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L’album, ovvero l'ultima (?) tappa delle cronache da un matrimonio

Creato il 13 aprile 2014 da Taccodieci @Taccodieci
Il fotografo ci aveva anticipato che avremmo dovuto parlare con la sua assistente per comporre l’album del matrimonio. FF ed io ci sentivamo piuttosto fieri di essere già riusciti a selezionare, in tutta autonomia, un centocinquanta foto tra i quasi mille provini che il fotografo ci aveva consegnato. Pensavamo di aver già smaltito il grosso del lavoro.
- Ah, voi siete gli Sposi Sfortunati? Ciao!
- In che senso “sfortunati”?
- Beh, tutta quella pioggia… Poveretti.
L’assistente non ci accoglie certo nel migliore dei modi.Insomma, ha diluviato per ogni istante del giorno del nostro matrimonio, ma da qui ad essere gli Innamorati Sventurati degli Hunger Games ce ne passa. Voglio dire: era solo pioggia, mica ebola liquido quello che cadeva dal cielo.
- Vediamo un po’ quali fotografie avete selezionato tra i provini. E’ meglio sempre guardarle assieme a me, perché voi avete una percezione del vostro matrimonio, ma l’album deve avere una storia e sicuramente avete dimenticato delle parti importanti della vostra storia.
- Cioè?
- Cioè io ne ho fatti non so più quanti di album matrimoniali e ho visto sposi dimenticare foto delle promesse o (ahahah) dello scambio delle fedi. Sono errori che poi si pagano.
Detto questo inizia a sfogliare le foto che abbiamo selezionato senza dire una parola. Divide le foto in mucchietti per noi privi di senso.Scorse le foto che avevamo selezionato inizia a scorrere i provini che avevamo scartato e impila anche questi in mucchietti. Come a dire che tutto il lavoro di cernita che avevamo fatto FF e io e che ci era costato una intera giornata di lavoro era stato del tutto inutile.
Si mette poi a guardare con occhio critico le foto dei gruppi. Prende dal mucchio due foto perfettamente identiche di tutto il gruppo di invitati, nell’immagine grandi quanto elicobacter senza microscopio.
- Perché avete scelto questa e non questa?
- Perché sono due foto identiche. Non è che ne abbiamo scelta una piuttosto dell’altra, ne abbiamo presa una a caso.
- Sbagliato. In questa hai gli occhi chiusi.
- E come fa a dirlo?
Mi porge un lentino. Io scruto la foto, ma i miei occhi mi sembrano perfettamente identici in entrambe le foto, ovvero del tutto indistinguibili rispetto al resto tanto sono stata inquadrata da distante.
Nel frattempo lei prende un paio di miei primi piani in mano.Ora, già di mio non sono particolarmente fotogenica, nel giorno del mio matrimonio avevo una particolare propensione per lo sguardo da triglia, uno sguardo particolarmente ebete e vuoto. E nelle foto in cui non somiglio a un cetaceo ho una pappagorgia che in realtà (ci tengo a sottolineare) non ho!
- Inseriamo anche queste. Anzi, questa la farei seppia come prima foto dell’album: è così bella.
- Non mi piacciono, le avevo scartate.
- Ma ci sono così pochi primi piani di te… Sei sicura?
- Sì, sono sicura.
- Cos’è che non ti piace di queste foto?
- L’espressione che ho: è da triglia.
- Non dire stupidaggini, sono bellissime e io le inserirei.
- Io dico che ho la faccia da triglia e non voglio pensare “guarda che faccia da triglia che avevo” ogni volta che aprirò l’album del nostro matrimonio.
Mentre pronuncio la parola “nostro” indico con un gesto della mano FF e me, che non pensi mai che il matrimonio sia anche un po’ il suo.
Prende da un mucchio di foto che avevamo selezionato e che lei aveva messo in disparte (ora immagino che quello fosse il mucchio “oddiocheschifo”) un’immagine di mio zio.
- E questo chi è?
- Mio zio.
- E’ uno zio a cui tieni molto o uno zio a cui tieni così e così?
- E mio zio!
- Che cosa ti significa questa foto?
- Questo è lo zio che mi ha accompagnata in chiesa. Questa foto mi significa che lui era così orgoglioso del ruolo di accompagnatore che aveva che a metà funzione è uscito dalla chiesa per andare a recuperare l’auto ed è rimasto per la seconda mezza funzione impalato accanto all’auto sotto il diluvio senza ombrello.
- E’ una cosa che ti piacerebbe ricordare del tuo matrimonio? Pensaci bene.
- Sì!
Passiamo alle foto dei tavoli e ci accorgiamo che ne mancano. I tavoli dei parenti ci sono, ma quelli degli amici non tutti.
- Mancano tavoli.
- In che senso mancano tavoli?
- Mancano dei tavoli di amici.
- Non è possibile. Perché mancano tavoli?
- Penso che lo sappia solo il fotografo perché mancano alcuni tavoli di amici!
A sentire criticare il fotografo l’assistente si irrigidisce e si schiarisce la voce, indispettita (lei, non noi che non abbiamo fotografie di alcuni tavoli di amici).
- Forse non erano tavoli di amici stretti, ma di semplici conoscenti.
A questo punto non mi resta che alzare gli occhi al cielo e supplicare “signore tieme!”.
In un modo o nell’altro riusciamo a venirne fuori. Superiamo come sciatori gaffes che si sarebbero potute tramutare con disinvoltura in risse, lasciamo correre, lasciamo correre e poi lasciamo ancora correre.Il nostro album, comprese le fotografie che l’assistente ha recuperato tra quelle che avevamo scartato per “dare un filo logico alla nostra storia di quel giorno”, alla fine è composto da ben ottanta pagine, contro la cinquantina che FF e io ci eravamo dati come obiettivo. Quando lo realizzo mi viene un moto di stupore che non riesco ahimè a contenere.
- Caspita: ottanta pagine!
- Eh sì, solo ottanta. Considera che un normale album matrimoniale ne contiene in media centoventi. Solo che voi purtroppo siete stati proprio SFORTUATI.
- Cioè ci mancano le foto impostate nel parco? Quella in cui io faccio una ruota, lui mi prende la mano, ci guardiamo negli occhi (come triglie)?
- Eh sì, vi manca tutta quella parte.
- Ma che terribile sfortuna
Tra viaggio di nozze e il ritorno ad una vita multitasking ma normale, avevo dimenticato quanto tutto quello che riguardi l’organizzazione di un matrimonio possa far venire voglia di spaccare qualcosa.O qualcuno.

La Redazione

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