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l’affascino e i piedi di Emily Ratajkowski

Da Gynepraio @valeria_fiore

Le mie chiavi di ricerca, secondo me, non si meritano una rubrica. A meno che io non la intitoli: FACCELA, ZIA. Ma la parola Gynepraio è così difficile? Perché non mi seguite su Bloglovin, anziché cercarmi ogni volta con maldestri tentativi tipo ginepraio, ginepro, gynepro, gynepry, genepry (tesoro, cercavi la ricetta del Genepì, vero? E’ qui, toh, bevilo alla mia salute), gynpr (praticamente un captcha).

Ma nel mio piccolo, ho compiuto un miracolo di marketing, ottenendo inconsapevolmente il risultato che i SEO manager inseguono per anni: ho creato delle nicchie di ricerca, dove regno incontrastata e che pertanto difenderò fino alla morte. Purtroppo, però, le mie aree di eccellenza sono i piedi di Emily Ratajkowski e l’affascino calabrese. Se i miei tesssssori, i miei fiori all’occhiello, le mie punte di diamante per voi valgono poco o nulla, questo è il momento di chiudere la pagina web.

Io ed Emily abbiamo un problema in comune: dopo Gynepraio, Ratajkowski è la parola più storpiata dai miei lettori. Vi confesso che in comune con lei vorrei avere il fisico, o almeno le tette, quel miracolo della natura. O della chirurgia, ma sinceramente non ho voglia di disquisirne: se anche fossero finte, rimarrebbero i più bei cuscinetti di silicone che si siano mai visti in giro. Recentemente l’ho menzionata in un altro post in cui si parlava di estremità inferiori e pedicure casalinga. E allora siete usciti allo scoperto, schifosi deviati del World Wide Web. Per settimane è stato un fiorire di “piedi Emily Ratajkowski”, “Emily Ratajkowski ha dei bei piedi?”, “Emily Ratajkowski calli”, “Emily Ratajkowski piedi deformi”.

Siete diventate tutti feticiste? Non avete un cazzo da fare? Oppure vi consola sapere che Emily ha dei piedi tipo zoccolo di gnu?

Vi rivelo un segreto: al posto dei piedi Emily Ratajkowski potrebbe avere le zampe di un’anatra, ma se al CEO di Victoria’s secret puntassero una pistola alla tempia e imponessero una scelta tra lei e noi, ecco, sceglierebbero comunque lei. Facciamocene una ragione.

emily ratajkowski

Forse non saranno i piedi più belli del mondo, ma il resto si difende, dai.

Il secondo argomento sul quale sono regina incontrastata di Google è l’affascino, di cui ho parlato una volta qui. Esso è l’arte di lanciare il malocchio al prossimo spinti dall’invidia, che funziona più o meno così: “Ehi tu, mi stai sul culo perché sei bella&fortunata e quindi sai che c’è? Ti getto addosso una bella sventura, e tu per liberartene dovrai ricorrere all’aiuto di una vecchina calabrese di 98 anni che vive nell’entroterra cosentino. Tiè. Mo’ son tutti cazzi tuoi“. L’affascino si toglie con lo sfascino: al pari di chiuder cappelletti, ricamare al tombolo, miniare i libri, sfascinare è un arte antica e dimenticata. “Tua nonna sa fare i peperoni ripieni? No, ma in compenso toglie certe jatture che Maleficent le spiccia casa“. Grazie a Google Analytics, apprendo che là fuori c’è un esercito di donne affette da emicrania perenne, madri con bambini che piangono sempre, ragazze pasticcione che fanno continuamente cadere oggetti convinte di essere vittime di malocchio. Tra le righe, intuisco che sarebbero disposte a pagare qualsiasi cifra pur di liberarsene: conto decine e decine di “come capire se ho l’affascino”, “affascino calabrese toglierlo”, “forse ho l’affascino”, “mi hanno affascinato”, “neonata affascinata”, “mal di testa affascino”.

Ho finalmente capito quali figure professionali mancano nel Belpaese: basta social media manager e architetti del paesaggio, il popolo del web ha bisogno di sfascinatrici. Mollate il corso di knitting, chiudete quello store su Etsy, e imparate dalle nonnine di paese a fare i riti magici.

emily ratajkowski

Potete qui notare una delle più comuni tecniche di rimozione dell’affascino

NOTA DELL’AUTRICE. In diverse occasioni, strozzata tra una sfiga e l’altra, ho pensato che qualcuno mi avesse fatto un sortilegio. Quindi, non ho una posizione laica sul tema dell’affascino. Il paranormale m’intriga e credo nella legge d’attrazione; sono convinta che il potere della mente di forgiare la realtà e di far accadere gli eventi sia assolutamente sottovalutato.

Quella che è sopravvalutata, è l’invidia. Essere oggetto di invidia, per una donna, è un onore: significa che le altre farebbero carte false per vestire i nostri panni. Mi sento però di rassicurarvi, ragazze affascinate: state tranquille, non gliene frega niente a nessuno dei vostri panni firmati Monella Vagabonda. Le altre vogliono avere le tette di Emily Ratajkowski.

Davvero, dormite tranquille, che non vi invidia nessuno.

 


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