“Acquistare un albero di Natale vero piuttosto che uno finto è più vantaggioso per l’ambiente, ma anche per l’economia e la società”.
E’ quello che leggo su GreenMe, lasciandomi un pò perplessa… Però continuando la lettura vengono date tutte le motivazioni, e allora mi sono convinta che non è poi così sbagliato.
Infatti, come fa notare anche Pefc Italia “la plastica deriva dal petrolio e quindi a costi ambientali e di smaltimento molto elevati; poi l’abete in casa respira, assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno, ma anche rilasciando oli essenziali che purificano e aromatizzano la stanza”. “Con l’acquisto dell’abete si valorizza un’attività produttiva che dà reddito a un migliaio di piccole aziende agro-forestali in aree marginali creando una economia integrativa a tante famiglie che lavorano nelle Alpi e nell’Appennino” spiega Antonio Brunori, segretario generale del PEFC Italia. Come? “Gli abeti di origine italiana presenti sul mercato natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni specializzate, cioè da piantagioni, che occupano stagionalmente oltre mille piccole aziende agricole in Italia. C’è poi un importante numero di piante (il restante 10%) che sono vendute senza radici, cioé cimali o punte di abete: queste derivano dalla normale pratica di gestione forestale che prevede interventi colturali di “sfolli” o diradamenti, operazioni indispensabili per lo sviluppo delle foreste più pulite e più fruibili”, rende noto il PEFC Italia. “Con queste piantagioni arboree e con queste operazioni selvicolturali si contribuisce a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline e a contrastare l’erosione e gli incendi, perché gli abeti sono generalmente coltivati soprattutto in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono”.
…Altre indicazioni per la scelta dell’albero giusto arrivano dal Pefc: “È importante fare attenzione al tagliando che troviamo sull’albero o sul cimale: fra le informazioni riportate in etichetta deve esserci indicata la provenienza da coltivazioni specializzate, che ricordiamo garantisce un buon indotto e la valorizzazione per le zone marginali dove vengono coltivati; la nazionalità, che garantisce, nel caso dell’utilizzo della pianta per il rimboschimento, che non ci sia mescolanza genetica tra le specie autoctone e quelle provenienti dall’estero; l’età dell’albero, più è giovane e più è piccolo, maggiori sono le probabilità di sopravvivere, anche per un miglior rapporto tra quantità di chioma e di radici.”
Buon acquisto!… E per decorarlo?
Meglio sarebbe, secondo la Coldiretti, tornare alle origini anche per quanto riguarda l’allestimento del nostro albero: decorarlo come facevano nella Germania del VII secolo, dove gli abitanti addobbavano le querce con pietre colorate, sostituite in seguito con ghirlande, nastrini e frutti colorati per non appesantire troppo i rami o rischiare di danneggiare l’albero. In questo modo vince l’ambiente, ma anche la creatività.
Ad esempio, luci e palline possono essere sostituite con mele rosse, verdi e gialle, ma anche con mandarini, limoni e arance, oppure collanine fatte con pasta, frutta secca, oppure statuine e formine fatte con il pane, con la pasta frolla per i biscotti o il marzapane: un modo più economico per decorare l’albero e renderlo anche goloso.