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L’allenatore secondo Djordjevic

Creato il 21 aprile 2012 da Basketcaffe @basketcaffe
djordjevic

Sul fatto che non sia un uomo comune lo dimostra l’incredibile tripla sfoderata il 16 aprile 1992 quando vinse l’Eurolega, allora Coppa Campioni. Aleksandar “Sasha” Djordjevic si può riassumere tutto in quel tiro preso con incredibile coraggio misto ad un talento, donatogli da madre natura, veramente pazzesco. Una carriera da numero uno in Europa che però non gli ha permesso di giocare ad alti livelli negli Stati Uniti.

Grandissime capacità di lettura nel pick n’ roll, vero e proprio maestro, ma più in generale una stupenda visione del campo che gli permetteva passaggi incredibili e soluzioni quasi sempre adattate in base al movimento della difesa. In più tiro da tre punti, arresto e tiro dal palleggio e penetrazioni in area che nonostante una presenza fisica non così incredibile gli permetteva di essere efficace come pochi. Dopo aver vinto tutto quello che si poteva, in numerosi campionati, dalla Jugoslavia alla Spagna, fino alle competizioni con la sua nazionale, senza il patentino, viene assunto come allenatore dell’Olimpia Milano prima e ora è l’head coach della Benetton Treviso.

L’allenatore secondo Djordjevic
Vedere Djordjevic durante una gara è come guardare una partita a sé stante dove l’allenatore nato a Belgrado dà il meglio. Urla, salta, sbraita, si dimena, si arrabbia, protesta, incoraggia con un’incredibile passione, ma non è solo questo anzi applica un sistema di gioco basato sulle abilità dei singoli che possono variare gli schemi offensivi con molta libertà. Ha un modo molto personale di leggere la partita effettuando ad esempio, nei finale punto a punto, cambi in stile football americano alternando giocatori più adatti a difendere come De Nicolao e Ortner ad altri come Becirovic e Goree molto più abili a costruirsi tiri. Difficile che pecchi nella lettura del finale utilizzando la filosofia del “abbiamo il destino nelle nostre mani”.

Djordjevic è stato un grande giocatore e un buon allenatore con ancora margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista caratteriale; il suo rapporto con gli arbitri è da sempre “difficile” come ha dimostrato anche l’espulsione nel finale contro Roma (piuttosto severa a dire il vero). Se riuscirà a trovare un sistema di gioco adatto al suo modo di pensare potrà fare bene in qualunque squadra anche in quelle che lottano per una posizione di vertice.


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