mosca, sotto l’occhio vigile delle autorità centrali, non è mai venuto in mente a nessuno di chiedere il divieto di testi storico-culturali, al novero dei quali il Bhagavad Gita appartiene di diritto. Analogamente, il Patriarcato di Mosca, secondo il principio della separazione tra Stato e Chiesa, ha il diritto di criticare i testi sacri della civiltà indiana, ma non sta cercando di metterli al bando. Infatti, lo strano incidente di Tomsk è in contrasto con il principio fondamentale di tolleranza insito nella civiltà russa. Le proteste contro l’influenza di altre civiltà sono uno sviluppo recente. La capacità di risolvere tali problemi e contraddizioni fa parte dell’arte di gestione politica della società.

Gli eventi a Tomsk, la quale università è una delle migliori in Russia, mi fanno venire voglia di chiedere: siamo, come nazione, preparati a vivere nell’ordinamento di una democrazia parlamentare? Oppure, per dirla chiaramente, si dovrebbe concordare con uno degli economisti contemporanei più importanti al mondo, Pranab Bardhan dell’India, il quale ritiene che, vista l’attuale fase di sviluppo della società, un “regime semi- autoritario” sarebbe il più adatto per la Russia? Perché? Perché sarebbe in grado di fronteggiare, oltre alle numerose altre deficienze, anche l’idiozia della burocrazia e di certi membri delle contemporanee élite regionali-provinciali.

(Traduzione di Alessandra Bua)

 
Fonte: “Russia & India Report

* Andrej Volodin è ricercatore anziano all’Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell’Accademia delle Scienze russa.


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