Roma capitale delle mafie. Non solo quelle italiane ma anche quelle estere, tutte presenti all’appello: dalla nigeriana alla sudamericana, dalla romena all’albanese. Tutte insieme appassionatamente, vivendo in una sorta di equilibrio trovato. La direzione distrettuale antimafia ha fotografato il nuovo modus operandi delle mafie presenti sul territorio e lancia due allarmi: il Lazio attira sempre più per quanto riguarda il riciclaggio dei capitali illeciti mentre Roma è un «mercato ideale» per la criminalità organizzata in quanto città tranquilla dove «c’è posto per tutti».
A gettare acqua sul fuoco, però, è il coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e del Lazio, Giancarlo Capaldo che in serata sottolinea come non ci sia «nessun allarme» ma soltanto «un grande controllo ed una attenzione costanti nei confronti della criminalità organizzata da parte della magistratura e delle forze dell’ordine». Lo segue il prefetto della Capitale Giuseppe Pecoraro che assicura: «le organizzazioni criminali non controllano il territorio della capitale». Parla di «situazione sotto controllo» anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno aggiungendo che «le dichiarazioni del sostituto procuratore Antimafia, Diana De Martino, sono decisamente enfatizzate».
È proprio il sostituto procuratore antimafia Diana De Martino a fare il punto della situazione durante la seduta della commissione Sicurezza e criminalità della Regione Lazio: «Roma è il centro degli interessi economici – ha spiegato – un mercato ideale per investire i capitale illeciti per il semplice motivo che c’è posto per tutti, ovvero non esiste interesse da parte dei diversi clan a contendersi il territorio. Il riciclaggio non avviene più attraverso i soliti canali ma grazie sia ad appalti pubblici sia ad imprenditori collusi che reinvestono i capitali illeciti in attività commerciali o in immobili di pregio». Per questo il tessuto imprenditoriale della capitale e del litorale laziale è «troppo allettante» soprattutto perchè facile da controllare senza ricorso alla violenza: basta soltanto evocarla.
È il caso di Rosaria Schiavone, nipote del boss dei Casalesi soprannominato Sandokan, che aveva creato una minicellula per controllare le attività commerciali nella zona di Cisterna di Latina e San Felice Circeo intimidendo la gente dicendo di essere della famiglia Schiavone. Dal gennaio 2010 sono stati 274 i procedimenti di competenza della Dda di Roma aperti: le misure cautelari per il reato di associazione di stampo mafioso sono state sette mentre per il traffico di stupefacenti 74. «Nella città di Roma negli ultimi mesi – ha commentato il presidente della commissione Sicurezza della Regione Lazio Filiberto Zaratti – si sono registrati numerosi episodi di violenza di chiara matrice criminale: omicidi, tentati omicidi, incedi dolosi, gambizzazioni, regolamenti di conti». A destare preoccupazione è soprattutto la convivenza delle diverse mafie nel territorio della capitale e del Lazio: dalla criminalità nigeriana impegnata nel traffico di stupefacenti a quelle romena ed albanese molto attive nella prostituzione e nei reati predatori: «Nel Lazio c’è compresenza di organizzazioni criminali straniere – ha sottolineato il sostituto procuratore De Martino – che hanno trovato un equilibrio con quella locale romana che si occupa prevalentemente di usura».
Il Messaggero