Cantautori italiani. L’anno nuovo è arrivato anche per gli appassionati di musica d’autore indipendente. E, visto l’inizio, non si prospetta affatto male: sono almeno tre gli appuntamenti musicali che, tra gennaio e febbraio, stanno animando l’entusiasmo dei seguaci del genere. Il 28 gennaio, l’ora ancora non si sa ma speriamo presto, uscirà su etichetta RCA/Sony Music il nuovo album di Dente, intitolato Almanacco del giorno prima. E forse, per l’artista fidentino, questa è proprio l’occasione per venir fuori dalla nicchia (ma che cos’è una nicchia? chiedeva Dente nel 2012 a un’anonima intervistatrice, senza ottenere risposta): con la conquista di una casa discografica non più così indipendente e con la partecipazione a Quelli che il calcio del 12 gennaio, Dente sembra aver ufficialmente compiuto il primo passo verso il pop apprezzato dalle masse. Eppure, dopo l’ascolto di Invece tu, il singolo che anticipa il disco, l’impressione è quella che il solito Dente sia ancora lì, anche se in un altro tempo e un altro luogo. Sarà che la canzone è stata “scritta, arrangiata e registrata come si faceva una volta”?
Anche per il gruppo folk-punk The Zen Circus è arrivata l’ora di aggiungere un nuovo punto alla lista, il sesto. Viva è il titolo del singolo che anticipa Canzoni contro la natura, in uscita il 21 gennaio. Dopo i successi di Andate tutti affanculo e Nati per subire, gli Zen tornano con il cinismo bieco e posato che sembra non aver mai smesso di accompagnarli, portando avanti, almeno a prima vista, gli stessi temi degli ultimi due album: l’analisi di una società dai contorni labili che lotta per non scomparire, la rabbia verso chi, da questo sistema, si è lasciato corrompere, con una parentesi immancabile sul punto di vista dei nuovi e vecchi giovani. L’attesa è snervante.
Infine, ultimo a venir fuori ma importante uguale, il 4 febbraio uscirà Vol. 3: Il cammino di Santiago in Taxi, il nuovo prodotto di Brunori Sas, cantautore cosentino, classe ’77. Anche in questo caso lo anticipa un’anteprima: si intitola Kurt Cobain e sembra proprio rappresenti un’inversione di rotta rispetto ai lavori precedenti. Più ricercata, più ragionata, forse anche un po’ più moralizzante rispetto ai rabbiosi canti di umanità degli scorsi volumi: un’umanità spesso smarrita, innamorata, in cerca di qualcosa.
Questo inizio anno, quindi, sembra lasciare ben poco spazio ai soliti Ligabue e Vasco Rossi, che dell’autentico cantautorato non rispecchiano più nulla. Una ventata di aria fresca sta per travolgerci tutti: la speranza è che possa portare qualcosa di bello da farci prendere al volo.