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L’ALBERO DELLE MELE, Amanda Coplin, Guanda

Creato il 23 maggio 2013 da Atlantidelibri
A volte bastano poche pagine ad un libro per far immergere il lettore in un’altra realtà, un altro tempo, permettendogli di calarsi immediatamente nella vicenda raccontata. L’attacco del bel libro di Amanda Coplin ha questo potere, e si intuisce inoltre che non ci deluderà: la prosa è fresca e sorretta da un bel ritmo musicale e poetico, ma soprattutto è la storia narrata e il suo sviluppo a colpire il lettore. Un debutto da segnalare, assolutamente. L’autrice (che la critica ha accostato idealmente a Steinbeck ) ci dona il ritratto di un uomo colpito negli affetti, con le sue relazioni con la comunità che lo circonda e la natura, un angolo di mondo nello stato di Washington nei primi anni del 900. William Talmage troverà una occasione per aprirsi al mondo, per cercare di formare un nuovo nucleo familiare, superando un antico dolore, confrontandosi con il suo io più profondo e affrontando nuove situazioni.

L’ALBERO DELLE MELE,
 Amanda Coplin, Guanda
Traduzione di Katia Bagnoli

IL LIBRO
Nello stato di Washington, agli albori del Novecento, William Talmadge conduce una vita in simbiosi con gli alberi del suo frutteto, circondato dai boschi. Segnato dal dolore per la scomparsa misteriosa della sorella, ancora bambina, Talmagde non si è lasciato indurire dalla solitudine: è rimasto un uomo buono, fedele ai propri affetti e ai propri ricordi. Finché un giorno al mercato, dove è andato a vendere i suoi prodotti, fa un incontro destinato a spezzare la sua tranquillità. Due ragazze giovanissime, dall’aria selvatica, entrambe vistosamente incinte, gli rubano le mele. Qualche giorno dopo si ripresentano al limitare del suo frutteto e a quel punto comincia, da parte di Talmadge, un paziente avvicinamento per vincere la loro diffidenza, offrendo cibo e sostegno. Le ragazze sono impaurite, in fuga da un destino terribile di sfruttamento e violenza, da un uomo che le reclama come una sua proprietà, e che non tarda a riaffacciarsi per presentare il conto.
In una storia di grande intensità drammatica, di sopravvivenza e di riscatto, tocca al mite e tenace frutticoltore ergersi a difesa della sua nuova, improbabile famiglia, per garantirle un futuro, per difendere le ragazze e il loro desiderio di libertà: una sfida impossibile, a cui si sottopone con un’ostinazione quasi eroica, forse anche nel tentativo di sciogliere i nodi irrisolti del proprio passato.

I GIUDIZI
“Molto commovente. Una storia che arriva dritta al cuore.”
Publishers Weekly
“Una voce potente e molto poetica.”
The New York Times Book Review
“Ricorda per intensità un romanzo come Cime tempestose.”
The Washington Post
“Un libro appassionante. Un’autrice di sicuro talento.”
Library Journal

UN BRANO
“Ora, dietro di lui, i canestri di mele e di albicocche scrocchiavano sotto i teli nel cassone del carro, e il carro cigolava sotto il peso, avanzando con l’antico, antichissimo ritmo familiare, intonato a quelle miglia e miglia di pensieri. Abbagliato, sospeso nel sole. Le montagne, il freddo, alle spalle. Era giugno, la strada era già tutta polverosa. Stava un po’ curvo, con il cappello floscio di pelle calato a proteggere gli occhi e la fronte, aggrottata senza ostilità. Le grandi mani, con le nocche gonfie, tenevano le redini mollemente.”



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