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L'alluvione del 2000

Da Pim

L'alluvione del 2000 Il Po veniva giù largo, schiumante, inarrestabile. A Torino cresceva di venti centimetri l’ora, sfiorando le arcate di sostegno dei ponti. Da quello della Gran Madre si sporgeva una folla incredibile di spettatori con l’ombrello che neanche fosse un film. Alcuni scendevano di sotto, fin sull’orlo del fiume, a fotografare lo spettacolo cattivo che avevano sotto gli occhi. L’acqua rimontava i lampioni con la stessa velocità con cui la pioggia precipitava dal cielo senza fermarsi. In cima ai Murazzi c'era la postazione Rai, i cronisti con le galosce, l’impermeabile grondante, e intorno un altro nugolo di curiosi.

A San Mauro il Po era arrivato in centro, mezzo metro oltre gli argini, accomodandosi nelle vie del paese, invadendo il Ponte Vecchio e quello Nuovo. Ricordo la gente con le pale, i negozi come spelonche invase dalla poltiglia, i tavoli dei bar accatastati. Nella piana di Settimo si era impadronito dei campi creando una specie di gigantesco lago sporco, dai colori putridi. Cascina Isola, Mezzi Po, Brandizzo. Camminava lento, possente, facendo vortici, portando con sé tronchi, cespugli, immondizia, scarpe, oggetti della vita quotidiana che fino a quel momento l’avevano circondato. La statale 590 della Val Cerrina era sparita per ampi tratti, la terra rigonfia, gli alberi abbattuti, marciume in mezzo alla strada; anche qui si spalava il fango prima che diventasse cemento. Per raggiungere Chivasso occorreva un lungo giro fino a Chieri. E a Chivasso il ponte, all’improvviso, non c’era più…


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