Come forse sai, insieme ad Alle stiamo seguendo con un programma di allenamento mentale una campionessa di tiro con l’arco.
Prima di condividere con te l’esperienza di cui voglio parlarti oggi, lascia che ti presenti Monica, la nostra campionessa, in due righe. Monica nel 2009 si è diplomata Campionessa del Mondo di tiro con l’arco istintivo, specialità in cui ha anche vinto per tre anni consecutivi il titolo italiano!
Da circa un anno Monica ha deciso però che l’arco istintivo non faceva più per lei :) e ha voluto cimentarsi in una nuova sfida scegliendo una disciplina differente, l’arco nudo.
Non sono un tecnico di tiro con l’arco e quindi non sono in grado di spiegarti nel dettaglio la differenza fra le due discipline, per darti un’idea di quanto siano però diverse le specialità, ti basta sapere che cambia in maniera importante sia l’attrezzo (l’arco) che la tecnica di tiro.
Durante questa fase di cambiamento, qualche mese fa, Monica ci contatta per supportarla anche dal punto di vista mentale in questa nuova sfida. Monica è un’atleta speciale, con una gran forza e determinazione e la capacità di affrontare sfide e difficoltà che caratterizza i grandi campioni… e lei non fa eccezione :)
Nell’ultimo periodo le sensazioni al tiro sono migliorate e così anche i punteggi, ma il giudice ultimo resta sempre il campo e questo fine settimana siamo andati a Finale Ligure per affrontare i campionati italiani 3D, gara che può essere considerata quella di chiusura per la stagione outdoor.
Il 3D consiste nel tirare a delle sagome di animali poste a distanze variabili (non conosciute agli atleti, che perciò le devono valutare facendo affidamento solo sulla loro abilità) e a dislivelli variabili (si può cioè dover tirare a sagome poste in salita, in piano o in discesa). I punteggi che si possono conseguire in funzione della precisione del tiro sono: 11, 10, 8 (questi tre contrassegnati da un perimetro ben specifico) e 5 (che si ottiene colpendo l’animale).
Per avere un’idea del livello dei campionati italiani 3D, basti pensare che a livello femminile l’Italia era la nazione con il maggior numero di atlete (ben 3) presenti agli ultimi mondiali tenutisi in Austria.
La gara era così organizzata, nella giornata del sabato, le atlete che avevano ottenuto il punteggio necessario per qualificarsi ai campionati italiani tiravano 40 frecce su 40 differenti piazzole (sagome posizionate in posti diversi all’interno di un bosco). La domenica mattina, gli atleti che nella giornata di sabato avevano conseguito i migliori 8 punteggi, si sono affrontati nei quarti di finale tirando 6 frecce su 6 piazzole, questa volta poste sulla sabbia in riva al mare. La domenica pomeriggio, i migliori 4 atleti della mattinata, hanno dato vita a semifinali (4 frecce) e finali (4 frecce) per l’assegnazione del titolo nazionale.
Lo so, il contesto all’interno del quale si è svolta la manifestazione era duro ed impervio, ma come sai il nostro lavoro comporta sacrificio e fatica, come già dicevo qualche tempo fa… qualcuno lo deve pur fare :)
Scherzi a parte ti starai chiedendo a questo punto come è andata la gara! Te la faccio breve, al termine della prima giornata non abbiamo tirato benissimo, un po’ di problemi con le distanze, soprattutto nelle prime 20 piazzole, ci hanno relegato al 7° posto, ancora nulla di straordinario, ma più che sufficiente per passare alla giornata della domenica (anche perché al termine di ogni passaggio di qualificazione i punteggi vengono riazzerati). La domenica mattina Monica è in grande spolvero, tira benissimo, e chiude con il punteggio di 57 (su 66) che le vale la qualificazione alle semifinali come prima (che significa affrontare in uno scontro ad eliminazione diretta la quarta). Le premesse per le semifinali sono ottime, anche perché all’ultima freccia Monica si trova vis a vis con una delle difficoltà su cui abbiamo lavorato insieme, ma la affronta da par suo e segna un otto, è primo posto!
Nelle semifinali succede quello che non ti aspetti, ma che nello sport a volte succede: Monica tira discretamente bene totalizza un 37 (su 44), ma la sua avversaria tira con una precisione e una costanza che non aveva ancora trovato durante tutta la gara e ci batte con un 40 che le vale la finale per l’oro; noi con l’amaro in bocca ci prepariamo per la finale terzo e quarto posto.
Forse esagero, ma queste ultime 4 frecce sembrano essere state scritte da uno sceneggiatore. Dopo 3 frecce Monica è sotto di 4 punti e l’ultima piazzola è un cervo (o qualcosa di simile :)) a non meno di 20 metri (che significa un bersaglio difficile). Con un 8 Luciana (la nostra avversaria che tira per prima) ha la medaglia di bronzo in tasca. Luciana tira e fa un 5! Monica è ancora in gara, se manca il bersaglio, fa un 5 o un 8, perde, se fa 10 o 11 vince, anche se fare 10 o 11 con quel bersaglio è veramente impresa da grandi campioni. Ma adesso i conti non servono, serve tirare al meglio e poi vedere che succede, tocca a lei, si prepara e fa la sua routine, mira, tira e… dalla nostra posizione non si vede bene, sembra un 10, ma è veramente vicino all’8… è sicuramente un gran tiro, ma per vincere serve il 10.
Allora le atlete e l’arbitro vanno a vedere le frecce e… Monica fa un 10!!!!! Peccato non basti, perché Luciana, che tutti erano convinti (lei compreso :)) avesse fatto un 5, ha in realtà totalizzato un 8 “di riga”, come si dice in gergo, che significa che la sua freccia toccava per qualche millimetro la riga degli 8 punti, quei millimetri che le sono valsi la medaglia d’argento. Complimenti Luciana!
Questo è stato l’andamento della gara, duro da digerire (ancora più duro se pensi che l’atleta che ci ha battuto in semifinale in finale ha totalizzato 18 su 44), ma credo di grande insegnamento.
Prima di lasciarti voglio perciò trascrivere alcune riflessioni che ho fatto nel viaggio di ritorno in macchina da solo verso casa. Passata l’amarezza ho voluto subito ragionare su quanto accaduto, in modo da fissare le idee a caldo.
Le domande che mi sono fatto sono le stesse domande che mi faccio spesso quando vivo un momento particolare e che mi fa piacere condividere con te nella speranza che possano avere per te la stessa utilità che tutte le volte hanno per me:
- Cosa imparo da questo?
- Cosa c’è di buono in questo?
- Perché tutto questo mi renderà più forte la prossima volta?
Sono le stesse domande che ci faremo con Monica la prossima volta che ci vedremo per lavorare insieme.
Le risposte a queste domande sono state veramente tante, ma fra le cose più importanti che ho imparato e consapevolizzato nel lavoro fatto insieme con Monica ho queste, credo di lavorare con un’atleta speciale, che sta lavorando in maniera speciale. Credo che il momento difficile sia alle spalle e che Monica sia pronta per ripetere in questa nuova specialità i grandi risultati che ha conseguito nell’arco istintivo.
Perdere non mi piace! Amo lo sport e gli insegnamenti che tutte le volte impartisce.
Sono veramente grato per tutto questo e sono un privilegiato, non mi stancherò mai di ripeterlo.
Grazie mille Monica per queste due giornate! Complimenti campionessa per quello che stai facendo e per come lo stai facendo!
Alla prossima.
Di Pasquale Acampora