I nomi di queste donne sono veri, le storie appiccicate addosso sono frutto della mia immaginazione, che ha tentato invano di addolcire il ricordo crudele della loro scomparsa prematura. Fanno parte della lista delle 146 vittime riconosciute che persero la vita il 25 marzo 1911, nell’incendio della fabbrica Triangle a New York. A che serve ricordare queste operaie proprio l’8 marzo, nel giorno della Festa della Donna?
Perché il Giorno della Mimosa resti soprattutto il Giorno della Memoria ed è questo uno dei motivi per cui è stata istituita la Giornata Internazionale della Donna. Noi forse lo dimentichiamo quando tutto si frantuma nel becero business, nella mortificazione del significato autentico di quel fiore, nell’euforia di una notte che dà un calcio in culo alla memoria per uno streap mascolino, in cui il kitch di un corpo nudo soppianta l’anima dell’essere umano.
No, c’è un altro 8 marzo e noi vogliamo che sia così. Perciò, quando offrirete un mazzetto di mimose alla vostra donna, accompagnatelo con un abbraccio intenso e prolungato. Restituite alla vostra fidanzata, a vostra moglie, alla vostra compagna, alla vostra donna, quel sogno che è stato strappato via a tutte le vittime della fabbrica Triangle.
Il mio 8 marzo sarà diverso dal solito: sosterò fuori una fabbrica e aspetterò all’uscita tutte le donne operaie. E sarà lì mezzo, che giusto un secolo dopo, cercherò il tuo volto. Cara Lizzie Adler, adesso sei una stella che brilla in cielo, ma io ti aspetterò come un secolo fa ha fatto il tuo fidanzato. Ti restuiterò i tuoi 24 anni perduti, attraverso quella carezza che mai ti arrivò, sperando che il mio mazzetto di mimose riscatti la memoria dalla banalità, senza farmi sentire escluso dal diritto di riflettere.