Una recente ricerca realizzata dall’Università di Helsinki su un campione di topi femmina ha mostrato come l’esposizione all’alcool durante le prime settimane di gravidanza – periodo in cui molte future mamme ancora non sanno di essere incinte – possa provocare danni di carattere permanente al bambino. In particolare, sono stati riscontrati nei feti alcuni sintomi della sindrome alcolica fetale, come la bassa crescita e iperattività.
Durante lo studio i ricercatori finlandesi si sono serviti di n gruppo di topolini femmina, nelle prime fasi della gravidanza, a cui è stato fatto ingerire dell’alcol; al termine della gravidanza sono stati riscontrati nei topolini i sintomi propri della sindrome alcolica fetale. A partire da questi risultati, si è ipotizzato che lo stesso possa accadere per le donne incinte allo stesso modo negli esseri umani, arrivando a sostenere che bere alcolici già nelle prime 3-6 settimane di gravidanza potrebbe modificare in modo permanente la funzione di alcuni geni legati al cervello del nascituro.
Le primissime settimane di vita del bambino infatti sono molto importanti, perché in tale periodo inizia ad attivarsi il processo di divisione e differenziazione cellulare. Secondo gli studiosi finlandesi l’alcol contenuto in cocktail o altre bevande potrebbe interferire con l’epigenoma di ciascuna cellula, arrivando a nuocere la normale funzione dei geni.
Infine, la ricerca dell’Università di Helsinki ha cercato di scoprire anche tali mutamenti sono temporanei oppure di carattere permanente. Studiando soprattutto l’area cerebrale dell’ippocampo, importantissima per lo sviluppo della memoria e per l’apprendimento e che è molto sensibile alle conseguenze dell’alcol, gli studiosi hanno riscontrato che i cambiamenti indotti da questa sostanza sono rimasti invariati anche quando la prole è cresciuta.
Fonte: AGI